Capitolo 4: Haven

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Haven

5 Novembre

Il rumore delle suole delle scarpe che stridono sul pavimento della palestra, il pallone che entra nel canestro, la rete sbrandellata dalle innumerevoli partite, il sudore sulla fronte.

Questa è la mia vita. Tutto quello per cui vivo.
Tutto quello a cui penso dalla mattina quando apro gli occhi, alla sera quando vado a dormire.

È da quando avevo cinque anni che pratico basket.
Ho sempre seguito l'NBA con papà. Siamo andati un sacco di volte alle partite dei Detroit Pistons.
Erano bei tempi quelli, fino a quando non ho comunicato di voler proseguire col basket anche al liceo, e poi, se ci fossi riuscita, addirittura al college.

Mia mamma era scoppiata a piangere; mio fratello era da poco partito per San Francisco, per seguire la sua ragazza. Il sogno di un amore che forse non avrebbe mai portato ad un buon lieto fine, anche se al momento sembra che vada tutto a gonfie vele. Lei è incinta, ed io sto per diventare zia di un bambino che non so se vedrò mai.

Pensavano che avessi voluto studiare medicina, o ingegneria, o ancora giurisprudenza.
Ma mai avrebbero creduto che la loro bambina volesse diventare una giocatrice di basket.

Non hai futuro

Mi disse mia madre, in preda alle lacrime. Sapevo che erano parole dettate dalla rabbia, ma questo voleva dire che non credeva in me, nel mio talento. E mi aveva ferito. Un coltello al centro del petto, a pochi centimetri dal cuore.

Non andrai da nessuna parte. Servono soldi e conoscenze per andare avanti in quel settore, e noi non abbiamo nessuna delle due cose. Rinunciaci Haven!

E questo era mio padre, con il suo realismo del cazzo.

Sono completamente sola. Una strada che dovrò percorrere in solitudine, contro innumerevoli difficoltà.

Sono tornata a casa da due giorni, ed esattamente da quarantotto ore, non parlo con nessuno. Tranne che con Beverly, o agli allenamenti di basket a scuola.
Per il resto sono come tagliata fuori dal mondo. Come se non esistessi.

« Ehi, avete visto stamattina? La Green si è fatta lasciare sotto scuola da un auto con i finestrini neri. Ma cazzo, sembrava una limousine! » Maddison annuncia lo scoop con un sorrisetto malizioso, durante il riscaldamento di stamani.
Sembra essersi svegliata di buon umore.

Beverly mi lancia un'occhiata che afferro al volo. Resto inespressiva e mi concentro nel riscaldare i muscoli. Ho bisogno di energia, la prossima settimana giocheremo contro le BlueDemon, la squadra del liceo di periferia della città. Sono forti quanto basta per batterci, e non posso permettere che ci rubino il posto in campionato.

« Ma dai, non ci avevi fatto caso? Viene accompagnata ogni mattina! Deve avere un autista personale, quella stronza! » ribatte Lexi, che salta sul posto e afferra il pallone, cominciando i primi palleggi.

« Ragazze, per piacere, non distraimoci! La partita è tra qualche giorno, dobbiamo essere cariche! » ora sono io a parlare, nonostante la stanchezza. Questa notte non ho chiuso occhio. Continuavo a rigirarmi nel letto, pensando e ripensando alle parole dei miei genitori, a come uscire vincintrice da questa situazione.

Ed ora, come risultato,  non sono in forma per l'allenamento.
Ed ho appena fatto la predica alla mia squadra. Che pessimo playmaker!

Lexi mi guarda con un sorriso furbo.
« Ti brucia ancora, Haven? »

Beverly sembra volersi scagliare contro di lei, ma io parlo prima che possa agire.
« No che non mi brucia! L'ho messa a tacere il giorno dopo Halloween. Credo che non aprirà più bocca per un po'. » di conseguenza guardo Beverly, che riceve la mia occhiata e resta ferma al suo posto.
So che vuole difendermi, ma non è sano litigare tra noi. Anche se Lexi ha una gran faccia di bronzo.

Violet Where stories live. Discover now