39. Primo atto, scena terza

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Tw: smut

La tristezza aspetta.
Si nasconde nei meandri più bui della mente e resta lì per mesi, forse anni.
Studia l'essere umano che abita e comprende il momento meno adatto per mostrarsi, e si manifesta senza pietà.
Riduce l'uomo in brandelli.
Lo martoria, lo picchia e lo uccide.
La tristezza uccide l'uomo nel momento in cui essa lo trova più fragile.

La tristezza aspetta, è paziente.
Ha un occhio di riguardo verso coloro che la possono sopportare meglio, cercando di distruggere anche chi tendenzialmente non ne è influenzato in particolar modo.
Infilza la sua lama affilata nelle costole e la gira puntando al cuore.
Ma solo dopo un'attenta analisi, celata negli angoli, essa si fa viva.
Forse il prossimo angolo sarà migliore, pensa.

La tristezza aspetta, è velata.
Così latente che quando si manifesta non lascia spazio alla reazione dell'uomo.
Vuole a tutti i costi essere sua sovrana e cercare di vederlo affondare, perché è così che si nutre e continua a sopravvivere, come uno schifoso parassita che non riesce a vivere in proprio.
Deve infestare e uccidere, perché il suo scopo è proprio quello di passare il suo pennello e dipingere tutto di nero.

Quando Davina aveva iniziato ad interessarsi alle arti oscure, Tom già sapeva come uccidere una persona in una sola mossa, riducendola in mille pezzi, facendogli esplodere il cuore.
Aveva letto così tanti libri sulla morte da esserne diventato esperto.
E gli piaceva immedesimarsi in quelle pagine e pensare di riprodurre qualsiasi maledizione su un essere vivente.
Gli piaceva pensare di avere in mano la vita delle persone, e che lui potesse essere il solo a decidere, con una mossa, di porre fine ad un'esistenza.

Con il suo sguardo attento, Davina scrutava le parole impresse su carta che Tom aveva già passato in rassegna molteplici volte.
Aveva studiato quegli incantesimi, e alcuni li aveva addirittura provati su animali ed insetti in giro per il castello.
Ma il suo più grande desiderio, era provarlo sugli umani.

La Black osservava quelle pagine, e la tristezza bussava alla sua porta.
Si ricordava di tutti i momenti passati insieme a lui.
Tom non era stato solo una fase, non poteva essere solo quello.
Era stato un maestro.
Le aveva insegnato come studiare correttamente per ricordarsi più cose nel minor tempo.
Le aveva insegnato come sbarazzarsi della procrastinazione.
Era stato un amante.

Ma per quanto le facesse piacere rifugiarsi nei ricordi, doveva ricordare che Tom Riddle in realtà era un assassino.

Aveva evitato per settimane un qualsiasi contatto con lui.
Che si trattasse di studio, di futili chiacchierate o di contatto fisico, lei aveva evitato Tom, senza lasciare a lui tempo di spiegare, o tantomeno di sapere il motivo per il quale si fosse allontanata così tanto da lui.

Si guardavano occasionalmente da una parte all'altra della sala comune.
Lui osservava ogni suo minimo movimento, mentre lei sperava di risvegliarsi dall'incubo che stava vivendo.
Sperava disperatamente di aver solo sognato la Giratempo e tutto il suo viaggio, compreso il ragazzino dai capelli biondo platino nipote di Abraxas.

O forse stava impazzendo.
Viveva in un mondo creato dalla sua mente dove i personaggi prendevano una piega diversa da come li aveva disegnati.
La sua opera teatrale stava arrivando al momento dell'interludio, con protagonisti che riempivano l'atto di azioni fuori dall'ordinario.

Smise per un attimo di far sfregare i neuroni tra loro, che le stavano causando lancinanti mal di testa.
Per un attimo non pensò a nulla.
Non pensò a Tom.
Non pensò al ragazzino biondo.
Non pensò al viaggio temporale.

Venena -TMRWhere stories live. Discover now