XII. Il segreto di Lyon

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A chi gli chiedeva quale fosse il segreto del suo successo, Friederich Raymard rispondeva senza esitare che ogni sua fortuna derivava dal sangue freddo che sapeva mantenere in ogni occasione

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A chi gli chiedeva quale fosse il segreto del suo successo, Friederich Raymard rispondeva senza esitare che ogni sua fortuna derivava dal sangue freddo che sapeva mantenere in ogni occasione. Senza di esso non sarebbe sopravvissuto un giorno nelle giungle dell'arcipelago indiano, un dedalo di isole spazzate dal vento e da piogge torrenziali e abitate da feroci popolazioni indigene. Senza la sua freddezza e il suo distacco non sarebbe mai arrivato dove si trovava ora, seduto sulla sua poltrona rivestita di seta, a fumare un buon sigaro e a bere un bicchiere del miglior porto presente sul mercato.
Eppure, mai come quella sera si era sentito inquieto.

"Bene!" si disse, aspirando una nuova boccata di fumo e sistemando meglio le ali contro lo schienale della sedia. "Questo è ciò che ti meriti per esserti affidato a degli incapaci!"

Le labbra bellissime e crudeli si arricciarono a scoprire i denti in un ringhio silenzioso, mentre gli occhi sorvolavano le numerose carte affastellate sulla scrivania senza davvero vederle. Se solo avesse avuto un'alternativa non avrebbe mai tentato di attrarre Robert Seymour nel suo gioco, ma quando era tornato in patria aveva avuto bisogno di un luogo sicuro in cui attendere che le acque si calmassero e Cloud Eden gli era sembrata abbastanza lontana da Londra e dai segugi del Re.
Si era sbagliato.
Lyon Blackraven era arrivato in città senza che nessuno notasse l'Argon all'orizzonte, si era intrufolato nella casa di quell'imbecille del sindaco e non solo gli aveva sottratto la ragazza, ma anche quei permessi che rischiavano di farli finire tutti sul patibolo prima che il suo progetto fosse ultimato.

«Chi lascia dei documenti così compromettenti in giro nel suo studio?» ringhiò tra sé e sé. «Soprattutto dopo che la spia più famosa d'Inghilterra è stata smascherata in casa sua poche ore prima!»

Raymard si trattenne a stento dallo sfogare la sua ira in modo fisico: da quando Blackraven era sfuggito alla cattura aveva sfasciato decine di mobili e i due servi che avevano tentato di calmarlo erano ancora confinati a letto.
"Non adesso" si ripeté. "La violenza non sarebbe di alcuna utilità ora: ma non appena metterò le mani su Messalina, quella sgualdrina si pentirà di aver ceduto alle lusinghe di un bastardo."
Quel pensiero ebbe il benefico effetto di rasserenarlo. Fantasticò qualche istante su quanto avrebbe goduto nel piegare il carattere bizzoso della ragazza, punirla per aver aperto le gambe davanti a un corsaro dell'aria e un senza-ali, quando si era sempre negata a lui.
"Se poi riuscissi anche a catturare Blackraven... Oh, sarebbe magnifico scoparla mentre lui guarda e poi, alla fine, sgozzarlo davanti a lei!"

Quando si rese conto che l'eccitazione rischiava di compromettere l'incontro che aveva di lì a pochi minuti, Raymard si ricompose. Tra tutti i suoi problemi, Messalina era il meno importante e il più facilmente risolvibile dato che a Londra, dove sicuramente l'Argon si era diretta, aveva buoni informatori e un amico a Corte che avrebbe potuto sistemare quella faccenda per lui. Più tardi avrebbe avuto tutto il tempo di pensare a nuovi modi per divertirsi con lei: ora doveva concentrarsi su come rimediare al guaio in cui Robert Seymour l'aveva cacciato.
Lyon Blackraven era l'unico ostacolo che si frapponeva tra lui e una ricchezza che non aveva paragoni nel mondo: se avesse continuato a indagare sarebbe potuto arrivare in Russia e Raymard sarebbe stato costretto ad affrettare i tempi – cosa che, lo sapeva per esperienza, si sarebbe rivelata in definitiva un danno per lui.

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