18. Il Luogo

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Una forza invisibile e sovrannaturale la trascinava nel vuoto. Di fianco, c'era un'altra presenza. Ofelia socchiuse gli occhi, stordita: cos'era successo? Vide che la presenza al suo fianco era Thorn, anche lui svenuto e con una macchia di sangue secco sul petto. La donna rabbrividì di paura: era sicura che prima di svenire Thorn avesse la camicia perfettamente pulita ed in ordine, come sempre. A quel punto il suo sistema nervoso sembrò segnalarle che anche lei aveva uno strano fastidio al fianco destro: Ofelia inclinò la testa e vide un'altra macchia di sangue sulla sua gonna.

Ma non era possibile ferire nel Rovescio! A meno che...Gli avvenimenti di qualche momento prima (o di qualche ora prima, dato che non sapeva da quanto tempo si trovasse in quella situazione) le tornarono in mente: l'eco di Eulalia le aveva strappato un'artiglio, un pezzo di potere familiare, e la stessa cosa era accaduta a Thorn. Probabilmente la cosa che la stava trascinando era proprio lui.

Si voltò verso il suo amato: era tanto che non lo guardava veramente, che non scrutava i suoi lineamenti duri e candidi, che non si perdeva nei suoi occhi glaciali, che non accarezzava la sua cicatrice rosata. Vide che anche lui stava riprendendo lentamente i sensi, e si ritrovarono a guardarsi negli occhi, come tanto tempo prima.

Si persero uno negli occhi dell'altra, con un'amore infinito mai visto prima: Ofelia notò che Thorn era molto cambiato, era più dolce ed i suoi occhi meno seri. Tutte le esperienze vissute insieme, i baci, i loro momenti "privati" ed i misteri. Le prove superate per ritrovarsi, i pericoli ed infine eccoli lì. Entrambi cambiati sia fisicamente che psicologicamente, feriti e trascinati nel nulla da un mostro. Ma loro si amavano, anche un po'di più del normale, e ciò bastava ad entrambi.

L'eco si bloccò di colpo, e con uno strattone li tirò in piedi: solo in quel momento Ofelia si rese conto che li stava trascinando per l'ombra, e che esse erano come i loro corpi alternativi in quel mondo.

Thorn si stava invece guardando intorno: se fino a pochi secondi prima c'era solo Aerargyrum, ora il panorama era ben diverso .Si trovavano in mezzo a quello che pareva un bosco, con alberi di tutte le dimensioni, tutti dalle foglie rigorosamente verde brillante. Davanti a loro c'era un fiumiciattolo abbastanza largo ed evidentemente profondo qualche metro: intorno agli argini c'era un recinto raffinato ed elegante, come se si trovassero nei pressi di un castello o di una proprietà di ricchi signori. Il fiume terminava a qualche metro di distanze, alla loro sinistra, con un'alta costruzione in pietra, su cui erano incise parole nell'antica lingua, che Ofelia non sapeva pronunciare. Sotto alla scritta un'imponente cascata rilasciava dell'acqua cristallina. Ofelia era confusa, e probabilmente lo era anche Thorn: in una situazione così macabra non si aspettavano certo di trovarsi davanti il giardino delle fate.

Si voltarono verso l'eco, aspettandosi almeno un gesto che facesse capire che la loro fine era vicina, che li avrebbe lasciati affogare lì dentro, che avrebbe spezzettato loro ogni artiglio... Certamente non si aspettavano né di sentire la sua voce nel Rovescio né di sapere cosa voleva da loro.

<<Ebbene, entrate in acqua>> disse solo, con una voce senza melodia ed intonazione.

Non esprimeva nessun sentimento, e la sua voce non era maschile o femminile, metallica o robotica, semplicemente era neutra.


Ofelia non si mosse, e neppure Thorn: era evidente che volevano spiegazioni.

<<E va bene: benvenuti "all'Hortus del Prìncipium"

Maffe

𝔉𝔦𝔫𝔞𝔩𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔑𝔬𝔦 - 𝔏'𝔄𝔱𝔱𝔯𝔞𝔳𝔢𝔯𝔰𝔞𝔰𝔭𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦 𝟻Where stories live. Discover now