Capitolo 16: Haven

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Haven

3 Dicembre 2017

L'aria è già satura dei profumi natalizi, le vetrine dei negozi sono addobbate, le luci illuminano le strade. È tutto pronto per la festa più bella dell'anno.

Da piccola aspettavo con grande ansia la vigilia di Natale; mio nonno indossava il vestito da Babbo, la barba finta e un paio di occhiali. Arrivava di gran carriera, fingeva una risata e poi distruiva i regali ad una bambina super felice, nelle sue codine rosso fuoco.

Prima di andare via mi scompigliava i capelli e mi faceva l'occhiolino.

Soltanto all'età di otto anni lo riconobbi sul serio. Quando andò via dissi a mia madre ' mamma, ma Babbo Natale è il nonno! '

E lei quanto rise?

Mi manca quella versione di mia madre; spensierata, più giovane, più bella.

È da lei che ho ereditato i capelli rossi, le lentiggini e gli occhi verdi.

Il carattere pessimo, la passione per le donne e per il basket, quelle sono tutta opera di mio padre.

Se sapessero che la loro figlioletta giocatrice di basket, è anche lesbica, mi sbatterebbero fuori di casa, ne sono più che certa.

Questa mattina mi sento più leggera.

Non so a cosa è dovuta questa spensieratezza, in realtà a nulla in particolare, dato che non c'è una singola cosa che vada bene nella mia vita.

Arrivo in cucina, dove mia madre è ai fornelli. Bacon grigliato, uova strapazzate e fette biscottate alla nutella.

Metto un pò di tutto nel piatto e siedo scomposta sulla sedia, infilando una gamba sotto il mio sedere e l'altra penzoloni. Ho bisogno di energie, e dato che oggi è domenica, ne approfitterò per rilassarmi. Questa notte, dopo tanto tempo, ho dormito otto ore di fila, senza nessuna interruzione.

Col risultato che ora, sono abbastanza attiva e pimpante.

Mia madre mi osserva, e solleva un sopracciglio. Non dice nulla, ma so che vorrebbe chiedermi qualcosa. Magari da dove derivi questa mia felicità.

Siamo solo io e lei; mio padre è uscito presto, per andare a fare le sue commissioni da uomo della domenica mattina. Come giocare il biglietto delle scommesse, prendere il caffè al bar e leggere il giornale sportivo seduto tranquillamente nell'angolo più remoto del suo parco preferito.

Riempio un pò di succo all'ace nel mio bicchiere e decido di spezzare questo silenzio.

« Che c'è, mamma? »

Continua a rigirare il bacon nella padella, e con voce monotona mi risponde.

« Nulla. Ti vedo strana. »

Mi verrebbe da ridere. Come se io per lei fossi mai normale.

Decido di ignorarla e continuo ad ingozzarmi come se non ci fosse un domani. E siccome so che le da fastidio quando mi sporco le dita e poi le succhio facendo rumore, ripeto il gesto più di una volta, fino a quando lei non sbotta e alza gli occhi al cielo.

« Haven, porca miseria. Usa i tovaglioli! »

La ignoro, sorrido e poi ripeto il gesto per la terza volta. E lei si arrende. E dato che sono riuscita a farla parlare, decido di andare oltre. Almeno oggi. Poi continuerò a lasciarla in pace.

« Hai sentito Harry, per caso? »

Nel sentire il nome di mio fratello, le sfugge il mestolo dalle mani. Lo recupera velocemente, per poi spegnere il fornello.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora