30. Venena

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Aurora disegnava con la sua mente figure danzanti, silhouettes che romanticamente si prendevano per mano e volavano leggiadre al ritmo della musica.
Nessuna canzone, nessun passo o movimento avrebbe mai potuto racchiudere appieno il suo stato d'animo in quel momento.
Fisicamente lei era lì, nella Stanza delle Necessità, a partecipare in maniera più o meno attiva alla festa, ma mentalmente si trovava da tutt'altra parte.
Pensava alla sua famiglia, al fatto che tutti loro fossero probabilmente riuniti a tavola assieme a Ralston, e la cosa la confortava.

Non avrebbe saputo bene descrivere a parole la sua amicizia particolare con Nott, ciò che sapeva era che lui l'aveva baciata, ai primordi del tramonto di fronte ai suoi amici, che al momento si trovavano davanti a lei, mentre Ralston non c'era.
Aveva riflettuto spesso sulla metafora che lui aveva incluso nella sua lettera, ed aveva capito che lui si paragonava ad un bruco, che lentamente stava costruendo il proprio bozzolo per volare libero come una farfalla. Metamorfosi.

E non era ben sicura del perché l'avesse aiutato in quel momento, ma la convinzione di aver fatto la cosa giusta appianava ogni senso di colpa nell'averlo sottratto alla sua famiglia. A un matrimonio che non gli apparteneva.

"Aurora ci sei?"-Septimus distrasse la ragazza dai suoi pensieri, cercando di riportarla all'attualità con una leggera gomitata sul braccio.
"Sì, stavo solo pensando"
"Tu che pensi? Wow che giorno è oggi? Devo segnarlo sul calendario"-ironizzò lui.

Sebbene fossero amici da molto tempo, Aurora percepiva che da parte sua c'era qualcosa in più. Un sentimento che andava oltre al semplice volersi bene.
Se n'era accorta da come la guardava, con le pupille leggermente dilatate e gli occhi lucidi.
Se n'era accorta da come la proteggeva in situazioni sconvenienti per lei, in cui veniva chiamata Sanguemarcio.
Una serie di piccole cose che l'avevano portata a capire, ma purtroppo lei non sarebbe mai stata in grado di ricambiare questo sentimento, perché lo vedeva come un ottimo amico, ma niente di più.

"Sei così divertente Sep"-alzò gli occhi al cielo sghignazzando.
"A che cosa pensi Rory?"-lui la stava guardando, ma lei non si azzardò a incrociare le sue iridi marrone caldo. Non voleva il confronto, perché aveva paura di ferirlo.

"Penso alla mia famiglia...a mamma e papà che staranno dando di matto per dormire a causa di Jean. A Emeraude ed Alizée che probabilmente mi avranno rivoluzionato l'armadio, prendendomi tutti i vestiti impossessandosi della mia camera. Ai due gemelli che faranno dannare tutti...vorrei solo tornare a casa, per questa sera."
"Hai sempre la Metropolvere se vuoi"-suggerì lui dandole una pacca sulla spalla. "E potrei venire con t-"
"NO! Cioè volevo dire, non c'è bisogno, davvero."-si ricorresse subito per evitare di risultare sgarbata, ma non poteva far sapere a nessuno, se non ai Cavalieri, del fatto che Ralston si trovasse a casa sua al momento.

Septimus risultò chiaramente dispiaciuto da questo, ma comprese che Aurora avesse bisogno di un po' di tempo con la sua famiglia da sola.
"Se hai bisogno di una mano sai dove trovarmi"-dopo aver pronunciato queste parole, Weasley si alzò dalla sedia nella quale era seduto al momento per andare a riempire il suo bicchiere di altri alcolici, lasciando Aurora ai suoi pensieri.

****

Aurora sbucò fuori dal camino di casa sua, con un tonfo sordo e l'abito sporco di cenere e fuliggine.
Ad accoglierla c'era un silenzio tombale, nessuno era in sala da pranzo, nemmeno la madre che in genere rimaneva sveglia a leggere dopo aver messo a letto Jean.

"Vorrà dire che tornerò domani..."-pensò tra sé e sé, rimanendo abbastanza delusa.
Nemmeno Ralston era nei paraggi.

Passò la mano sul tavolo come ad accarezzarlo, scrutando ogni minimo dettaglio. La cucina risplendeva sotto una pulizia quasi maniacale.
Avanzò lentamente facendosi spazio tra le sedie riposte perfettamente sopra il tavolo ligneo e capovolte.
Ognuna di loro aveva inciso sullo schienale un nome che indicava un destinatario della famiglia Fontaine, ma Aurora ne notò una in particolare, nuova.
Una sedia che presentava il nome "Ralston" intagliato, come se facesse parte della famiglia ormai, come se fosse diventato un Fontaine.

Venena -TMRWhere stories live. Discover now