38. La cura

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Un attimo può cambiare tutto.
È l'istante che si posiziona nel mezzo di miliardi di altri a cambiare tutto.
Quello che può cambiare le sorti di una realtà.
Di una vita.

E l'istante è dominato da un azione, da una parola, da un piccolo gesto che può ribaltare le carte in tavola, facendole finire sul pavimento, capovolte.
Come se non contassero più niente.
Perché il fatto di essere state ribaltate ha fatto perdere loro valore, facendo subentrare l'attimo successivo, e l'azione successiva.

Una vita può essere ribaltata, esattamente come quelle carte.
Determinata istante dopo istante solo da azioni, parole o piccoli gesti.
Un susseguirsi di fotografie, che come in una pellicola sono separate da piccoli spazi.
Piccoli infimi spazi.
E poi si passa alla pellicola successiva, dove prende piega un mondo nuovo.

In quello spazio si ritagliava Frederick Lestrange, il suo quadro era drammatico.
Tentava disperatamente di risvegliarla, nello sfondo quelle speranze reincarnate da milioni di stelle disperse nel manto blu del cielo notturno.
Una stella cadde silenziosamente dal cielo, lasciando dietro di sé una scia luminosa che in centesimi di secondo sparì.
Sparì portando via la luce.

Perché Phoebe era la Luce, quella di Frederick.

"Ti prego Phoebe risvegliati"-implorò il corvino tra un singhiozzo e l'altro, tamponandole la ferita al collo con la cravatta. Dopo poco si tolse la camicia bianca ed iniziò a fare pressione con quella.
Dal bianco emerse un alone rosso.

Il sangue stava scivolando via dal suo corpo come se avesse fretta di andare da qualche parte.
Il tempo si era fermato ma il sangue no.
Continuava a macchiare sempre di più quella camicia.

Dopo essersi assicurato di aver saldato bene l'indumento attorno al collo della ragazza, Lestrange la prese in braccio correndo come poteva verso l'infermeria.
Di certo lui non avrebbe potuto fare molto a riguardo, ma Madame Lobosco sì.
Aveva curato qualsiasi studente si fosse presentato precedentemente alla sua porta.
Ossa rotte, ferite superficiali, persino incantesimi abbastanza violenti.

L'unica persona che non fu in grado di curare l'anno precedente fu Myrtilla Warren.

Non appena Fred spalancò la porta dell'infermeria, Madame Lobosco sobbalzò.
C'erano solo due studenti sdraiati negli appositi lettini, ma non sembravano essere pazienti che richiedessero un'attenzione particolare.

"Madame, lei deve aiutarmi"-implorò Frederick stendendo il corpo di Phoebe su uno dei lettini liberi in fondo, lontano dagli occhi curiosi dei due studenti, che si sporgevano dalle loro postazioni per dare un'occhiata.

Uno di loro vide delle macchie di sangue gocciolate a terra, e capì che dovette trattarsi di qualcosa di grave, perciò tirò la tendina facendosi discreto, mentre l'altro continuò imperterrito a cercare di capire cosa fosse accaduto.

"Che cosa è successo?"-chiese la Lobosco portandosi le mani ai capelli, e prontamente prelevò una goccia di sangue di Phoebe per individuarne il gruppo sanguigno.
"N-non so...io, cioè noi do-dovevamo vederci e l-l'ho trovata..."-Fred era troppo sconvolto per riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
Vedere Phoebe morente davanti a sé gli fece staccare completamente il cervello dal resto del corpo.

"Il gruppo è AB...è abbastanza raro ma dovremmo riuscire a trovare qualche sacca di sangue nell'armadio di là per una trasfusione...caro potresti prenderla?"
Fred non se lo fece ripetere due volte, e si affrettò a spalancare l'armadio cercando disperatamente sacche di sangue che avevano su scritto AB.
Riuscì a trovarne otto in totale, e le prese tutte sulle braccia portandole verso Madame Lobosco, che nel frattempo aveva già infilato un ago da prelievo nel braccio di Phoebe.

Venena -TMRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora