4. We could meet.

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Tutti scoppiarono a ridere quando all'altoparlante della scuola partì una canzone di Grease.
Louis la riconobbe subito, alle medie aveva fatto una piccola recita sul famoso musical.
"You're the one that I want" era il titolo della canzone.

-Quell'Edward è divertente.- commentò Niall, mettendomi un braccio intorno al collo.
Sorrisi. -È vero, mi piace... Cioè mi piace come pers... Niall, cazzo, non guardarmi così non intendevo in quel senso!- esclamò, sotto lo sguardo perverso dell'amico.
-Beh, sicuramente avete creato un sito d'incontri tutto vostro, e finirà per piacerti seriamente prima che tu sappia chi è.- roteò gli occhi, convinto che non sarebbe affatto successo ciò di cui l'irlandese era convinto.
-Andiamo a ginnastica, muoviti.-

Niall sbuffò. Odiava muoversi.
Ma avevano solo una lezione a settimana, quindi cercava di sopportarlo.
Louis si fermò sentendo il cellulare squillare e guardò Niall prima che potessero uscire dagli spogliatoi.
-Devo rispondere, di al prof che tra poco esco.-
Il biondino annuì, e Louis rimase solo sulla panchina.
-Pronto?- rispose dopo un po'.
-Salve, lei è il fratello di Charlotte?-
Lui sospirò. Ormai la sorella era solita litigare con compagni a scuola, e ad occuparsene era spesso Louis.
-Si, che ha fatto?-
-Ha dato un pugno alla sua compagna, e ora chiede se può venirla a prendere lei.- si passò una mano sul viso, esausto ormai da ciò che capitava ogni giorno.
-Io sono a scuola, non pos...-
-Vostro padre o vostra madre?- La docente al cellulare lo interruppe.
Abbassò lo sguardo, facendo una smorfia non appena sentì il "vostra madre?"

-Mia madre è morta.- cercò di mantenere la calma, ma quando si parlava di Johannah lui non resisteva molto. Scosse la testa per non pensarci e continuò. -E mio padre lavora.-
-Mi scusi, me ne ero dimenticata...- che razza di docente era? -Allora stia tranquillo, pensò che potrà resistere fino al pomeriggio.-
Louis sentì delle lamentele, sicuramente della sorella, provenire dall'altro capo del telefono.
-No, va bene, passo nell'ora di pranzo.- chiuse il cellulare e scrisse a Niall.

Vieni un attimo qui?

E in meno di un minuto il migliore amico era di fianco a lui, confuso nel vedere Louis giù di morale.
-Tutto okay?- mise una mano sulla schiena, accarezzandola, per confortarlo, e lo guardò.
-No, devo andare a prendere Lottie da scuola... È che odio fare la mamma della situazione. Non sono bravo come lo era lei.-
Cercò di trattenere le lacrime, ma stava esplodendo. Louis aveva cercato di essere felice in ogni momento, anche quando otto mesi prima ci fu il funerale.
Non voleva far vedere che fosse triste, ma sapeva che sul suo migliore amico poteva contare.
-Louis, hai diciannove anni, non devi essere bravo come lo era Jay. Non è il tuo compito quello di fare il genitore.-
Lui annuì, poco convinto.
-E se Fizzy fosse lì con Lottie l'avrebbe calmata.- si lamentò ancora.
-Hey, è tutto okay se piangi. Lo vuoi un abbraccio dal tuo amico sudato?- sorrise leggermente, ma annuì mentre l'irlandese lo circondava con le sue braccia.
Pianse un po' sopra la spalla di Niall, ma non volle esagerare sapendo che da un momento all'altro sarebbe potuto entrare qualcuno.

Anche se ormai, qualcuno era entrato, e Harry era decisamente confuso nel vedere il ragazzo sempre scontroso e scherzoso piangere.

-Lottie, io devo tornare a scuola, ti lascio da Bobby, va bene?-
Il padre di Niall era sempre stato una magnifica persona, e aveva sempre aiutato Louis quando poteva.
-Si, scusami Lou...- lui sforzò un sorriso, guardandola dallo specchietto della macchina.
-Perchè hai fatto male alla tua amica?-
-Non è una mia amica.- sbuffò. -Penso che sua sorella sia nella tua scuola, e si è messa a dire parole su di te... Mi ha dato fastidio.-
Parcheggiò la macchina di fronte casa di Niall e si voltò verso di lei.
-Lots, non ci pensare a queste cose. Dai, vai e ringrazia Bobby da parte mia.- lasciò un bacio sulla guancia del fratello e uscì, andando verso la porta.
La guardò entrare e salutò da lontano il padre del biondino, mentre si avviava per ritornare a scuola.

Quando tornò a scuola, l'ora del pranzo era finita, quindi si diresse in biblioteca a stomaco vuoto.
Roteò gli occhi quando vide il ricciolino parlare con sua sorella, e si poggiò sullo stipite della porta, chiudendo momentaneamente gli occhi per rilassarsi.
-Che stai facendo?- la voce della sorella di Harry lo interruppe dai suoi pensieri, e aprì gli occhi mentre Styles passava guardandolo male.
-Non mi fissare, coglione.-
-Dio santo, quanto sei fastidioso.-
-Era quello il mio intento.- gli sorrise minaccioso, e lui andò via ignorandolo.
Gemma consegnò il diario al ragazzo, e Louis guardando quell'agenda blu pensò che se si fosse sfogato con quell'Edward probabilmente si sarebbe sentito meglio.
Lo aprì, e lesse lentamente, sedendosi dietro il bancone.

Grease mi è sembrata un ottima idea, mi piacciono molto quegli anni e amo la musica. Tu suoni qualche strumento? Quali sono i tuoi hobby?
Ho appena visto Tomlinson piangere negli spogliatoi e mi ha fatto strano, insomma, penso tu lo conosca come tutta la scuola. Forse non dovrei dirlo, però volevo raccontarlo a qualcuno. Cos'ha che non va quel ragazzo? Mi ha incuriosito, però non lo sopporto.

Louis si strozzò con la saliva stessa, ottenendo uno sguardo confuso da parte di Gemma.
-Porca troia.- mormorò tra sé e sé.
Lo aveva visto? Qualcuno aveva visto piangere Louis Tomlinson? Ed era proprio lui?
Si rattristì a quel "non lo sopporto", ma come dargli torto. Probabilmente metà della scuola lo amava, ma l'altra metà pensava fosse solo scontroso.

Comunque sia, avevo un idea carina, ma non so se sia possibile farla.
Potremmo incontrarci, sai, tipo senza che io veda te e tu veda me. Parlare magari scrivendo da google... Non lo so, è stupido che io voglia almeno averti vicino per poter parlare in qualche modo?
Cioè, facendo queste sfide e giocando mi sembra come se potessi andare d'accordo con te. Dimmi cosa ne pensi :)

Louis inarcò le sopracciglia, sorpreso. Non c'era nessuna sfida, solo lui che chiedeva di vedersi. Ma se Edward non lo sopportava, come poteva andare avanti a parlarci?

The blue diary; Larry StylinsonWhere stories live. Discover now