Capitolo 31: Haven

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Haven

25 Dicembre 2017

Tanti auguri a me. Per i regali che sono stata capace di farmi, senza spendere neanche un euro, per la felicità che ho saputo raggiungere dopo molti alti e bassi, per le tante cose belle vissute, per i momenti mai sprecati.

Anche se non sempre è stato rose e fiori, sono soddisfatta di aver ottenuto ciò che volevo.

E proprio quel risultato, in carne ed ossa, sta scendendo le scale di casa sua, come una principesse nel suo regno di perle.

Oggi poi, è più bella del solito; indossa un vestito rosso, un pellicciotto bianco e un fermaglio del primo colore tra i capelli castani. Sembra una protagonista di un film natalizio. Ma il suo sorriso raggiante cancella ogni mio pensiero razionale.

Si ferma a pochi centimetri da me, e senza dare nell'occhio, afferra la mia mano, stringendola alla sua.

« Buon Natale, Haven. »

La sua voce è un debole sussurro, sopra il chiacchericcio nella casa. Profuma di vaniglia; vorrei dirglielo, ma le parole mi muoiono in gola.

Non sono mai stata molto brava a gestire le cose dopo il sesso, e sopratutto, non in una relazione stabile, come quella che abbiamo appena intrapreso io e lei.

È tutto nuovo, come un libro da scrivere, per cui mi limito a risponderle:

« Buon Natale anche a te, Avalon! »

« Sei pronta per andare? » mi domanda, scrutandomi divertita. Forse ha notato il mio imbarazzo, perchè i suoi occhi sembrano scintillare di una luce maliziosa. In realtà, ho semplicemente la bocca arida, come se non bevessi da giorni.

« Si, andiamo. » con un gesto della mano, saluto i suoi genitori, seduti su un immenso divano bianco in pelle assieme ad altri ospiti che non fanno minimamente caso a noi; l'educazione degli aristocratici...

Suo padre è stato l'unico ad essersi avvicinato per augurarmi buon Natale, poco prima che sua figlia scendesse dalle scale. Sua moglie non si è neanche degnata di alzare il culo dal sofà, per accogliere l'ospite in casa sua. Forse perchè la sottoscritta non ha il portafogli carico di banconote.

L'ho guardata a lungo, per poi accorgermi che ha lo stesso identico profilo di Avalon. Entrambe sempre col naso all'insù, lo sguardo altezzoso e fiero e i capelli lunghi, castani.

Per non parlare della forma degli occhi e delle labbra.

Se solo quella donna sapesse cosa io e sua figlia abbiamo fatto tutto ieri, proprio in questa casa, forse darebbe di matto.

Ed è questo pensiero che mi aiuta a riprendere il controllo di me stessa.

Avalon mi cammina davanti; mi sento cosi poco in confronto a lei. Forse aveva ragione tempo fa, quando diceva che eravamo due poli opposti, che una come me non avrebbe mai potuto avere a che fare con una come lei.

Eppure ci sono finita a letto, e la amo.

Sono cose che nella vita non si possono prevedere.

E non si possono neanche evitare.

Si volta nella mia direzione, ruotando su se stessa e lasciando danzare il suo vestito rosso fuoco. È felice proprio come una bambina. E non riesco a farmi coinvolgere; sono rigida come un'asse di legno. Ma lei non ci fa caso, o semplicemente, vuole solo essere felice.

« Come mai in rosso? Tu non usi mai questo colore. » le domando una volta che siamo uscite fuori dalla sua immensa villa e ci dirigiamo verso il suo autista personale, che ci scorterà non ho ancora capito dove.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora