𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚘𝚞𝚛

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Midoriya's POV

Mi dirigo nuovamente verso la valigia, la quale non è ancora completamente vuota, e ciò che è riposto al suo interno tende ad appesantire il bagaglio.

Estraggo, quindi, da essa i miei animali da compagnia, che nei momenti di noia, che qui certamente non mancheranno, mi hanno sempre aiutato a scacciar via ogni pensiero. Seguendone l'ordine numerico, li sistemo sulla scrivania, prestando attenzione a lasciare spazio a sufficienza per lo studio. Si tratta di una collezione, regalatami dai miei nonni, che all'epoca ancora erano con me, all'età di soli cinque anni.

Successivamente, tiro fuori dei poster, statuette raffiguranti All Might e in generale oggetti rappresentanti la sua persona. I primi li attacco da una parte all'altra del muro, cercando di riempire lo spazio nel modo che più preferisco; le restanti cianfrusaglie le dispongo su alcune mensole, situate al di sopra della scrivania, e su un mobile, collocato alla sua sinistra.

Nonostante la mia rigidezza, che l'eroe stesso in questione ha da sempre notato in me, non potrò mai negare la stima che provo nei suoi confronti. Mi ha insegnato tanto, e non smetterò mai di imparare qualcosa da lui, che giorno dopo giorno mi sprona, anche se inconsapevolmente, a non mollare mai.

Nel bagaglio non è rimasto molto, se andiamo ad escludere delle fotografie e la mia immancabile macchina fotografica.

Nessuno ne è a conoscenza, ma ho sempre amato fare foto, specialmente a paesaggi e a cose che mi incuriosiscono. Ne ho stampate poche, come quelle che in questo momento sono sparse disordinatamente nella valigia, ma non sprecherò occasioni per realizzare nuovi scatti, qualora mi si presenti un'occasione. La tiro fuori da lì, e la sistemo su un'altra mensola presente al di sopra della scrivania.

Successivamente, convinto della sua presenza alle mie spalle, mi butto sul letto, cominciando a fissare il soffitto, come se, in questo momento, fosse la cosa più interessante al mondo. La noia mi assiste, ma se cominciassi a leggere fumetti in questo momento, probabilmente l'indomani li avrei già finiti, vista la mia velocità.

So bene che, se fossi un qualsiasi altro studente, uscirei da qui e cercherei di costruirmi una vita sociale, ma i miei modi sono totalmente differenti rispetto a quelli degli altri, e penso si sia capito che amo stare in solitudine. È raro che desideri la compagnia di qualcuno, ma quando accade, non trovo mai nessuno disposto a starmi accanto.

D'improvviso, sento le mie palpebre appesantirsi. Che mi stia venendo sonno senza aver fatto nulla di impegnativo durante un'intera giornata?

Seppur consapevole di ciò, mi dico che forse in parte è un bene. Se non ho alternative, la noia la affronterò dormendo. Infatti ci provo, anche se invano, dato che sento nuovamente qualcuno bussare, che mi costringe ad alzarmi per una seconda volta. Apro la porta, ritrovando davanti ai miei occhi la tenera e bassa figura di Uraraka.

"Ciao, Midoriya! - mi saluta allegra. - Stiamo uscendo, ti unisci a noi? " 

"Noi?" chiedo.

"Io, Asui, Ashido, Todoroki, Kaminari e Kirishima"

"Ti prego" chiede con tono quasi supplichevole.

Non abituato a simili richieste, milioni di dubbi sul da farsi mi assalgono. Avete presente quando, sulle vostre spalle, spuntano un Angelo e un Demone? Il primo mi incita ad accettare, il secondo a rifiutare; ovviamente, chi scelgo di ascoltare?

"Passo" rispondo, probabilmente troppo orgoglioso, dandola vinta alla parte negativa.

Noto sul suo volto dispiacere, e spontaneamente mi domando il perché, dal momento che a stento sa chi sono.

"Non importa, sarà per un'altra volta" risponde con un mezzo sorriso, che farebbe invidia al sorriso più falso del mondo. Mi saluta con un cenno di mano prima di allontanarsi, mentre io la osservo andar via, fermo sullo stipite della porta, che infine chiudo.

