Capitolo 15

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Giorno 13 di crociera - Rodi, Grecia (Lauren's POV)

Stavo correndo per le strade gridando il nome di Sofi da almeno quaranta minuti senza però alcun successo. Sembrava che il mio cuore mi stesse saltando in gola ogni volta che vedevo una piccola bambina con i capelli castano scuro, ma non era mai lei.

La mia testa stava esplodendo. Avevo detto a Camila che avrei trovato sua sorella, ma la verità era che non sapevo nemmeno da dove iniziare. Non si trovava da almeno tre ore e se qualcuno l'avesse davvero presa, c'erano molte probabilità che se ne fossero già andati dall'isola. Tuttavia non potevo permettermi di pensarla in quel modo adesso, sapevo come ci si sentisse a perdere un fratello e per nulla al mondo avrei permesso che Camila passasse la stessa cosa.

Ero nella principale zona turistica e c'erano persone ovunque. Gridavano, ridevano, spingevano per passare. Improvvisamente iniziai a sentire il mio petto appesantirsi e un insopportabile calore si espanse lungo il mio corpo. Tutto intorno a me sembrò muoversi al doppio della velocità e chiudersi su di me. Sapevo che quello fosse l'inizio di un attacco di panico, essere bloccati in grandi folle sembrava essere una delle cose principali che li innescava. Non potevo lasciare che accadesse in quel momento, non c'era tempo affinché io perdessi il controllo. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Avevo bisogno di pensare a qualcosa che mi tranquillizzasse, qualcosa che la mia mente mettesse in salvo prima che l'ansia ne prendesse il controllo. Il sorriso di Camila fu la prima cosa che mi venne in mente, immediatamente seguita dalla sua risata. Inspirai lentamente e feci un altro profondo respiro attraverso il naso. La voce di Camila. Gli occhi di Camila. La sensazione di svegliarsi con il corpo di Camila stretto al mio, il suo caldo respiro che colpiva il mio collo. Ecco fatto, era tutto quello che mi serviva. Inspirai un'ultima volta e con il pensiero della bella cubana ancora impresso nella mia mente, mi forzai a continuare a camminare.

Presi il telefono e caricai la foto che Camila mi aveva mandato il giorno che eravamo in Sicilia e zoommai sul viso di Sofi per avere una visione più chiara. Alzai uno sguardo, proprio in quel momento una coppia mi stava camminando davanti.

- "Scusatemi, avete visto questa bambina?" chiesi avvicinando il telefono verso di loro.

La coppia guardò attentamente la foto per qualche secondo. L'uomo scosse la testa  "Non credo, ci dispiace."

Annuii prima di avanzare velocemente e chiedere ad una donna che stava passando alla mia sinistra.

- "Mi scus..." mi oltrepassò ignorandomi prima che avessi anche solo il tempo di finire.

Cercando di non farmi influenzare, corsi velocemente in avanti fermando una famiglia con dei bambini piccoli che stavano camminando verso la spiaggia.

- "Scusatemi avete visto questa bambina?" chiesi quasi implorando ormai. Mi guardarono inespressivi prima di iniziare a parlare in una lingua sconosciuta che non riconobbi.

- "Questa bambina" dissi indicando la foto sul telefono disperata. La madre forse aveva capito qualcosa di quello che avevo detto perché mi rivolse un sorriso triste e scosse la testa in risposta.

Merda. Il panico stava iniziando a ritornare, stava iniziando a sembrarmi impossibile.

Continuai a chiedere a persone che incontrai per la strada per altri quindici minuti senza alcuna fortuna. Proprio quando stavo per arrendermi e spostarmi in un'altra zona, il mio orecchio colse il familiare suono di un accento americano proprio davanti a me e qualcosa in me decise di raggiungerlo.

- "Mi scusi, mi scusi ha visto questa bambina? È più o meno alta un metro e venti, occhi marroni, cubano-messicana."

La donna guardò la foto, prendendosi un po' più di tempo per studiarla rispetto alla maggior parte delle persone prima di lei. Dopo quella che sembrò un'eternità, finalmente parlò.

Lifeboat Lighthouse (Traduzione Ita Camren)Onde histórias criam vida. Descubra agora