XXIX. Kaluaduipa

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Smokey aspirò con nervosismo una boccata di fumo, arrivando quasi a strozzarsi

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Smokey aspirò con nervosismo una boccata di fumo, arrivando quasi a strozzarsi.
Il sole sarebbe tramontato di lì a poco, il cielo si era già tinto degli infuocati colori del tramonto indiano e in poche ore lei e Ventadour, insieme a un piccolo manipolo di uomini scelti, si sarebbero avventurati su Kaluaduipa.
Ammesso che trovassero il modo di toccare vivi le sue sponde, dato che Manik non si era fatto vivo.

«Un penny per i tuoi pensieri»

Quasi lasciò cadere a terra la pipa per la sorpresa: dopo la loro accesa discussione piena di astio e recriminazioni, Lina le aveva parlato solo lo stretto necessario, e solo riguardo all'indagine.

«Sono pensieri confusi» borbottò, tornando ad appoggiarsi contro la ringhiera che circondava il tetto della caserma.
Era un luogo piuttosto frequentato – c'erano sempre cadetti e ufficiali che atterravano o si alzavano in volo – ma era anche uno dei suoi posti preferiti: da lì si poteva abbracciare con lo sguardo tutta la città, sia i quartieri sovraffollati che circondavano il porto e la baia, sia le ville e i palazzi che stavano man mano prendendo il posto della jungla selvaggia.

«È il tempo in cui viviamo a essere confuso e incerto» replicò il maggiore, avvicinandosi. Teneva la giacca grigia della Brigata sottobraccio e le mani rovistavano nelle tasche dei pantaloni, probabilmente alla ricerca del portasigari; aveva ceduto alla calura, slacciando i primi bottoni della camicia bianca e lasciando scoperta una piccola porzione del petto chiaro e macchiato di efelidi. Per la prima volta da quando era tornata a Calcutta, Smokey ebbe l'impressione di avere di nuovo al suo fianco la giovane recluta smaliziata con cui aveva stretto amicizia il primo giorno d'accademia.

«Voglio dire, guarda in che stato versano le colonie!» continuò Paulina. «Un giorno sembra che stiamo per dichiarare guerra all'Indonesia francese e il giorno dopo vengono siglati trattati di pace! La guerra va avanti anche se fra un po' non avremo più truppe e soldi con cui combatterla e il Re che fa? Se ne sta rintanato nella palude che è l'Inghilterra, insieme a tutta la nobiltà del vecchio mondo!»

«La guerra non arriverà mai qui. È l'Africa che vogliono: da quando il Crollo l'ha risparmiata, le sue terre sconfinate sono diventate il sogno di tutti gli imperi.»

«E i thogi e le altre sette? Ne spuntano di nuove come funghi, a Calcutta, a Dehli, nel Bengala... È una guerra anche questa, tu lo sai bene!»

«Se Dio vuole, stanotte questa guerra finirà» mormorò Smokey e l'altra le lanciò una strana occhiata, per metà inquieta e per metà colma di pietoso affetto. 

«Sai che non troverai Harvey, laggiù, vero? Non posso lasciarti andare a Kaluaduipa sapendo che il tuo intento è inseguire un nemico morto da anni!»

«Tu non capisci!»

«Perché non mi fai la cortesia di illuminarmi, allora? Io vorrei capirti, sei ciò su cui mi interrogo da anni, dannazione! In un certo senso me lo devi, Leticia: io non ti ho mai tradito, non ho mai creduto a una sola delle accuse che ti hanno rivolto, eppure tu mi hai abbandonata lo stesso. Non mi hai creduto quando ti dissi che ti amavo – oppure, non so, forse per te non era abbastanza. Questa era la tua casa, la Brigata era la tua famiglia: perché te ne sei andata?»

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