XIX. Vizi e ricordi

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Smokey aveva scelto apposta la bettola più lurida e affollata che conoscesse, con la segreta speranza che nel vedersi piazzare davanti quel rum imbevibile Ventadour, nobile per nascita, se ne andasse indignato

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Smokey aveva scelto apposta la bettola più lurida e affollata che conoscesse, con la segreta speranza che nel vedersi piazzare davanti quel rum imbevibile Ventadour, nobile per nascita, se ne andasse indignato.
Purtroppo, però, il francese sembrava essere del tutto a suo agio: stravaccato a gambe larghe su uno sgabello di legno di fronte a lei, ingollava il liquore senza una smorfia e aspettava paziente che la donna aprisse bocca. Con un sospiro rassegnato, Smokey estrasse la pipa e gli offrì da accendere.

«No, grazie. Non fumo.»

«Una rarità, tra i lupi di mare» borbottò lei, stringendo tra i denti il bocchino della pipa.

Ventadour annuì con un sorriso:
«Ho altri vizi» ammise, lanciando una lunga occhiata inquisitoria alla cameriera che aveva appena portato da mangiare al tavolo vicino: era un'indigena di rara bellezza che anche Smokey aveva notato.
Ventadour l'afferrò gentilmente per un polso e le chiese, in perfetto bangladesi, altre due pinte di rum; poi abbassò la voce e le sue parole si persero nel cicaleccio del locale. La natura della proposta era però evidente dal rossore che apparve sul viso della servetta, che si affrettò a riempire di nuovo i loro boccali. Nel posizionarli sul tavolo, la sua veste leggera si scoprì un poco sul petto e il francese fu gratificato di un sorriso malizioso.

«Vostra moglie che pensa dei vostri vizi?» domandò Smokey, tamburellando le dita sul tavolo e accennando col capo alla fede d'oro che il francese portava alla mano sinistra.
La cameriera era già scomparsa tra la folla di clienti.

«E chi la vede mai? Son sempre per mare, è difficile che stia nel suo letto più di due notti di fila. Se qualcuno mi puntasse una pistola alla testa e mi chiedesse il colore dei suoi occhi o la grandezza del suo seno sarei un uomo morto. Di donne ne ho tante...»

«Una in ogni porto, come dice la canzone?»

«Quasi. O forse anche di più, chi lo sa, non ricordo mica quante sono state! Voi siete l'unica che mi abbia fatto una certa impressione»

"Sì, come no!" pensò la donna, anche se gli occhi azzurri dell'uomo parevano sinceri.
Capiva perché non avesse difficoltà a trovare un letto caldo in cui dormire quando sbarcava: aveva una risata contagiosa e persuasiva che avrebbe tentato una santa e dava l'impressione di essere un amante generoso, a patto che il rapporto non si prolungasse per più di una notte. Quella sera le sembrava anche più giovane di quando lo aveva visto in catene sul pontile dell'Argon: senza la giacca blu dell'esercito francese – buttata con noncuranza in fondo alla panca per non attirare attenzioni indesiderate – e con i capelli castani molto più lunghi di quanto andasse di moda in Europa, Ventadour le ricordava molto Lyon.

«Non dovreste andare a letto con la cameriera. Non sta bene!» rispose infine, senza saper bene che dire, con un tono bisbetico e moralista che non le apparteneva. Era frastornata per l'agguato e arrabbiata perché la sera era calata e lei non era più vicina di un passo alla soluzione del mistero.
"Ci mancava solo la scocciatura del francese!"

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