48. Ti prego

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Ľho chiamato, ľho fatto, gli ho chiesto di vederci. Sento delle voci dal piano terra, non penso mia madre sia felice di accogliere un ragazza più grande di me in casa, ma data la situazione spero sia più clemente. Le scale di legno scricchiolano velocemente e ďun tratto la porta della mia stanzetta si apre. Si avvicina a passo incerto verso il mio letto e si inginocchia aspettando che gli dia segni di vita. Mi sposta con la punta delle dita i capelli dal viso, guardandomi negli occhi sospira <Hey>.

Sono pronta a rispondere, ma quando mi poggia il palmo caldissimo sulla mia guancia, le mie narici si riempiono del suo profumo e mi sciolgo. Stringo gli occhi cercando di trattenere il pianto, però non dura molto, mi prende in braccio e si siede sul letto con me sulle sue gambe, inutile dire che scoppio a piangere.

Mi bacia la tempia, accarezza le braccia stringendomi sempre di più a sé, e se potessi entrare dentro di lui, dentro il suo animo, lo farei volentieri.

<Tua madre mi ha detto tutto, tranquilla, tutto passa> mi disegna con ľindice dei piccoli cerchietti sulla nuca.

<Era una persona bellissima> tiro sù col naso con la faccia fusa sul suo petto coperto dalla felpa nera.

<Respira> mi aggiusta le maniche della maglia come se fossi una bambina.
Il suo viso è così addolcito, ed è così pieno di empatia quando non ha un muro di tredici metri a dividerlo dagli altri, quando decide di non aver paura che esponendosi potrebbe diventare vulnerabile agli occhi degli altri.

<Calmati> sussura sul mio collo e i brividi mi si cospargono in tutto il corpo.

Tiro sù col naso e salgo a cavalcioni su di lui, abbracciandolo più fortemente, nascondendo la mia faccia nel suo collo. Presa da una foga improvvisa, incontrollabile, fortissima come un lampo, inizio a muovere i fianchi su di lui. Si scosta leggermente interdetto, ma il lo tengo stretto a me. Mi dondolo con sempre più intensità, stringendo gli occhi quando il piacere inizia a crescere ad ogni spinta. Muovo circolarmente il bacino appena mi poggio completamente sulla piega dei suoi jeans e lo sento irrigidirsi sotto di me. Mi abbraccia anche lui, conficcando le sue dita nei miei fianchi. Lui sa di quanto io lo desideri, di quanto io abbia bisogno di questo, per questo mi asseconda.

Continuo a strusciarmi, il nirvana è così intenso che gli mordo il collo cercando di sopprimere i gemiti. Mi poggia le due dita esattamente sopra al clitoride, come se sapesse già dove fosse e le preme mentre continuo il mio movimento. Con ľaltra mano mi stringe una natica ed io muoio nel suo orecchio. Stringo sempre di più la sua schiena finquando le gambe non tremano, il respiro si ferma e il bagnato diventa fradicio. Poggio infine sfinita la testa sulla sua spalla mentre lui mi accarezza la schiena, che è ancora coperta dalla maglia.

<Mio Dio...sei una demone> sospira passandosi una mano tra i lunghi capelli.

Rido alzando lo sguardo.

<Hai anche le labbra rosse, non ti ho neanche baciata> traccia il loro contorno con la punta del pollice.

<Se mi lecchi le tette mi crescono le corna> rimane scioccato dalla mia affermazione.

<Tua madre si chiederà perchè siamo stati tanto insieme, o perchè la sua piccola bambina ha i pantaloni fradici e le mutandine quasi rotte. Chissà quante volte hai fatto pratica con questi pupazzi> mi morde il capezzolo da sopra la maglia e io mi ritraggo divertita.

Sorrido, ma mi ricordo il motivo della mia tristezza, lui lo nota.

Mi sposta un ciuffetto dietro all'orecchio e mi abbraccia di nuovo, questa volta però accetto la mia fragilità, accetto di star soffrendo e accetto il fatto che nessuna sigaretta o atto sessuale mi potrà mai aiutare.

TATTOOS Where stories live. Discover now