Torno sul mio letto, ma questa volta mi ci siedo; poso i gomiti sulle ginocchia e il volto tra le mani, cominciando quasi a pentirmi della risposta data.

Punto gli occhi verso l'armadio, i cassetti e lo specchio. Mi alzo dal soffice materasso, nonostante ci sia stato ben poco, e mi dirigo verso i tre oggetti citati di sopra, tirando fuori una felpa nera, larga e calda, un jeans e un paio di scarpe bianche, che non perdo tempo ad indossare.

Mi ritengo soddisfatto dell'abbigliamento, ma lo stesso non si può dire della mia folta chioma verde e riccioluta, che di stare al suo posto proprio non vuole saperne. Mi rassegno e guardo la porta, ancora un po' incerto sul da farsi, ma dopo aver preso un sospiro profondo esco, dirigendomi al piano terra.

Giunto lì, cerco Uraraka per comunicarle che, per la prima volta in vita mia, ho dato ascolto all'Angelo, ma non essendo ancora arrivata mi avvicino al divano, notando la presenza di due ragazze che, probabilmente, sono le stesse che la castana aveva nominato in precedenza. Infine c'è Todoroki, che fissa il vuoto con espressione impassibile, di cui mi accorgo per ultimo.

"Vieni anche tu?" domanda il ragazzo in questione, al quale annuisco guardandolo negli occhi.

"Midoriya, alla fine sei venuto!" esclama una voce femminile alle mie spalle, con tono allegro. Riconosco la sua voce, così, senza pensarci una volta in più, mi volto e le rispondo con un cenno del capo, simile a quello dato in risposta a Todoroki circa dieci secondi fa.

Con lei ci sono due ragazzi, che suppongo siano Kirishima e Kaminari. Se non me li avesse nominati poco fa, probabilmente non avrei capito che si trattasse dei ragazzi che, in classe, siedono rispettivamente alla mia destra e dietro di me.

"Direi che possiamo andare" afferma euforica la ragazza rosa.

Usciamo dal dormitorio e ci rechiamo in centro, dove si trova il più grande centro commerciale del paese. Fare compere non è tra le cose che amo maggiormente fare, ma prevenire è meglio che curare, perciò ho portato con me qualche banconota.

"Se entrassimo qua dentro?" domanda Asui, i cui occhi e capelli sono simili ai miei, non tanto per la lunghezza, quanto per il colore, nonostante sia leggermente più scuro.

Tutti acconsentono, a differenza mia che mi adeguo al branco. È un negozio di vestiti, e non volendo restare fermo, comincio ad osservare ciò che è esposto nei vari reparti.

"Cosa cerchi?" chiede una voce alle mie spalle.

"Niente in particolare, tu?" rispondo, dopo essermi voltato ed essermi reso conto che fosse stato a Kaminari ad avermi parlato, facendo a mia volta una domanda.

"Guardo ciò che c'è" risponde sorridente, quasi contagiandomi, ma senza un minimo risultato positivo.

Torno a guardare avanti, notando Todoroki a qualche metro lontano da me, intento a guardare delle giacche, la cui bellezza mi colpisce così tanto che vorrei avvicinarmi. Non so se sia imbarazzo o orgoglio, ma le mie gambe sembrano non volersi muovere, e i miei piedi pargono esser diventati tutt'uno col pavimento.

"Ti serve qualcosa?" chiede con sguardo privo di emozioni; ed è in quell'esatto momento che mi rendo conto che, piuttosto che gli indumenti, ora stavo fissando lui. Scuoto la testa negando, mentre le mie gote si accaldano, e i suoi occhi tornano sulle giacche.

"Se vuoi guardarle puoi venire, non mangio"

Deglutisco, e, pieno di insicurezza che non mi spiego, mi avvicino.

Ci sono circa venti giacche, e il bicolore ne afferra una completamente nera, con due tasche laterali e una zip. È davvero bella, nella sua semplicità, e certamente addosso gli starebbe bene. Ma in fondo, perché ci sto pensando?

Guarda il cartellino, probabilmente alla ricerca del prezzo o della taglia, ma dopo brevi istanti la rimette a posto, per poi squadrarmi dalla testa ai piedi.

Perché mi sta guardando? E soprattutto, perché lo sto guardando di nuovo?

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Où les histoires vivent. Découvrez maintenant