4. Isetnerap

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Thorn vagava senza meta. Si era ormai abituato al bianco infinito del Rovescio, si era abituato all'orologio bloccato e alle cicatrici invertite. Non si era abituato alla mancanza di Ofelia al suo fianco.

Da quanto tempo vagava nel nulla? Qualche giorno? Un mese? Un anno?

9 giorni, 10 ore, 25 minuti e 3 secondi.

Fortuna che la sua mente era paranormale e precisa, altrimenti sarebbe già impazzito da un pezzo.

Beh, l'unica soddisfazione è aver salvato sua moglie e il Mondo intero. In fondo se si trova lì non è per una causa persa.

Nella sua mente si susseguono immagini confuse che risalgono a 10 giorni, 7ore, 10 minuti e 27 secondi prima. Lui che salva una bambina da un pozzo (da quel che si ricorda si chiama Vittoria ed è sua cugina),lui che tira l'eco nello specchio, lui che afferra il braccio di Ofelia, lui che lo molla.

Perché Ofelia non ha più le dita? Probabilmente era lo scotto da pagare per mantenere l'equilibrio tra i due mondi senza alterarli ancora di più. Perché ha mollato il braccio di sua moglie? Perché si. Era giusto così. Ofelia sarebbe caduta dentro con lui, o nel peggiore dei casi l'eco avrebbe approfittato del momento per uscire di nuovo dallo specchio. Già, l'eco. Thorn, dopo aver mollato la presa dal braccio di Ofelia, lo aveva visto disintegrarsi davanti ai suoi occhi. Aveva sentito la terra tremare, tutte le costruzioni che si vedevano attraverso l'aerargyrum salire verso il Mondo vero, per riattaccarsi alle Arche, e pian paino tutto ma proprio tutti era diventato di un bianco soffocante.

A volte il Rovescio si sovrapponeva per pochi secondi a scene reali, e si era ritrovato qualche volta all'intendenza del Polo e due volte in una camera di ospedale, dove una donnina minuta, con la testa rasata e senza dita, si stava riprendendo da una potente botta in testa.

Ofelia.

Thorn si era avvicinato al suo capezzale, ma lei dormiva e non lo avrebbe potuto vedere nemmeno da sveglia. Meglio così, presto si sarebbe dimenticata di lui e avrebbe ricominciato la sua vita da capo.

Non aveva rimpianto neanche un secondo la sua scelta di rimanere nel Rovescio, ma iniziava ad avere qualche incertezza. Non voleva certo vagare per sempre in quel posto che gli dava i nervi. Vedere l'ombra dei suoi artigli, che si erano fatti sempre meno appuntiti, lo urtava. Sebbene non li sopportasse, erano la prova che si stava indebolendo e che la speranza di uscire da lì (si lo sperava ogni secondo anche se non voleva ammetterlo) si affievoliva sempre più.

Il suo volto si faceva sempre più inespressivo (non che lo fosse mai stato più di tanto), ma il cambiamento stava avvenendo dentro di lui: le emozioni andavano via via sfumando in mezzo al'aerargyrum, lasciano nel suo corpo il vuoto, come quello che aveva intorno.

Prima o poi sarebbe diventato tutt'uno con quel posto monotono, e a parte Ofelia nessuno poteva colmare il vuoto.

Continuò la sua camminata nel nulla, pensando intensamente a quanto amasse Ofelia.

Anche un po' di più.

Maffe

𝔉𝔦𝔫𝔞𝔩𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔑𝔬𝔦 - 𝔏'𝔄𝔱𝔱𝔯𝔞𝔳𝔢𝔯𝔰𝔞𝔰𝔭𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦 𝟻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora