𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚘𝚗𝚎

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Midoriya's POV

Mi chiamo Midoriya Izuku, ho quindici anni e frequento il più prestigioso liceo linguistico del paese. Le lingue mi son sempre piaciute, in particolar modo l'inglese, e se sono qui è per incrementarne le conoscenze e studiarne altre, quali lo spagnolo e il tedesco.

Non mi sono mai interessato a queste, specialmente alla seconda, ma vorrei, in egual modo, cimentarmi in queste nuove discipline.

È una scuola ben diversa rispetto alle precedenti che ho frequentato. Lo studio è certamente importante, ma allo stesso modo lo sono anche i quirk, unicità appartenenti a gran parte degli esseri umani sin dalla nascita. Ma non si tratta di me; il mio quirk è ereditario, e non lo possiedo da molto.

Sin da bambino, ho sempre desiderato diventare un eroe. È un sogno che da sempre ho visto irraggiungibile, in primo luogo perché nato senza unicità; ma una causa secondaria è il non saperla controllare ora che finalmente ne possiedo una. Non l'ho mai usata con cattive intenzioni, ma quelle volte mi sono sempre ferito fisicamente.

Il mio punto di riferimento è All Might, il simbolo della pace, l'eroe numero uno, colui che salva tutti con un sorriso. Ha notato in me quel qualcosa che tutti mi hanno fatto credere di non avere, ed è stato proprio lui che mi ha "ceduto" il suo potere, dopo avermi allenato per mesi lunghi e soprattutto intensi.

Durante la frequentazione sarò lontano da casa; ogni classe avrà il proprio dormitorio, non molto distante dall'edificio scolastico. Sono pronto ad iniziare ma, seppur in piccola parte, i miei futuri compagni, di cui ancora non so nulla, mi incutono preoccupazione.

Nel corso degli anni passati sono sempre stato un bersaglio per la mia classe, che è riuscita a coinvolgere, in modi a me del tutto estranei, i membri delle altre. Dal canto mio, poi, non sono mai stato forte, e non ho mai reagito alle loro provocazioni.

<Rimarrai solo, chi potrebbe mai volere una nullità come te?>

Non facevano che ripeterlo. Quella frase mi ha tormentato durante la tenera età, mi ha portato a chiudermi e mi ha impedito di relazionarmi agli altri come avrei voluto.

Non che lo abbia mai fatto, ma quando ero più piccolo un amico l'avevo; Bakugou Katsuki, "protagonista" della mia infanzia, colui con lui ho condiviso ogni momento da bambino.

Probabilmente gli ultimi istanti in cui mi sono sentito bene e spensierato per davvero li ho vissuti con lui.

Un giorno, però, ha ben pensato di voltarmi le spalle, senza mai darmi alcun tipo di spiegazione.

Avevo appena cinque anni, ma mi sono sentito abbandonato dall'unica persona che avevo accanto.

Per lui sono sempre stato un buono a nulla senza quirk, contrariamente a lui che lo ha manifestato durante un giorno d'asilo, attirando su di sé l'attenzione di gran parte dei bambini.

Da allora per lui sono "Deku".

Tutti hanno assunto un atteggiamento ostile nei miei confronti, seguendo le orme di quel ragazzo, ma non ho mai compreso a fondo se meritassi realmente tutte quelle sofferenze.

Così ho dimenticato cosa significa instaurare un rapporto con gli altri, e sembrerà assurdo, ma non ho più avuto amici dopo tutto quegli anni.

Parlarne, però, in questo momento è l'ultima cosa che voglio. Malgrado sembri impassibile, parte di questi ricordi non sono particolarmente belli da ricordare per me, perciò cerco di metterli da parte, fingendo che non mi appartengano.

Non mi sono fatto aspettative sui mesi che verranno, se non quella di dare il meglio di me, e non me ne farò neanche una volta lì.

Non mi fido delle persone e le cose non cambieranno una volta che sarò partito per questo nuovo e lungo viaggio.

Ora sono in macchina, affiancato da mia madre che mi sta accompagnando, sicuramente più agitata e felice di me. Effettivamente, uno studente qualunque sarebbe entusiasta al sol pensiero di cominciare, ma a quanto pare non è il titolo che mi si addice.

"Sei emozionato?" mi domanda dolcemente la figura materna.

"No." rispondo, con tutta la freddezza che ho in corpo.

Le sue domande sulla scuola non cessano così facilmente quanto mi aspettassi, cosicché, giunto ad un certo punto, prendo ad ignorarla completamente, quasi non ci fosse.

Non ho mai avuto un bel rapporto con lei. Non perchè litighiamo spesso o qualcosa del genere. Ha sempre provato a parlarmi, cercando di avere un rapporto che normalmente una madre e un figlio dovrebbero avere.

In tutto questo tempo non ho fatto altro che respingerla, ma nonostante ciò non si è mai arresa. Ammiro la sua tenacia e non so dire se mi dispiaccia comportarmi così con lei: per me ha sempre fatto tanto.

Tuttavia, quando dico che non mi fido di nessuno, non la escludo. Provare ad aprirmi non è servito a niente; non riesco a fidarmi nemmeno di lei.

Finisco per perdermi tra i miei pensieri, senza neanche rendermi conto che siamo arrivati.

"Izuku, ci siamo" afferma riportandomi alla realtà.

Scendo dal veicolo non appena si ferma, per poi aprire il bagagliaio e prendere la mia valigia, rigorosamente verde. Si abbina perfettamente ai miei capelli e ai miei occhi; mi piace questa particolarità, malgrado riconosca quanto sia banale.

Mi volto verso la figura piangente di mia madre che mi guarda.

"Buona fortuna, tesoro. Mi mancherai" afferma estraendo dalla tasca della giacca un fazzoletto.

Mi avvicino a lei e la avvolgo con le mie braccia, cercando di stringerla a me come mai ho fatto prima. Non sono un amante del contatto fisico, ma è stato un gesto spontaneo al quale pongo fine dopo brevi istanti.

"Grazie, mamma" è tutto ciò che riesco a dire.

Cerco di accennare un sorriso, senza alcun tipo di risultato. La saluto con un cenno di mano, per poi voltarmi e dirigermi verso l'immenso edificio che mi ritrovo di fronte.

Attraverso il viale che conduce all'ingresso senza guardarmi troppo intorno, evitando di incrociare gli sguardi altrui, mentre penso a dove possa essere la mia classe.

1A.

Tra la folla, composta solamente da grandi gruppi di studenti, noto una ragazza mora, bassina, dalle guance paffute e un sorriso smagliante, alla quale decido di avvicinarmi.

"Ciao, scusami-" la richiamo, venendo immediatamente interrotto da lei, che si volta a guardarmi, per poi scrutarmi da capo a piedi.

"Ciao! Piacere di conoscerti, sono Uraraka Ochako!" esclama lei porgendomi la mano, con un tono eccessivamente allegro per i miei gusti.

"Midoriya Izuku" rispondo, porgendole titubante la mia, guardandola con espressione confusa.

Mi sorride e, pur provando a ricambiare, non riesco a fare lo stesso. L'unica impressione che riesce a darmi in questo momento è l'essere fin troppo strana.

"Ti serve qualcosa?" chiede dopo brevi istanti passati in silenzio.

"Sapresti dirmi dove si trova la 1A?" rispondo, facendo a mia volta una domanda.

"Suppongo sia la tua classe; possiamo andarci insieme se vuoi, è anche la mia" afferma cominciando a camminare, senza darmi neanche un secondo per replicare.

La seguo senza proferir parola e, fortunatamente, lei fa lo stesso.

Una volta arrivati, ci ritroviamo davanti ad una grande porta. La ragazza appena conosciuta è visibilmente emozionata, visto il suo corpo tremante e i suoi occhi fissi sulla maniglia; contrariamente a lei, non provo nulla.

"Entriamo?" chiede posando il suo sguardo su di me.

Annuisco.


𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now