25. Invito

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Il cemento bagnato dalla pioggia, ľaria calda e l'odore di bagnato nell'aria mi riporta in un attimo di malinconia.
Mi ricorda quando uscivamo, io, Debra, Logan e Cody, un amico di infanzia che si è trasferito anni fa...
Saltavamo nelle pozzanghere, cercavamo le rane, costruivamo barchette e quando rientravano in casa, mamma ci dava il tè caldo con dei biscottini al cocco.

Sposto la valigetta con il clarinetto all'altra mano, e mi ricordo che domani ho il corso di pianoforte, e poi l'allenamento al violino.

Magari un giorno mi deciderò se fare la musicista o qualche altro lavoro sottopagato....sospiro...
È frustrante essere sempre indecisi, mi fa crescere un magone nello stomaco e mi sento di vomitare.
Mia sorella è in una band, mio fratello fa il tatuatore, mia madre prof di musica e mio padre direttore ď orchestra. Ed io? Io che farò?
La disoccupata, sicuro.

Entro nella scuola, facendo attenzione a non scivolare a causa delle scarpe bagnate. Dovrei comprare delle scarpe nuove... con queste ho il rischio di rimanere con la suola a terra.

Vedo in lontananza il ragazzo....come si chiamava? Jesse? Jimmy?
Vabbè non lo nomino.

<Hey ciao> dice sorridendomi poggiando la lingua dietro ai denti.

<Ciao> dico sforzandomi di non sembrare stronza.

<Come va?> chiede non sapendo effettivamente che dire. Lo capisco, con me è difficile conversare.

<Bene. Che ci fai qui a quest ora?>

<Basket, hanno cambiato gli orari, te?>

<Clarinetto> sbuffo stremata.

<Suppongo che non ti piace> ridacchia grattandosi distrattamente il braccio.

<Si, è una palla. Ora dovrei andare, altrimenti il prof mi uccide>

<Senti...un giorno di questi usciamo? Volevo chiedertelo da tempo...> dice sorridendo in modo carino. È così dolce che vorrei picchiarlo.

<Ehm...ecco...va bene, scrivimi> dico agitata. Non potevo mica rifiutarlo?

<Certo. Ci si sentiamo, alla prossima> afferma con il viso euforico.

<Ciao> aggiungo ma lui è già andato.
Guardandolo di spalle non è male. Alto, in forma...

Ma dai Victoria, non ti starai interessando anche a lui! Sembri una quarantenne in crisi di mezz'età.

Mi risveglio dai miei pensieri ed entro velocemente in classe.
Vedo Sarah intenta a montare lo strumento, e noto che il rompicazzo non è ancora arrivato. Menomale, chi lo vuole sentire!

<Sempre in ritardo> mi sorride con un angolo della bocca.

<Si...è arrivato?> chiedo poggiando le mie cose su uno dei tavoli.

<Non ancora, credo sia in ritardo...> risponde iniziando a pulire lo strumento delicatadelicatamente.

<Io spero che non arrivi proprio. E se arrivasse, vorrei fargli la lezione che mi fa lui ogni volta che arrivo tardi!>

<Ma dai, fai finta di nulla. Ho voglia di capire come si suona sto coso> dice indicandolo con ľ indice.

<Hai una voglia do fare tu!> esclamo drammaticamente sospirando. Apro a mia volta la valigetta, ed inizio a montare sta merda. Caccio lentamente gli spartiti, e li butto distrattamente sul tavolo.

<Scusa se non ti piace, perché fai questo corso?> chiede guardandomi con i suoi occhi neri.

<I miei mi obbligano, dicono che più strumenti conosco più possibilità lacorative ho> affermo sedendomi, cercando di riordinare gli spartiti.

<Beh io lo faccio perchè mi piace> aggiunge come se me ne potesse fregar di meno.
La guardo mentre si lega i capelli lasciando però la frangetta.

Sento la porta aprirsi e il rompicazzo entra in tutta la sua grazia da sessantenne.

<Scusate il ritardo, problemi con l'automobile> spiega. Dalla faccia rossa, la testa lucida e il fiatone sembra abbia corso. Vorrei avercelo visto, sarebbe stato un bello spettacolo.
<Bene ragazze, iniziamo il riscaldamento...> dice con la voce catarrata.


> dice con la voce catarrata

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Sarah Miller

TATTOOS Where stories live. Discover now