Capitolo 10: Haven

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Haven

22 Novembre 2017


La notte è fatta per pensare. È fatta per amare, per scoprire. La notte ha tantissime sfumature, dipende dal modo in cui si vuole viverla. Un pò come la vita; crediamo che sia il destino a scrivere la nostra storia, ma alla fine dei conti, non è affatto vero. Ognuno è artefice delle sue scelte, delle sue azioni.

E sono quei momenti dove ci si domanda ' e se fosse andata cosi ' o ancora ' se avessi scelto quello anzichè questo? ' .

Abbiamo più possibilità, più strade che si aprono all'incrocio. Siamo noi a scegliere quale percorrere. Siamo noi a gestire il percorso.

E la notte è cosi; un pò blu, un pò nera, un pò viola.

La notte mi aiuta a pensare. Quando non sono troppo stanca, riesco a restar sveglia fino a tardi, affacciandomi dalla finestra del nostro quarto piano di queste case popolari.

Perdo lo sguardo giù per strada, dove i lampioni ormai vecchi, hanno perso tutto il loro bagliore. La luce giallognola illumina a malapena le auto parcheggiate, le case dai muri incrostati e ormai ingialliti dal tempo.

Spesso c'è qualcuno che fuma affacciato al balcone, con un pigiama da pochi dollari addosso e un cane ai piedi, che abbia alla luna. Un figliolo che piange sulla soglia della finestra con un giocattolo rotto tra le mani.

Questo è il quartiere dove sono cresciuta. Questa è la gente che sono abituata a frequentare, e non come Avalon Green.

È un mondo a parte, Haven.

Beverly me lo ripete di continuo in questi giorni, da quando Avalon ha smesso di rispondere ai miei messaggi.

Mi ha mandato in confusione la testa, i pensieri. Non riesco più a capire cosa voglio, se desidero picchiarla o se semplicemente la voglio nuda nel mio letto.

Mi irrita il fatto che faccia finta che io non esista; a scuola è come se fossi invisibile, a lezione è come se fossi parte della parete alle mie spalle.

Ma allora perchè è venuta alla partita, quella sera? Perchè non si è tirata indietro, il mattino successivo?

Prima di allora non riuscivo neanche ad immaginare di poter avere a che fare con gente del genere. Ed ora invece, mi ritrovo qui, a pensare a lei nel bel mezzo di una notte di metà Novembre.

Domani è il giorno del Ringraziamento, e non so neanche cosa farò di preciso.

Beverly mi ha chiesto di andare da lei, ma non voglio che i suoi genitori mi considerino un parassita anomalo capitato per sbaglio nella loro casa.

Però almeno mi vogliono bene, accettano le scelte della loro figlia e le stanno accanto. I miei non sanno neanche come va il torneo scolastico, se sono viva, se sto bene.

Non parliamo da quasi un mese, ma a soffrirne sono solo io. Mia madre svolge la sua vita di sempre, cucendo abiti per le vicine di casa e mio padre tra il suo vecchio ufficio impolverato e le sue bottiglie di birra.

Mio fratello è lontano, a fare chissà cosa nell'enorme San Francisco. Ed io sono qui, seduta su un davanzale scomodo chiedendomi dove vagherò per tutta la giornata di domani.

Sconfortata, mi avvio verso la mia scrivania stracolma di roba; indumenti, libri scolastici, calzini spaiati, le scarpe da portare in lavanderia.

Cerco di trovare qualcosa di pulito in questa marmaglia di roba, quando avverto la vibrazione del telefono. Non so dove sia finito, per cui comincio a sparpagliare tutto per terra, fino a quando non lo trovo infilato nella manica di una felpa.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora