46. La Sensazione

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Tw: menzioni di violenza

Quale sofferenza tange l'anima più dello strappare la stessa in mille pezzi, calpestarla con stivali malconci, vestiti da piedi pesanti che calcano milioni di volte lo stesso tratto di strada, e ancora urlare contro di essa con un carico di rabbia tale da spazzare via quelli che sono i margini rimasti?
Come può l'anima, entità ontologica intangibile e perfetta, pura metafisica che danza assieme al corpo costituendo l'uomo, ricoverare sé stessa e guarire dalle dilanianti ferite?
Come può l'anima, una volta investigata, rielaborata e oltrepassata, guardarsi allo specchio ed indossare una maschera fatta di sorrisi di carta.

Il corpo l'ammira e tace, sebbene siano due opposti, espressioni di un paradigma sostanzialmente dicotomico, tace, poiché qualsiasi cosa detta potrebbe distruggere definitivamente quegli scampoli rimasti di un tessuto bianco ormai lacerato.
Il corpo non vuole che la sua anima bruci, anche se si amano non può aiutare, offrire la sua mano tangibile verso quella idealizzata della sua compagna.
Il corpo guarda, fa esperienza fenomenica di ciò che accade, si becca delle ferite superficiali, un tocco non voluto, si becca la morte.
Ma con essa, tutto ciò che ha passato quel corpo sparisce, poiché la morte è la fine di tutto, di tutto tranne che per l'anima.

L'anima vive e sopravvive alle ferite per sempre, si eleva ad uno stato astrale, e abita in un altro corpo.
Mentre l'altro corpo accoglie l'anima dilaniata nella propria casa nuova, impaziente di iniziare una nuova vita.

Il corpo ha un solo abitante per sempre, l'anima è nomade; si muove di casa in casa cercando disperatamente di restarvi dentro il più possibile, idealizzando che almeno questa volta, la casa non sarà invasa da malviventi che tenteranno di rubare ciò che è rimasto.

Il corpo di Aurora sarebbe guarito un giorno da quel tocco indesiderato. Con la morte, si sarebbe ripristinato il ciclo naturale della vita, ma l'anima? No, costei, reduce di ferite di altre case, sarebbe passata ad un'altra abitazione fingendo di ricominciare da capo.
Distrutta.
Dilaniata.
Sfumata.
Ma da capo.

Il corpo di Phoebe avrebbe rimosso le tracce di licantropia nel momento in cui il suo cuore si sarebbe arrestato, il sangue avrebbe smesso di scorrere tra le sue vene, sangue corrotto e marcio.

Il corpo di Davina, ucciso dal maledetto tocco dell'anello, avrebbe cessato le sue sofferenze, una volta che il nero si fosse fatto strada fino al grande Capo di tutti i tremori e delle palpitazioni.
I battiti, spenti, avrebbero smesso di risuonare in quell'ampio teatro di costole e organi.

Il corpo di Lilith, tradito mille e una volte da qualsiasi persona l'avesse accarezzato professando amore, avrebbe trovato il sollievo finale nella morte.

Ma le loro anime? Loro sarebbero rimaste testimoni dello spargimento di sangue, degli orrori dell'esperienza terrena, portando nell'aldilà un ricordo marcatamente vivido, un quadro la cui cornice perfettamente lignea d'ebano, contiene un ritratto il cui vetro protettivo è ormai in frantumi.

Cosa sarebbe stato, allora, tutto quello scalpitio dell'anima, se non una disperata richiesta d'aiuto?
La spaventosa analogia celata tra il movimento della stessa nomade e la richiesta di un paio di occhi che potessero fotografarla, immortalarla nell'attimo pungente del fatidico sbaglio.

Dello stupro.
Del morso.
Del tocco.
Dell'amare.

Fatidici sbagli che segnavano le quattro anime in maniera uguale e al contempo complementare.
Tutti quegli sbagli contingenti, enti creati solo ed esclusivamente dal Supremo, e al contempo eidetici a quella linea del tempo denominata Vita,
Perché non ometterli?

"Ho bisogno d'aria"-sentenziò avvilita Aurora prima di uscire da quelle quattro mura dell'aula di Pozioni.
Lumacorno non fece domande, pensò che si trattasse delle solite scuse di Aurora per saltare la lezione, ma a lei il fiato mancava veramente.
Si sentiva strozzare da mille fili avvolti attorno al suo flebile collo olivastro.

Odiava La Sensazione.
Costei che da quel giorno non la lasciava andare, si sedeva con lei, conversava con lei, la schiacciava sotto le sue potenti mani pietrose.
Dormiva con lei nel momento in cui la necessitava di meno, era diventata sua coinquilina e guarda carceraria.

"Scusi, potrei andare un secondo in bagno?"-chiese Phoebe al professor Silente di Trasfigurazione, che rispose con un cenno del capo affermativo.
Dall'altra parte del Castello, Phoebe varcava la soglia dell'aula per bagnarsi il viso con dell'acqua fresca.
Anche lei aveva La Sensazione.
Quella costrizione alla gola, un nodo così stretto da non lasciar passare né aria, né saliva.

Davina non chiese nulla, uscì dall'aula della professoressa Merrythrough senza alcun preavviso.
Il dolore che si espandeva dalle dita irradiava verso il braccio non me faceva vedere altro che Morte.
Una morte annunciata che non poteva essere reale ad un'età così tenera.

Lilith invece non si era presentata a lezione, aveva un forte dolore, non fisico ma mentale.
Non riusciva a concepire l'idea del matrimonio con Abel e di come le cose tra loro sarebbero andate sempre peggio.
Non voleva un marito.
Non voleva dei figli.
Non voleva la vita di sua madre.
Voleva volare libera come una colomba, ma questo sogno non poteva essere seguito.
Si alzò con un senso di nausea così forte da non avere nemmeno il tempo di riversare tutti quei pensieri nel sonno.
Doveva espellere quella Sensazione in modo fisico.
Si piegò di fronte alla tazza del bagno, incapace di trattenere i suoi succhi gastrici dentro.
Non aveva mangiato, ma sentiva il bisogno di toglierla da dentro.

"TI ODIO, TI ODIO DA MORIRE"-urlò Phoebe di fronte allo specchio dei bagni femminili, non curante di chi potesse sentirla da fuori.
"Ti odio così tanto da volerti bene, ti sento indispensabile dentro di me"-si riferiva a Lui, quel lupo che l'aveva rovinata e al contempo salvata.
Un rapporto di odio e amore che non voleva ammettere.
Lui aveva liberato la sua parte animale, distruggendo le sue possibilità di vivere una vita normale e salvandola dai pericoli.
Il suo istinto l'avrebbe salvata in maniera imminente dai danni.
Il suo istinto da lupo non l'avrebbe mai abbandonata.

Davina si lavò compulsivamente le mani cercando di rimuovere il Nero, quel colore oscuro che giocava, andirivieni tra le sue dita affusolate, e che come una luce intermittente ora era lì, ora no.
Una luce intermittente, una vita intermittente.
Non sapeva quando se ne sarebbe andata, l'unica certezza è che un giorno lo avrebbe fatto.
Cosa avrebbe pensato Tom, risvegliandosi da solo in un letto freddo, senza nessuno al suo fianco?
Sarebbe morto alla sola idea di perdere l'unica persona per la quale aveva provato una forma di amore e protezione.

Aurora si sentiva sporca, doveva togliersi di dosso quel tocco indesiderato che le stringeva ancora, dopo settimane, le cosce e la gola.
Il tocco che voleva portarle via tutta la sua innocenza e il suo essere anche bambina.

Voleva odiare così tanto chi l'aveva resa così, invece, incolpava sé stessa come se la violenza subita fosse stata causa sua.
Causa del suo viso troppo provocante.
Causa del suo essere donna.
Causa sua e di nessun altro.

Tutte e quattro di fronte allo specchio del rispettivo bagno si guardavano.
Guardavano i loro corpi, normali all'esterno, ma attraverso gli occhi, quelli che vengono definiti come specchio dell'anima, vedevano la distruzione.
Vedevano lo Stupro.
Vedevano il Morso.
Vedevano il Tocco.
Vedevano l'Amare.
Vedevano la Sensazione.

"Vuoi saltare, o forse ridere, magari giocare? Io non te lo permetterò. Sarò lì di fianco a te, e tarperò via ogni tua soddisfazione per vederti urlare di dolore. Sarò sempre lì, ad ogni tua gioia, io mi addentrerò in te facendoti ricordare che esisto. Perché non puoi vivere senza di me, non ti lascerò mai essere umana. Ti prenderò quando meno te lo aspetti e affonderò i miei denti nella tua carne per penetrare a fondo ed iniettare il mio veleno in te. Odio che tu possa scordarti del mio effetto. Odio che tu possa essere anche solo lontanamente appagata dalla tua vita.
Voglio infettarti come un virus ed impossessarmi di ogni tua molecola.
Per sempre tua

-Sensazione"

Venena -TMROù les histoires vivent. Découvrez maintenant