12-Harry e James

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Harry camminava in silenzio non sicuro di come iniziare il suo primo vero discorso da solo con suo padre.
Era da tutta la vita che aspettava di poter parlare con lui di qualsiasi cosa, e in quel momento l'unica che importasse davvero doveva tenersela per sé.
Aveva sempre immaginato come sarebbe stato poter guardare suo padre dritto negli occhi e rivelare ciò che lo spaventava della vita o ciò che lo rendeva felice. Aprirgli il cuore senza vergognarsi di dire qualcosa di sbagliato perché nulla sarebbe stato tale ai suoi occhi.
Aveva sempre pensato che sarebbe stato lui a dovergli insegnare a volare e che cosa fosse il Quidditch, sarebbe dovuto essere presente alla sua prima partita dicendogli di essere fiero essendo del primo anno. Non sarebbe dovuto apparire nello specchio delle Emarb perché non li aveva mai visto prima e sarebbe stato lui al suo fianco quando andava male con una ragazza.
Avrebbe dovuto spiegargli lui la storia dei Malandrini e della mappa, calmando la mamma quando finiva in punizione.
E adesso che gli camminava a fianco non riusciva nemmeno a parlare. Se ne stavano in silenzio spalla contro spalla non sicuro di come cominciare.
Arrivarono casualmente nello stesso posto dove due anni prima Harry aveva consolato Hermione dopo che Ron si fidanzò con Lavanda e si sedettero sull'ultimo scalino.
Entrambi guardavano dritto davanti a sé, un uccellino cinguettò felice poco distante.
Harry prese un bel respiro e cominciò.
<James> questo sembrò risvegliare suo padre che infatti alzò la testa guardandolo. Di nuovo il cuore di Harry prese a far dannatamente male. <Come stai?> gli chiese con un tono che non lasciava trasparire alcuna emozione.
James parve stupito.
<Io.. non lo so Harry> scosse la testa sconfitto. Non sapeva come ma quel ragazzo gli era sempre sembrato familiare e aveva sempre sentito che tra di loro ci fosse un legame ma non sapeva spiegarselo bene. Era strano ma con il tempo si era abituato alla sua presenza.
<Sento che ho sbagliato tutto> confessò alla fine. Nemmeno Sirius sapeva ciò che gli passava per la testa in quel periodo. Tutta colpa di una certa rossa dagli occhi verdi.
<No, non lo hai fatto> replicò il biondo tranquillo. <Lascia che ti racconti una cosa>
Prese un bel respiro cercando di non far tremare la sua voce. <Io conosco Ron e Ginny da molto tempo. Siamo sempre stati amici solo che Ginny aveva una enorme cotta per me tanto che non riusciva nemmeno a stare nella mia stessa stanza. Lei aveva 10 anni e io 11> sorrise tristemente a quei ricordi. Non erano del tutto falsi dopotutto.
Gli mancavano tutti i Weasley che ora, nel suo tempo erano tutti morti perché il castello gli era letteralmente crollato sulla testa come tutti gli altri.
<Io a quel tempo ero stupido e non badavo molto alle ragazze ma lei ha sempre creduto che prima o poi mi sarei accorto di lei. Gli anni passavano ma io credevo solo che lei fosse la piccola sorellina del mio migliore amico e nonostante sapessi della sua cotta pensavo che fosse perché una volta le ho salvato la vita> James non capiva perché Harry gli stesse dicendo questo ma qualcosa dentro di lui lo costrinse ad ascoltare. Avrebbe voluto chiedere in che modo le salvò la vita ma lo sguardo del biondo lo fece tacere.
<Crescemmo e io cominciai a uscire con una ragazza e le "spezzai il cuore" senza saperlo. Pensavo che le fosse passata la sua fissa per me. Così per non soffrire cominciò anche lei a frequentare altri ragazzi. Da entrambe le parti andò male e io passai un brutto momento della mia vita. L'unica che avesse smosso realmente qualcosa in me fu lei che si era innamorata ma stavolta della vera persona che ero e non del suo eroe. Io ero troppo distrutto per accorgermi che anche io ero innamorato> stava raccontando un altra bugia ma doveva farlo. Per il bene di James e di tutti gli altri. Come al solito Harry metteva il dolore degli altri prima del suo. Assorbiva ciò che turbava le persone attorno a lui e se lo teneva per sé.
