4.Solitudine

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Tocco lentamente i tasti del pianoforte, e guardo attentamente le note che ho scritto sul pentagramma. Passo lo sguardo così in fretta che quasi si mischiano.
Faccio un profondo respiro, e tossisco leggermente, spero di non sbagliare qualcosa.

Inizio a suonare, e chiudo gli occhi.

Molti rimangono stupiti quando suono senza guardare nulla, ma non sanno che ho tutto impresso e memorizzato nella mente, e le mie dita sono ormai perfettamente esperte e orientate sui tasti. Tengo il ritmo muovendo leggermente la testa, un brutto vizio che ho da piccola.
Muovo e rallento i movimenti, ma sento, sento quel suono, quella nota che non quadra. Ho sbagliato.

Apro gli occhi di scatto e sbatto una mano sulla tastiera, finendo per provocare un suono stonato.
Faccio una faccia schifata, e ingoio ľ amarezza che provo, e quando alzo lo sguardo vedo gli occhi di mio padre scrutarmi.

Da quanto tempo è qui? Menomale che non ho detto nessuna parola poco docile.

<Questa non ľho sentita fino ad ora...> dice leggermente sorpreso, e con le mani ancora in tasca si avvicina a me.

<È solo una bozza> mento. È da più di un mese che ci lavoro, ma nulla da fare, sbaglio sempre qualcosa; forse perchè la modifico continuamente.

Si poggia con i gomiti sul coperchio superiore, che è chiuso, e mi guarda attentamente con i suoi occhi di ghiaccio.
Lo sento così vuoto e distante, nonostante fossimo a casa, che teoricamente dovrebbe essere un luogo di relax , ma purtroppo tutti e tre non ci sentiamo per niente rilassati qui.

Passo distrattamente lo sguardo per tutto lo studio dei miei genitori. "Miei genitori" quasi non rido da sola. È da più di un anno che non sono più i miei genitori, con il tempo sono cambiati in peggio, quasi non li riconosco più.

Questa stanza, questa stanza con le pareti piene di scaffali di libri, questa stanza piena di strumenti, dischi, cd e sterei, ormai è rimasta solo un posto di passaggio.
Prima passavamo i pomeriggi ascoltando a turno le proprie composizioni, ora ci sono solo io, che provo disperatamente a fare qualcosa che un tempo mi risultava facile.

<Come va la scuola?> tipica domanda che i padri fanno quando non sanno che dire, ma finiscono per peggiorare la situazione. Osservo la barbetta cresciuta, le occhiaie e le rughette sulla fronte. Una volta aveva i lineamenti più dolci e freschi...

<Bene> rispondo mangiucchiandomi le labbra. Ormai è difficile avere una conversazione con lui, non parliamo da tempo.

Si passa una mano tra i capelli castani molto cresciuti.

<Sappi che ci sono e sarò sempre> afferma lasciandomi disorientata.

<Perchè me lo dici?> chiedo corrugando la fronte, e guardandolo dritto negli occhi.

<Così...alcune volte c'è bisogno di ricordarlo ai propri figli> risponde accarezzandomi la testa con la sua manona.

Sorrido rilassandomi, chiudo gli occhi per godermi il momento di pacificità.
Molto dubbiosa la sua affermazione...
Pensa che non abbia capito che c'è qualcos'altro? Sa che non ho due anni?

<Beh ora dovrei tornare a lavorare. Al posto del "Sì" metti un "Là", ti risulterà più facile continuare> dice indicando il mio quaderno, per poi uscire dalla stanza, e lasciarmi di nuovo da sola.

Vorrei dirgli di restare qui con me. Vorrei dire alla mamma di unirsi a noi, e di cantare una delle sue canzoni con la sua voce angelica. Vorrei tornare ad addormentarmi sul petto di papà tra le carezze di mamma. Ma tutto ciò non è possibile.

Ormai mamma e papà, sono diventati Florence e Edgar, due sconosciuti.

Ľ amore è così crudele, viene ma spesso non resta. Ti dà tutto, ma poi te lo toglie. Ti fa sorridere per poi farti piangere. Ti riempie di persone e poi ti lascia solo a te stesso.
Ed è orribile vivere la propria vita circondata da amore e persone, per poi restare sola e sempre più triste.

Neanche la musica mi riempie le giornate, dato che le mie playlist diventano sempre più tristi e la mia esistenza più cupa.
Voglio tornare a prima, quando dovevo piangere per avere una caramella in più. Quando dovevo dare il bacino della buonanotte per andare a dormire. Quando prima di ogni cena mio padre diceva "Bon appettit".


Ciauuu! Ho scritto questo capitolo così "Triste", per farvi un po' capire come si sente la protagonista.
Magari ci saranno alcuni che si ritroveranno in queste righe, e voglio far sapere a queste persone di tenere duro, che la vita riserva cose migliori e che con il tempo tutto migliorerà.
Un dolce abbraccio da KJALPA❤.
P.S. Presto un nuovo capitolo

TATTOOS Where stories live. Discover now