21. Dietro le quinte

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<<Allora...Dove e come hai passato gli ultimi anni?>>.

L'eco di Ofelia cercava di fare conversazione con Philbert, ma l'uomo era sicuramente troppo spaventato per rispondere, e si guardava i calzini logori come se fossero speciali.

Non è cosa da tutti i giorni parlare con un'eco, una creatura di cui nessuno conosce l'esistenza!

<<Vedo che sei un tipo di poche parole...Ebbene, ti propongo una cosa, che da bravo uomo dell'alta società il quale eri, ti piacerà>> lui stava cercando di sdrammatizzare la situazione, già abbastanza pesante per entrambi, ma se quell'uomo non si decideva a fare amicizia, sarebbe passato direttamente ai fatti.

Philbert alzò gli occhi e squadrò la figura che aveva davanti.

<<Perché sei uguale a quella donnina, quella che avevo il compito di uccidere, ma allo stesso tempo non sei lei?>>.

L'eco si stupì dell'infantilità di quella domanda, e aveva già alcuni rimorsi sul fatto di portarselo come amico e compagno nel Rovescio. In fondo lui aveva accettato di aiutare Ofelia a trovare un altro essere vivente da trasportare al posto suo nel mondo parallelo, ma nulla gli impediva di cambiare idea e tornare sui suoi passi. C'era però qualcosa che lo fermava, o che almeno lo avrebbe rallentato nel prendere quella decisione: il fatto era che lui, eco di Ofelia, non voleva fare la fine dell'eco di Eulalia. Non voleva essere orribile e cattivo, come l'altro. Lui voleva essere d'aiuto ad Ofelia, che non era altro che se stesso nella forma originale. Se tradiva Ofelia, avrebbe tradito se stesso. L'eco fece un respiro profondo.

<<Ebbene, io sono un'eco. Una creatura copia di un'altra: non sono altro che un'ombra di fumo, l'ombra di quella donna. Ricordi quando, parecchi anni fa, lavoravi di nascosto per il Barone Melchior? Ecco, io so come farvi rincontrare>>.

<<IL BARONE E' MORTO, CHE SIA IN PACE L'ANIMASUA!>> urlò l'uomo, perdendo le staffe. Evidentemente non aveva ancora superato il trauma. Iniziò a diventare invisibile, poi a ricomparire, il tutto con intermittenza. L'eco era scioccato: se Philbert, un signorotto dell'alto rango, perdeva le staffe così facilmente, forse era meglio cercare altre persone seguaci di Dio che avrebbero preso il posto di Ofelia e Thorn assieme a lui. Inoltre l'ex direttore di Chiardiluna non era per niente simpatico, né con un briciolo di dignità o intelligenza. Tanto valeva farlo fuori. Alzò un braccio, e Philbert venne sbattuto all'indietro, contro al muro sudicio della stanza. <<CHE VOLETE DA ME!?>> sbraitò l'uomo, che da arrabbiato era passato ad impaurito. <<Ditemi inomi degli altri seguaci di Dio>> parlò l'eco avvicinandosi.

<<No, MAI! Sono informazioni segrete!>> ebbe il coraggio di rispondere.

<<DIMMELI O TI AMMAZZO!>> urlò questa volta l'eco, e le pareti della stanza tremarono sotto a toni tanto alti. Philbert tremava, e non per il freddo <<S...sono nel...cas...cassett...cassetto nell'ang...angolo>> disse, e indicò l'altro lato della stanza. L'eco alzò di nuovo un braccio e il cassetto si aprì di scatto: un foglio ingiallito e pieno di polvere volò per aria, finendo tra le mani dell'ombra.

Si rivoltò vero l'uomo e gli sorrise, rasserenandolo. Poi con un gesto improvviso gli infilò il braccio nel petto, strappandogli il cuore. Se lo ritrovò nelle mani di Aerargyrum, ancora pulsante. Philbert, il grande e famoso direttore di Chiardiluna, colui che aveva attentato più volte alla vita della sua cara Ofelia, era morto senza poter dire una parola. Ma l'eco non aveva rimorsi. Guardò il corpo dell'uomo accasciarsi a terra, con uno squarcio sgorgante sangue nel petto, e giurò che entro il mattino seguente avrebbe trovato un'uomo, o una donna, in grado di soddisfare la sua richiesta.

Maffe



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