James lo ascoltava in silenzio e si accorse che il ragazzo che aveva affianco aveva gli occhi lucidi e lo sguardo spento. Un moto di tristezza lo attraversò. Lui si stava liberando di uno dei tanti pesi che avevano preso possesso della sua vita e aveva scelto di condividere un po' del suo dolore con lui. James si sentì onorato di poterlo aiutare. Tutti avevano visto che la sua vita da quando era al castello era fatta solo di sorrisi finti. Sperò solo che per la pozione che Lily e Remus dovevano preparare per lui non ci mettesse troppo a essere conclusa, Harry aveva anche disperato bisogno di dormire.
<I miei genitori morirono e dopo l'inferno con i nostri nonni i genitori di Ron ci accolsero a braccia aperte. Eravamo dei ramoscelli, stanchi e deboli. Io ero ferito e Hermione era come sotto shock ma ci hanno preso come se fossimo figli loro. Io ero come in depressione ma con Ginny mi tirai su e finalmente mi accorsi che quella ragazza mi aveva salvato la vita e che forse sarebbe stato bene che le dicessi che l'amavo. Cazzo è stato il giorno più bello della mia vita la prima volta che l'ho baciata!> si voltò a guardare suo padre con una lacrima solitaria che si faceva spazio sulla sua guancia. James notò che i suoi occhi con la strana luce del tramonto fossero verdi. <Lei non ha mai smesso di lottare per me. Lei mi ha sempre amato e mi ha lasciato il tempo di capire da solo che anche per me era così. James non devi permetterti di arrenderti adesso che ci sei quasi. Lily deve solo capire cosa prova e mettere in ordine le sue emozioni, non rovinare tutto a un passo dalla fine> James capì.
Non era mai stato nell'interno di Harry aprirsi così tanto con lui ma lo aveva fatto lo stesso per fargli capire che doveva andarci piano con la Evans e lasciarle il suo tempo per un po'. Quel ragazzo era fantastico.
<Ma.. p-perché tutto questo? Harry ci conosciamo da a malapena un mese e mi dici tutto questo. Io non capisco>
Ti conosco da molto più che un mese
Era ciò che passava per la testa di Harry in quel momento ma si limitò a stare un po' sulla difensiva.
<James, in questo tempo di guerra non possiamo fare passi falsi con le persone che amiamo. Dobbiamo tenerci stretti gli amici e i cari> non riuscì a continuare. Ma James sembrò essere convinto lo stesso. Allungò un braccio oltre Harry e lo strinse in un abbraccio per fargli capire che lo aveva inteso. Harry scoppiò a piangere in silenzio e strinse James ancora più forte di come aveva fatto con sua madre. Non poteva resistere, troppe emozioni lo stavano uccidendo. Ed essere tranquillamente in pace abbracciato da suo padre era stato troppo. James era spaesato, non pensava che il suo amico avesse iniziato a piangere così come un piccolo bimbo di 4 anni. Lo tirò su in piedi e aspettò che si calmasse un attimo.
<C'è qualcos'altro che vuoi dirmi?> la sua voce era calma.
Vorrei tanto che tu sapessi chi sono io.
Harry per poco non rivelò tutto chi era perché era lì e perché aveva fatto lo stupido bambino di 4 anni quando in realtà ne aveva 18. Aveva la bocca aperta e a giudicare dall'espressione, James aspettava che parlasse ma alla fine sconfitto scosse la testa e abbassò lo sguardo sussurrando un debole <Mi dispiace>
James sospirò e cominciò a camminare in direzione della Sala Comune, Harry subito dietro di lui. Dopotutto il moro era soddisfatto di ciò che era venuto fuori dalla discussione con Harry. Forse sarebbe riuscito a conquistare la bella rossa che faceva tappa fissa nei suoi pensieri da 7 anni.

Il golden trio nel 1977Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora