Capitolo 3: Avalon

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Avalon

1 Novembre 2017

« Avalon! Svegliati! Sono le sette e un quarto! Farai tardi a scuola! »

La voce squillante di mia madre è la prima cosa che sento non appena apro gli occhi.

Stavo sognando, ma non ricordo cosa.

Avete presente quando provate a sforzare la memoria per cercare di ricordare qualcosa?
Ecco, è quello che sto facendo da circa dieci minuti, per poi rendermi conto di essere sul serio in ritardo.

Lavo via i residui di trucco di ieri sera, faccio una doccia veloce e indosso gli abiti che mia madre ha scelto per me.
Non lo fa spesso, ma quando intuisce che farò tardi, apre il mio armadio e tira fuori degli abbinamenti che io non riuscirei a fare neanche a mente lucida.

Oggi è il turno di un cardigan rosa confetto, sopra una maglietta bianca a collo alto. Una gonna lunga fin sopra il ginocchio, di un rosa più delicato, e delle ballerine.

Ha davvero dato il meglio di sé.

Stiro i capelli in pochissimi minuti, soltanto il tempo di dar loro una decenza, e scendo in cucina, dove sulla soglia della porta, mia madre mi aspetta col sacchetto della colazione già pronto.
« Sei in un ritardo mostruoso! Adrian ti accompagnerà fino al cancello. E non far storie, Avalon! »

Mi blocca prima che possa dire altro. Sa quanto detesti essere accompagnata fin sotto scuola. Ma non avrei comunque detto nulla, dato che il suo sguardo truce mi costringe a muovere le gambe e ad andare verso l'auto del nostro autista personale.

Eh già, noi Green possiamo permetterci questo e altro.

Adrian mi sorride e apre lo sportello dell'auto, invitandomi ad entrare.
« Perfetta come al solito, signorina Green! »

Ricambio il sorriso e salgo sui sedili posteriori.
« Grazie mille Adrian. Ti prego, potresti lasciarmi almeno all'angolo? » cerco di utilizzare lo sguardo più dolce che mi riesca.

Ma lui scuote il capo e con la sua solita gentilezza, per cui viene ovviamente pagato, risponde misurato.
« Mi dispiace, sà benissimo che devo eseguire gli ordini di sua madre. »

Sbuffo contrariata.

Beh, certo, siamo tutti ai suoi comandi. Come un piccolo esercito addestrato per farle fare una buona figura davanti a tutta la città.

Arrivo prima del previsto, e dopo aver salutato Adrian, mi accingo a superare i cancelli della scuola con il naso all'insù.

Consapevole di avere tutti gli sguardi addosso, procedo con indifferenza verso l'entrata dell'edificio.

Tutti avranno saputo di ieri sera.
Tutti ora ridono di me perché non ho saputo stare ad uno stupido gioco.

E per quanto possa fingere che la cosa non mi interessi, in realtà vorrei solo prendere a pugni sia Waterby, che quella stupida, imbecille, di Haven Andrews.

Lasciala perdere. Non vedi che è fuori di testa?

Le sue parole continuano a risuonarmi in testa come una cantilena fastidiosa.
Come ha osato darmi della matta? A me ? Come se lei fosse normale.
Il solo fatto di essere donna e di vestire a quel modo la rende tutto, fuorché normale.

E invece di scappare via avrei dovuto risponderle a tono.
Sono stata una stupida, senza coraggio.
È l'unico rimpianto che ho di ieri sera.

Amber compare all'improvviso, come richiamata dai miei pensieri. Sbatte con furia l'anta del mio armadietto e mi impedisce di proseguire verso l'aula.

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