31. Perchè rifiutarsi?

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<Quindi che si fa?> chiedo battendo il tallone a terra nervosamente. Non so che fare e che dire, ma di certo non starò muta, non con lui.

<Niente, si passeggia> risponde distaccato come al solito. Ed io odio, odio così tanto quando mi fa questo, quando mi condanna al silenzio. Ed io giuro, giuro, che accetterei questa situazione per sempre se questo significa stargli accanto. Ora sembro la più grande sottona dell'universo, ma voi non sapete cosa vuol dire per me...o almeno...almeno credo.

Quel peso sul petto quando è in mia presenza, il cuore che rischia un infarto, il sudore e la pelle che brucia...la gola secca...io queste cose le sento, sempre, quando sono con lui. Anche se per lui non è lo stesso. E forse non lo sarà mai; ma a me va bene. Per me è abbastanza, ho solo paura che un giorno non sarà più abbastanza...

Inizia a camminare verso la spiaggia ed io lo seguo in silenzio, sperando di capire le sue intenzioni.
Le onde sono abbastanza alte grazie al caro e odiatissimo vento freddo.

I miei anfibi affondano nella sabbia, e per paura che la quest ultima ci entri dentro improvviso una camminata alquanto goffa.

<Che cazzo fai?> lo sento dire verso di me con un tono confuso e allibito.
Alzo lo sguardo verso di lui e lo trovo girato intento a guardarmi con un espressione confusa.

<Beh...sai com'è...la sabbia si infila ovunque...> sospiro raddrizando la mia postura, nella speranza di sembrare più sicura di me stessa e meno idiota.

<Ha senso> risponde dopo averci un po' pensato sù.

<Ci sediamo?> chiedo già stanca e ancora intontita dal sonno.

<Se vuoi> sospira sedendosi vicino a me.

Pochi decimetri dividono le nostre mani entrambe poggiate sulla sabbia con lo scopo di reggerci. Le sue gambe sono stese di fronte a lui, mostrando un chiaro rilassamento, mentre le mie sono incrociate, mostrando un ovvio nervosismo.

<Perchè siamo qui?> chiedo e nel frattempo gioco con un pochetto di sabbia. In questo momento mi funge da antistress.

<non lo so, volevo solo stare con te> risponde con lo sguardo fisso verso ľacqua mentre I suoi capelli vengono spinti indietro dal vento.

<Solo? Mio caro la mia presenza è off limits, avermi qui è un privilegio> scherzo facendolo sorridere.

<Per questo correvi verso la mia macchina?>

<No, correvo perchè sarebbe ricominciato a piovere e non ho un ombrello> mento spudoratamente.

<Hai qualcosa da raccontarmi oltre le balle?>

<Certo. Perché mi hai portata qui?> chiedo.

<Non c'è un motivo>

<Tu hai SEMPRE un motivo> dico fredda, quasi disgustata dal suo non rispondermi sinceramente.

<Volevo stare con te>

<Si ma perchè qui?> chiedo ancora, voglio solo una risposta.

<È un posto pieno di brutti ricordi e credo...credo che se avessi dei bei ricordi qui, forse, è dico forse non mi sentirei più uno schifo> confessa senza neanche guardarmi i faccia.

<Perchè, che hai fatto?>

<Non ti piacerebbe saperlo, non ti piacerei più> risponde stavolta guardandomi. E vedo il suo sadico piacere nel vedere la mia faccia confusa e incuriosita.

<Ti mi piaceresti anche se fossi un bruto> rispondo portando le mie gambe al petto.

Rimaniamo entrambi in silenzio con il suono delle onde e del vento in sottofondo.

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