1. Inizio

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Finisco di scrivere ľ ultima nota, quando sento dai piani bassi mia madre urlare <La colazione è pronta!>

Nascondo in fretta il quaderno sotto al materasso, e faccio slalom tra il disordine della mia stanza. Libri, riviste e vestiti da riordinare, ma non ho né voglia e né tempo.

Scendo di corsa le scale, e i miei anfibi sbattono rumorosamente sul parquet lucente. Mia madre mi ucciderà.
Rischiando di scivolare sorpasso in fretta il soggiorno e arrivo in cucina, da dove sento provenirela voce di mia madre.

Vedo per prima i suoi capelli lunghi raccolti in una treccia, e il suo viso dolce e pallido. Posa sul tavolo la tazza di caffèvicino e biscotti alla vaniglia.
Oggi ha le lezioni di pomeriggio, quindi mi ha fatto la colazione, di solito in casa mia di mattina c'è un silenzio tombal, tra mia madre che si trucca lentamente in bagno e me mezza addormentata che porto il cucchiaio di biscotti inzuppati in bocca.

In questi giorni la vedo sempre più stancail viso e sempre più cupo e perde sempre il suo sguardo nel vuoto, come se cercasse qualcosa, o meglio qualcuno.
La vedo accendersi una sigaretta e sedersi davanti a me.
Lei e papà pensano che io non me ne sia accorta dei loro problemi, e della sufficienza con cui si trattano, preferiscono tenere tutto nascosto alla loro figlioletta, alla loro perfetta "Seconda Occasione".

Mia madre era divorziata, mentre mio padre vedovo. Si sono conosciuti molti anni fa e hanno deciso di formare una famiglia con: mio fratello Logan (Figlio di mio padre, molto più grande di me), mia sorella Michelle ( figlia di mia madre) ed in fine si sono uniti e hanno creato me, Victoria, la loro "Vittoria", o meglio la loro seconda occasion che a quanto pare non sanno sfruttare.

Da quando Michelle si è trasferita a New York per lavorare con la sua band, e stare più vicino a suo padre, tutto è cambiato...
Mio fratello è andato a vivere da solo, mamma ha ricominciato a fumare e a non dormire bene, e invece...Papa...beh lui è sparito. Prima ha iniziato a incolpare mia madre di aver in un certo modo "cacciato" nostro fratello. Anche se lui sa bene che non potrà tenerlo attaccato a lui per il resto della sua vita, e ne ha avuto la dimostrazione da quando ha smesso di far parte dell' orchestra, ed ha iniziato a fare il tatuatore in uno studio.

Io invece sono rimasta sola, con la mia vita monotona.
Io sto "esistendo", non sto "vivendo".

Da piccola pensavo che avere sedici anni fosse bellissimo, che mi sarei goduta: Liceo, patente, ragazzi, discoteche...
E invece nonostante fossi circondata da persone a cui voglio bene, mi sento come se fossi solo ľ ombra della loro vita, come una specie di "comparsa" nelle loro giornate.

Non mi sento la protagonista neanche della mia stessa vita.

Ad interrompere i miei pensieri è di nuovo la voce di mia madre <Terra chiama Vick. Mangia! O farai ritardo a scuola>.

Annuisco ed inizio a bere in fretta il caffè, Oggi non è giornata.
La guardo attentamente mentre tira fumo nei polmoni, le labbra carnose e screpolate che circondano il filtro. Le dita lunghe da pianista la stringono, e posa gli occhi di ghiaccio sui miei.
Mi fa un sorriso dolce, uno di quelli che mi faceva da piccola quando suonavo da sola la pianola.
Mi verrebbe da abbracciarla, ma non posso, peggiorerei la situazione se le facessi capirebbe che io SO, la metterei solo in crisi e mi porterebbe da un psicologo.

<Puoi raccogliere tu? Credo che se non mi muovo perderò ľ autobus> dico mordicchiandomi il labbro.

<Va bene...Ah! Quasi dimenticavo! Tuo fratello mi ha detto di dirti che oggi ha bisogno di te allo studio> afferma poggiando i palmi sul tavolo di marmo, e guardandomi con la sigaretta tra le labbra.

<Ma ho la lezione di clarinetto> rispondo stizzita.

Tira su con il naso e spegne lentamente la sigaretta nel posacenere, poi mi guarda e dice <Ci vai dopo la lezione>.

Annuisco ed esco. Avrei voluto che mi dicesse di non fare la lezione...
Odio il clarinetto. Mi obbligano a studiarlo dicendo che è uno strumento molto "utile", con il quale si capiscono più cose. Non ho ancora capito quali cose, insomma, ho studiato: pianoforte, flauto, violino, chitarra e trombetta, ma il clarinetto fino ad ora non mi ha fatto imparare nulla di nuovo, tranne come avere una crisi di nervi ogni 2×3.

Raggiungo la fermata sperando che oggi mio fratello non mi farà venire altri calli sulle dita, sono ormai rovinate da corde, tasti, penne...
Vedo ľ autobus imboccare la via, e appena si ferma salgo dando il mio vuoto <Buongiorno>,  sedendomi al solito posto, circondata da persone che vedo ogni giorno ma con cui non ho mai parlato.

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