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Emily mi invitò ad un picnic in giardino, favorita dalla bella giornata di sole.

Per quanto potesse sorprendere, accettai subito. Sapevo di non aver nulla da nascondere e, dopo aver messo in chiaro la mia posizione, mi sentivo libera di rivolgermi ai presenti come meglio credevo.
Semplicemente, provavo a vedere come dei semplici conoscenti di passaggio: persone che, davvero molto presto, avrei lasciato andare.

«Vuole altro tè, signorina?»
Dora mi sorrise, riempiendo la mia tazza. Perplessa, accettai, non potendo fare a meno di notare come Elias non si stesse nascondendo alla donna o alla servitù.

Io ed Emily eravamo sedute su leggero telo da prato e mangiavano biscotti al sole mentre i ragazzi, poco lontani, parlavano fra loro e sorridevano.

«Dora è un'illusione.»
Corrugai la fronte, confusa, e mi voltai verso la giovane. «Come?»
Emily mi sorrise dolcemente, mangiando una fragola. «Quelle che vedi non sono persone, Ophelia: i camerieri, le guardie, Dora. Sono illusioni create dalla mente di Elias, dalla sua magia.»

Magia.
Osservai l'anziana Dora porgere ad Uriah un vassoio di stuzzichini: la guardai per bene, non lasciando andare il minimo particolare.
No, continuava a sembrarmi perfetta. Reale.

«Illusioni,» sussurrai, confusa.
«Come dei fantasmi,» concordò: «quando la magia finisce, loro spariscono. È per questo che sembrano così finti. Sono programmati per uno scopo ed è per questo che sopravvivono.»

Quindi, Dora era gentile e lo era perché nata come una cameriera.
L'idea era poco chiara, ma certo aveva un senso.

«Per oggi, credo di aver scoperto abbastanza.»
Emily sorrise, divertita, ed annuì. «Possiamo parlare del tempo, se è ciò che preferite.»

Non era ciò che preferivo.
«Credo non mi abbiate detto da dove provenite.»

«Oh,» sospirò, sorpresa da quella domanda. «Rockport. Casa mia era a Rockport. Perché vi interessa?»
«Perché non ho mai visto nulla.»

Colpita, Emily perse il sorriso. Le mie parole non volevano essere tristi, né portavo rancore: anzi, ero sinceramente interessata - intendo, dal punto di vista conoscitivo.

«Rockport è molto caotica, in realtà, come ogni zona della costa. Ci sono molti borghesi e, soprattutto, molti poveri. Vivono per la strada, spesso ci sono dei bambini e non è facile. La fame può colpire chiunque.»

Non era una descrizione positiva, affatto, ma per me era indifferente. Quella poteva essere la città peggiore del mondo, eppure mi spiaceva non averla visitata: avrei voluto vivere tutto quello sulla mia pelle, viverlo davvero.

«L'altro giorno ho letto un romanzo ambientato in Francia,» ricordai, così: «l'autore diceva che, ogni qual volta si è ritrovato a camminare con una donna sulla spiaggia, se n'è innamorato. È la magia del mare.»
«Magia del mare?» Domandò lei, curiosa.
«Non è stato così con Uriah? Come una magia?»

Solo sentendo il nome dell'amato, gli occhi della ragazza si illuminarono e il suo volto prese colore, persa in un sogno. «Uriah sembrava uno dei tanti, all'inizio, quasi ne detestavo le attenzioni. Però, sin dalla prima parola, qualcosa è cambiato. La sua gentilezza, il suo amore: stare con lui mi fa bene.»

Ma ti ha tradito avrei voluto aggiungere, ma non dissi niente perché sapevo bene che, nel bacio che Uriah mi aveva donato, lui aveva visto Emily.

Ophelia | il cacciatore di stregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora