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E L I A S

Elias? Elias, svegliati.

La voce di Ophelia era come miele su ferite aperte, una carezza degna solo del più buono fra i bambini. Nel mio lungo sonno, la sentii più volte chiamare il mio nome o stringere la mia mano.

Lo sapevo, era tutto nella mia mente, ma non mi importava: in fondo, se quello era il massimo che potevo meritarmi, andava bene così.
Avrei amato Ophelia solo nei miei sogni, così come era sempre stato.

Lei, dolce guerriera, mi aveva rubato il cuore e stregato l'anima con le più potenti delle magie: l'amore. Un sentimento importante, soprattutto per uno del mio genere, che poteva dire di conoscerlo una sola volta nella vita.
Io ero felice che la mia fosse proprio Ophelia e non avrei mai rifiutato quella scelta, qualsiasi sarebbe stato il destino.
Solo, una mattina, qualcosa vacillò.

Elias? Si sta svegliando?

Due dita leggere si posarono sul mio polso mentre un profumo di fiori inebriò il mio sogno. Era odore di casa e di stare bene, e quindi pensai subito ad Ophelia.
Era venuta per me? Era rimasta per tutto quel tempo al mio fianco, vegliandomi?
Quella fu la promessa che mi diede la forza di riaprire gli occhi.

«Ophelia?» Chiamai, come primo vagito alla vita. I miei occhi non si abituarono subito alla luce persistente nella stanza, ma sentii subito il forte rumore di uccellini cinguettanti nei dintorni.
Quasi per screzio, mi ritrovai a pensare di essere finito in un bosco: ma non aveva senso, giusto?

«Elias,» chiamò ancora la voce e, questa volta, fu chiaro l'inganno.
Due occhi color caramello comparvero al centro della mia vista e, per quanto accompagnati da un sorriso commosso, per me, vederli fu peggio di un incubo.
Capelli lunghi e biondi, viso famigliare - troppo famigliare.

«Violet?» Sussurrai, senza fiato.
La ragazza sorrise di gusto, sedendosi più comodamente sul letto di piume che, con orrore, si rivelò essere quello della mia infanzia nel clan.
No, non poteva essere vero. Non poteva.

Spaesato, mi guardai intorno, riconoscendo le pareti di tenda e il focolare sul centro. Poco fuori dall'apertura lasciata come porta, riconobbi chiaramente il bosco.
Ero tornato a casa.

«Cosa? Come?» Fiatai, sconvolto. Come era stato possibile?
«Lascia che la tua mente comprenda la verità: non ti imporre,» consigliò Violet, non lasciandosi perdere l'occasione di deridermi: «sono felice di rivederti, fratellone

Mi passai le mani sul viso, cercando di ricordare, e, quando provai a mettermi seduto, un forte dolore al dorso risultò un abile promemoria.
Adam, la casa di Ophelia, la ferita.
Ero quasi morto.

«I tuoi amici sono stati piuttosto diligenti,» commentò Violent, saccente: «e mi duole dirlo, ma fortuna che eri con un cacciatore: per lo meno, aveva conoscenze su una strega guaritrice nei dintorni, altrimenti non avresti vinto la notte.»

«Uriah?» Chiesi, e Violet annuì.

«Lui e la sua sposa sono con gli altri, ora: siamo stati costretti ad interrogarli per sapere come fossero andati gli eventi, ma siamo stati gentili. In fondo, ti hanno riportato vivo.»

Ero stato io a parlare ad Uriah del mio villaggio.
Lui sapeva dove trovarlo, nel caso mi fosse capitato qualcosa e Ophelia fosse dovuta scappare: sapevo con certezza che, in ogni caso, il mio popolo li avrebbe protetti - se non per avermi rivisto vivo, almeno per il mio ricordo.

«Stanno bene? Tutti loro?»
Violet alzò un sopracciglio, capendo bene che il mio interesse andava oltre alla coppia di umani ma che stavo parlando di Ophelia. Sicuramente, doveva essere piaciuta: ne ero certo. Ma, se così era, perché gli occhi di mia sorella erano tanto spenti?

«Stanno bene,» confermò: «non ti preoccupare.»
Era una scusa a cui io non crebbi.

«Violet, cosa è successo?»
Nella mia mente, già mi preparavo al peggio e, con il cuore già spezzato, non era per niente facile.
La bionda abbassò il capo, traballante, e iniziò a giocare con le dita. «Noi le abbiamo detto che poteva restare.»

Poteva restare.
«Ophelia,» dissi, e in quel nome ancorai tutte le mie speranze: «dov'è Ophelia, Violet?»

La ragazza sospirò calma prima di frugarsi nelle tasche e porgermi un biglietto spiegazzato. Quando parlò, si impose di guardarmi negli occhi. «Ha deciso di andarsene.»

Ophelia | il cacciatore di stregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora