𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚘𝚛𝚝𝚢 𝚏𝚘𝚞𝚛

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Todoroki's POV

"Il mio parlava di una donna in fuga dalla sua città perché era maledetta. Non era male, ma hanno usato troppa fantasia" commenta Asui, riferendosi al testo tradotto con una ragazza della sezione C.

A giudicare dalle parole dei miei compagni, erano tutti testi di avvenimenti non reali, in cui è stato fatto un grande utilizzo dell'immaginazione.

"Tu non ti unisci al discorso?" domanda il broccolo sgattaiolando fuori dalla massa di alunni della classe, venendo verso il mio banco un po' distante dal gruppo.

Scuoto la testa da destra a sinistra, mentre lui mi si piazza di fronte. Sembra voler dir qualcosa, eppure si limita ad un semplice sorriso.

Io, invece, ancora mi perdo tra i miei pensieri. Non riesco a non domandarmi cosa potrebbe accadere, se la sensazione che sento è reale, o se sono io troppo paranoico.

Sospiro, mentre da una finestra osservo un'ammasso di alunni correre da una parte all'altra del campo. Izuku resta in silenzio, ed io faccio altrettanto.

Le ore passano senza che io abbia rivolto la parola a qualcuno, e una volta conclusa la giornata, mi dirigo in mensa insieme ad alcuni compagni. Cerco il verde con lo sguardo, ma non lo vedo da nessuna parte, quindi suppongo sia tornato in dormitorio.

Mi avvicino al bancone, prendo del riso e chiedo alla donna lì presente di prepararmi un panino.

Osservo attentamente la preparazione, e nel mentre mi torna in mente la prima volta in cui lui è venuto da me portandomene uno, perché non avevo mangiato. Sorrido a quel pensiero, senza neanche rendermi conto che la signora già mi sta chiamando, con il panino pronto tra le mani. La ringrazio, lo afferro, torno a sedere e mangio.

Fisso un punto qualsiasi del tavolo mentre, boccone dopo boccone, tutto il riso finisce nel mio stomaco fino a saziarmi completamente.

"È libero? Posso sedermi qui?"

Sollevo lo sguardo e punto le mie iridi nelle sue. Stringo i denti, cercando di non mostrare la rabbia che provo nei suoi confronti. Annuisco e mi alzo, per poi allontanarmi da lì.

"Simpatico il tuo ragazzo, comunque" commenta.

"Si, davvero un bel tipo. Bravo Shoto"

Non rispondo: se lo facessi, finirei per essere controllato ancora dal suo quirk.

Lascio la stanza, esco da scuola e vado verso i dormitori. Nonostante l'abbia evitato per tutta la mattinata, ora il mio corpo sembra dirigersi a passo svelto verso la camera del mio ragazzo; ma l'avrei fatto lo stesso, dal momento che il panino che ho tra le mani è per lui.

Spalanco le porte d'entrata e mi precipito sulle scale, fino ad arrivare al quarto piano con l'affanno.

Poso una mano sul muro, l'altra sul mio petto e respiro rumorosamente, stanco per la corsa appena fatta. Se ci fosse stato Iida, probabilmente mi avrebbe rimproverato in dieci lingue diverse.

Porto lo sguardo sulla porta della stanza del verde e lentamente mi avvicino ad essa e busso. Si sente così il rumore di alcuni passi avvicinarsi, e dopo pocoa superficie lignea si apre, rivelando la sua figura raggiante. Mi sorride, mentre io immediatamente mi fiondo tra le sue braccia. Vorrei scusarmi, ma in questo momento preferisco restare in silenzio. Ricambia la mia stretta, cammina leggermente all'indietro, e in qualche modo a me sconosciuto, calcia la porta e la chiude, facendomi sobbalzare.

"Perché non eri a pranzo?" domando porgendogli il panino.

Lo osserva, sfoggia nuovamente un sorriso e si sposta verso destra, lasciando visibile la scrivania. Su di essa sono posti il libro e il quaderno di matematica, affiancati da un astuccio colmo di penne, gomme e matite.

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now