𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚑𝚒𝚛𝚝𝚢 𝚏𝚒𝚟𝚎

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Midoriya's POV

Busso ripetutamente alla porta della stanza della castana, finché non viene ad aprirmi, sorprendendomi mentre mi sistemo la giacca. Sul suo volto compare un sorriso a trentadue denti e, contemporaneamente, mi afferra da un polso, facendomi così entrare.

"Come sto?" domando nervoso, posizionandomi di fronte allo specchio attaccato alla parte.

Comincio a saltellare sul posto, toccandomi continuamente la giacca e sistemandomi i capelli, che non collaborano minimamente.

Due mani si posano sulle mie spalle: quelle di Uraraka, che tentano di rassicurarmi.

"Cosa ti aspetti da questa uscita?" domanda facendomi girare, permettendole così di guardarmi negli occhi.

Arrossisco, probabilmente in modo evidente, dato che la ragazza si lascia scappare una lieve risata.

In realtà, non mi ero posto questo quesito. Insomma, com'è che si dice? Cogli l'attimo. Ed è ciò che farò. Non voglio programmare niente.

Mi limito a sorriderle, con un'espressione più serena, in seguito a quei pensieri che mi trasmettono positività. Non permetterò che qualcosa vada per il verso sbagliato, non questa sera.

Sollevo leggermente la manica della giacca, notando che tra cinque minuti devo essere all'esterno della struttura. Guardo ancora una volta il mio riflesso nello specchio. Uraraka ci sa davvero fare, questo outfit mi piace un sacco, e mi sta anche bene.

"Sei perfetto, vai" mi incoraggia.

Mi reco verso la porta, affiancato da lei, che mi accarezza dolcemente la schiena. Il suo tocco è leggero e mi tranquillizza ancora di più.

Varco la soglia della porta e scendo le numerose scale. Perdo il conto, ma non ci dò peso. Ormai so benissimo che, in tutto, ce ne sono duecentoquarantadue. O almeno, sono quelli che portano dalla mia stanza al piano terra. E no, non sono pazzo.

Esco dal dormitorio, con esattamente due minuti d'anticipo, ma l'invitato mi ha anticipato.

Lui è lì, con la schiena aderente al tronco di un albero. Indossa una camicia bianca, un pantalone nero e una giacca del medesimo colore. Le scarpe, invece, sono in tinta con il primo indumento. Ha lo sguardo rivolto sullo schermo del cellulare, e il suo dito scorre su di esso. Quando mi nota, però, lo spegne e lo posa nella tasca destra del jeans. Resto imbambolato a fissarlo, mentre mi avvicino a passo lento a lui, che compie il mio stesso gesto.

"Da quando sei così puntuale?" esordisce, facendomi imbarazzare.

Non rispondo e abbasso lo sguardo, che finisce sul pavimento, nella speranza che il colorito che le mie guance hanno assunto non sia troppo visibile.

Il bicolore approfitta del momento, tanto che mi lascia un dolce e tenero bacio tra i capelli, facendomi sorridere come, forse, mai ho fatto prima.

"Andiamo?" domanda, nel momento in cui punto lei mie iridi nelle sue.

Annuisco, e insieme ci incamminiamo verso il centro del paese. Le strade sono illuminate, e ai lati di esse ci sono bancarelle che vedono oggetti di qualsiasi tipo.

Mi guardo intorno più volte, anche se i miei occhi finiscono sempre sul ragazzo che ho accanto.

Allungo un braccio in direzione della sua mano sinistra, che sembra essere in sintonia con la destra e con i passi che percorre. La afferro, e giuro di averlo sentito sobbalzare. Istintivamente la ritraggo, ma questa viene ripresa dal bicolore, che fa intrecciare perfettamente le nostre dita.

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora