11. La Legilimanzia

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"Sei un'idiota!"-urlava Lilith all'interno del dormitorio di Abel, dove era presente anche Walburga, che con una faccia soddisfatta si sedette sul letto.

Il ghigno sorridente che solo Lilith era in grado di vedere, perché Abel era girato di spalle rispetto a lei.

"Suvvia, cara Lilith, non avevi per caso detto che non volevi avere niente a che fare con lui? Me lo dissi tu stessa"-esordì soddisfatta la Black incrociando le braccia.

Walburga aveva raccontato ad Abel quella sera tutte le cose uscite dalla bocca di Lilith su di lui, e Dolohov proprio per i racconti della ragazza aveva deciso di tradire la sua fidanzata, non curante della loro relazione.

Lestrange, Rosier e Nott avevano in tutti i modi provato a fermarlo, quando lui aveva dichiarato l'intenzione di recarsi nel dormitorio con la Black, ma lui non voleva sentire ragioni.
Forse per egoismo.
Forse perché voleva farle provare gelosia.

Lilith, accecata dalla rabbia, prese un vaso di fiori e lo ruppe a terra, gettandolo con tutta la cattiveria che aveva in corpo.

Quel vaso era così caro ad Abel, il quale quando vide la scena si mise le mani tra i capelli ed iniziò a sbraitare. "Che cosa cazzo fai? Lo sapevi benissimo che quel vaso era importante per me!"

"Non me ne frega un emerito cazzo Dolohov, mi hai tradito! Hai baciato quella che era la mia migliore amica, e per di più ora nemmeno ti scusi, e pensi ad uno stupido vaso!"-esclamò la Vervain inviperita.
"È proprio per questo che ti ho tradito...ma non lo capisci? Sei cattiva Lilith. Sei piena d'odio e di violenza. Chi ti sta intorno non può più sopportarti. Io e Walburga ne siamo l'esempio più concreto"-si stizzì Abel.

"Io cattiva? Ma ti rendi conto di chi hai appena limonato? Walburga non è chi pensi lei sia"
"Allora chi sono, Lilith? Dimmelo"-sentenziò l'altra Serpeverde alzandosi dal letto.
Aveva uno sguardo calmo, insolitamente. Agli occhi di Abel non pareva affatto come la stava descrivendo Lilith.

"Stai zitta! Stai zitta perfavore o ti uccido qui, così sarò veramente cattiva come mi dipingete tutti quanti. Sei cieco Dolohov, ed è una fortuna che io non ti abbia detto prima che sono innamorata di te, perché mi avresti deluso, come fanno sempre tutti nella mia vita. Siete deludenti."

Abel si sentì colpito da un pugno nella bocca dello stomaco.
Allora lei lo amava.
Tutte quelle cose che lei gli aveva detto non erano altro che uno scudo.
Uno scudo per lei.
Uno scudo per lui.
Menzogna.
Attrice.
Peccatore.
Peccatrice.
Innocenza.
Un miscuglio che si presentava nudo e scoperto da ogni bugia.
Una paralia del corpo.
Una paralia della mente.

E Dolohov si sentì veramente incapace di proferire parola, fissò Lilith con gli occhi spalancati, e anche il cuore sembrava essersi aperto un po' più.
Se solo lei glielo avesse detto prima...

"Mi stai dicendo una cazzata Lilith"-se ne uscì Abel incredulo, come poteva lei amarlo?
"Una cazzata è quella che stai facendo ora. Sono stata zitta troppo tempo per paura. Tu mi hai allontanata da subito, perché mi hai dipinta come un mostro, con un'immagine che non mi appartiene. Walburga è un mostro, e sei troppo cieco per capirlo."
"Walburga non è un mostro! Non usarla come argomento di difesa. Lei mi ha capito più di quanto abbia mai fatto tu in due anni. Lilith, sveglia, due anni!"-sentenziò lui.

E Walburga pretese di essere scioccata. Guardava Lilith con occhi alieni, come a fingere di essere così innocente e non compromessa.

"Che cos'hai da guardare, faccia da pesce lesso? Lo sai benissimo tutto quello che hai fatto. Hai cruciato Davina in un bagno. Tua cugina. Sangue del tuo stramaledetto sangue. E l'hai gettata in doccia facendole fare una doccia bollente, l'hai ustionata e non te n'è fregato un cazzo."
La Vervain era arrivata ad un punto di non ritorno, ed Abel si ritrovò incredulo.
Crucio, la maledizione senza perdono? Aveva veramente cruciato sua cugina.

Venena -TMRWhere stories live. Discover now