9. Petto,Testa, Sguardo

114 7 0
                                    

Sospiro e dico <Non vorrei sembrare una che scassa, ma mi potresti accompagnare più in fretta a casa? Devo studiare...>.

<Inventati una scusa per domani>

Rimango allibita. Ma sta scherzando? I miei genitori non mi crederebbero manco se facessi un esibizione da Oscar.

<Tu non conosci mia madre> sbotto stizzita, incrociando le braccia al petto.

<Nah, anche io ne ho una che rompe i coglioni. Sappi che anche loro ci cascano certe volte> risponde per poi tornare a tirare dalla sigaretta.

<Quindi ti sbrighi a fumare o no?> torno al succo del discorso. Se continuiamo a fare conversazione e a sviare discorsi, non arrivo stasera a casa.

Butta la sigaretta a terra e la schiaccia. Fa tutto questo guardandomi con disappunto, viene verso di me e quasi ho paura che stesse per picchiarmi, chiudo ď istinto gli occhi, ma poi si sposta e mi supera.
Continua a camminare fino ad arrivare ad una macchina grigia, e dopo aver sospirato e ringraziato il cielo, lo seguo accelerando il passo.
Con un click la sblocca, e mi fiondo dentro.

Mi siedo meglio sul sedile, e cerco di tirare la cintura ma non va, sembra incastrata. Provo con più forza ma ho una disumana paura di romperla, così torno a tirare con più delicatezza, ma niente. Sbuffo e continuo cambiando mano. Ma niente, manca poco e bestemmio.

<Aspetta> lo sento dire affianco a me, e subito dopo si allunga e mi tira la cintura.

Il suo braccio sfiora in mio petto e il mio cuore perde un battito. La sua mano tira per due volte la cintura e finalmente va.

In tutto ciò io mi concentro a respirare regolarmente, a non prendere fuoco, e a stringere tra di loro le mie mani.

Lo guardo con la coda dell'occhio, e lui mette in moto, e finalmente partiamo.

Schiaccia il pulsante della radio e parte una canzone. È di Slash, come non potrei riconoscerla, mio padre me la metteva in continuazione da piccola.

Inconsciamente inizio a muovere la testa a ritmo e lui sembra lo noti, ma decide di far finta di nulla.

<Dove abiti?> chiede senza spostare lo sguardo dalla strada.

<Ehm ti dico io, per il momento continua dritto> rispondo per poi poggiare la testa sul finestrino gelido.
Prende un dosso e sbatto fortissimo la testa al finestrino, e lui ovviamente ride.

Lo guardo malissimo mentre mi massaggio la testa, e lui continua a ridacchiare come se non mi fossi quasi spaccata la testa.

<Grazie!> esclamo acida, vorrei togliergli quel sorrisetto con uno schiaffo, ma rimango civile anche perchè poi non voglio arrivare a piedi a casa.

<Scusami....è che....pffff> e torna di nuovo a ridere.

Alzo gli occhi al cielo e mi mordicchio il labbro, aspettando magari che finisca.

<Scusa è che si è sentito il tonfo e...e...> eccolo che ride di nuovo.

Mi rendo solo ora conto che deve subito svoltare a destra, altrimenti dovremo fare tutto il giro della città.

<Gira a destra!> urlo e lui frena di scatto, svoltando, e quasi non provoca un incidente.
Stringo i denti e la maniglia della macchina, nella speranza di non morire, e di arrivarci a domani....anche se ripensandoci...domani ho il test di fisica...

Torna a guidare normalmente, indifferente, anche se dietro ci sono cinquanta persone che ci hanno suonato, ma a quanto pare non gli importa.

Come fa? Io mi farei tanti di quei complessi ora, ma lui sembra rilassato.

Ľ unica cosa a cui penso è che se avessimo fatto un incidente, e magari saremmo morti, la canzone che ci sarebbe stata stata in sottofondo è "The final countdown". Ok ora mi viene da ridere.

<Prendi la prima uscita alla rotonda> dico stavolta in anticipo, non voglio ancora rischiare la morte.

<Ti sei fatta male?> chiede ď un tratto, girandosi verso di me.

<No, non ti preoccupare> dico e vorrei aggiungere anche "Sono la figlia più piccola, e sono sempre stata la vittima di mia sorella" ma non lo faccio. Beh almeno si è preoccupato, sta facendo passi avanti.

<Appena arrivi a casa mettiti del ghiaccio> afferma serio guardandomi negli occhi.

<Non vuoi avermi sulla coscienza?> chiedo ridacchiando per sciogliere la tensione.

<Beh ci machi solo tu> dice sospirando pesantemente come se avesse un peso enorme. Si passa una mano tra la chioma bionda e stringe con ľ altra il volante. Vedo il suo sguardo perso e il modo in cui contrae la mascella.

Un magone si fa spazio nella mia gola.

Per un attimo si è aperto, ľ ho visto, e ho sentito una strana sensazione di pesantezza, passare da lui a me.
È stato brutto, come se fossi schiacciata da una sensazione fortissima, ed è durato solo un secondo...

Gli dico di imboccare il mio vialetto e gli indico casa mia. Per non so quale motivo rallenta, forse per parcheggiare...o per osservare meglio casa? Non so quale delle due pensare, ma comunque tutto ciò mi spaventa.

Parcheggia e sblocca le portiere. Prendo il mio zaino e il clarinetto, che avevo poggiato a terra tra i miei piedi, e stacco la cintura, stavolta con meno difficoltà.

Mi giro verso di lui e incontro subito il suo sguardo. Rimaniamo a guardarci per un po' di tempo, un tempo indefinito...

<Credo che dovresti andare> afferma distogliendo lo sguardo per primo.

Annuisco a disagio e dico <Grazie per il passaggio> e scendo senza aspettare risposta.
Cammino in fretta verso il portone, e sento ancora il motore della sua auto alle mie spalle. Probabilmente sta aspettando che io entri in casa...
Carino da parte suo preoccuparsi, dopo che ha riso di me quando ho sbattuto la testa. "Molto, molto, molto carino" sbuffo bisbigliando entrando finalmente in casa.

TATTOOS Where stories live. Discover now