𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚒𝚏𝚝𝚎𝚎𝚗

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Midoriya's POV

Sbatto la testa sul banco, cercando di capire dove sia finita la mia voglia di vivere, seppur sia consapevole di non averla mai avuta realmente.

Sento il bicolore alla mia destra farfugliare qualcosa di incomprensibile; probabilmente si sta lamentando, ma non capisco esattamente a causa di cosa, perciò mi volto nella sua direzione. Lo guardo, in attesa che si volti verso di me, e quando accade mi osserva confuso.

"Che hai?"

"Vorrei ripetere per la verifica, ma con questo baccano è impossibile" risponde seccato.

Non dico niente e poso il mio sguardo verso la cattedra, dietro la quale tra poco ci sarà All Might; è solo una questione di attimi, prima che il compito inizi.

"Dio, non so niente" sussurra ancora, e non spiego come io sia riuscito a sentirlo tra il chiasso e il basso tono di voce da lui usato.

"Se ti serve aiuto, chiedi" affermo, ma senza ricevere risposta.

Metto una mano sotto al banco, muovendola sotto di esso alla ricerca di quel quaderno che avevo posto lì prima, dal quale devo staccare un foglio, notando che, insieme ad esso, c'è qualcos'altro. Non faccio in tempo, però, a tirarlo fuori, che il professore fa il suo ingresso in classe.

Che tempismo, All Might..

"Mineta, distribuisci" afferma serio, dandogli i fogli su cui è scritta la versione di latino che dovremo tradurre. Il ragazzo fa quanto ordinato, finché non rimane senza fotocopie tra le mani e torna a sedere al suo posto in prima fila.

"Traducete. Tra due ore si consegna"

Guardo nervoso tutte le righe presenti che compongono il testo di media lunghezza. In latino me la cavo, ma l'ansia pre-verifica e la paura di sbagliare ci sono sempre, indipendentemente dal fatto che la materia sia bella o meno.

Analizzo i verbi e scrivo la loro traduzione a matita, per poi cercare le parole che non conosco, così da iniziare a tradurre intere frasi in base a declinazioni e casi. Non è molto difficile, specialmente perché a me il latino piace, e tradurre sembra quasi essere diventato un passatempo. D'altro canto, però, il ragazzo accanto a me, non fa che scrivere e cancellare, porta le mani ai capelli e agita le mani nervoso.

"Pss"

"Pss"

Non mi sente e non trovo altri modi per richiamare la sua attenzione, All Might se ne accorgerebbe se dessi troppo nell'occhio. Tuttavia, non posso far nulla, perciò continuo a svolgere il mio compito finché non lo finisco.

Nel momento in cui sistemo i fogli, dopo aver revisionato più e più volte, ormai pronto a consegnare e convinto a pieno di quanto fatto, sento la sua voce chiamarmi.

"H-hai finito?" chiede, evidentemente in preda all'ansia.

Annuisco.

"P-potresti a-aiut-"

"Cosa ti serve?" domando, cercando di non farmi notare dal docente.

"L'ultimo rigo"

Strappo dal quaderno sotto il mio banco un foglietto di carta, sul quale scrivo la traduzione della frase richiesta, aspetto che All Might si volti, nonostante ci voglia un po', dato che sembra quasi pietrificato e non intenzionato a muoversi e appena noto che non guarda più nella mia direzione, accartoccio il bigliettino e lo lancio al bicolore, che lo afferra e riesce a ricopiarne il contenuto senza farsi scoprire.

Intanto mi alzo e vado verso la cattedra, con i fogli tra le mani e lo sguardo di tutti su di me, e li porgo sulla cattedra, sotto lo sguardo dell'eroe.

"Sicuro di voler consegnare? Manca ancora mezz'ora"

"Si" rispondo prontamente, per poi voltarmi e tornare al mio posto.

In quell'arco di tempo, decido di prendere ciò che è sotto il mio banco, ma che non ho fatto in tempo a vedere prima. È una busta, dalla quale estraggo un oggetto, che a primo impatto, a tatto, sembrerebbe un libro.

Quando, finalmente, lo vedo, sgrano gli occhi, che si posano istintivamente su ragazzo dai capelli a porcospino.

skip time

"Del riso. Tanto riso"

La ragazza che si trova dietro il bancone porge al biondo quanto richiesto, facendolo così andare a sedere. Ordino lo stesso e, non appena ho preso tutto, lo cerco con lo sguardo, trovandolo seduto con Kirishima. Mi avvicino al loro tavolo e il rosso mi nota, facendomi capire, con un cenno di capo, che posso sedermi lì, anche se l'avrei fatto lo stesso.

"K-Kacchan"

Mi guarda come infastidito, ma allo stesso tempo i suoi occhi rossi mi incitano a continuare, anche se in fretta. Prendo un respiro; non perché abbia paura, ma per evitare di balbettare come un idiota.

"Devo parlarti"

Annuisce.

Tutti e tre cominciamo a mangiare e Kirishima, che aveva ascoltato la mia richiesta nei confronti del biondo, la accoglie, e quando finisce ci lascia soli, ora uno di fronte all'altro.

"Che vuoi?" domanda, freddo e scorbutico come al solito, puntando le sue iridi rosse come le fiamme sulle mie.

Resto immobile qualche secondo, chiedendomi se ne valga davvero la pena per una piccolezza del genere, ma questa frazione di tempo, seppur breve, lo infastidisce.

"Vuoi parlare?"

"Il fumetto" rispondo, diretto.

"Tutto qui?"

"L'ho visto e ho pensato di prendertelo, cosa c'è di strano?"

Non dico niente, se non in primo luogo, nonostante sappia che ci sia tanto altro da dire. Forse anche troppo.

"Posso sapere perché?"

"Te l'ho appena dett-"

"Non parlo del fumetto, Kacchan" lo interrompo, deciso.

"Sai bene a cosa mi riferisco"

"Ancora con questa storia? Non mi interessa" risponde.

"Sono anni che me lo chiedo, ho il diritto di saperlo, mi riguarda!" sbraito alzando appena la voce, ma mantenendo al contempo un tono moderato, scrutandolo attentamente, con buona parte del copro tremante.

"Una persona non può avere bisogno di divertirsi?" chiede con naturalezza.

"Volevi una motivazione? Eccola qua. Volevo divertirmi. Ora, stupido di un Deku, lasciami stare. Ho già perso troppo tempo"

"E non illuderti, è solo un fumetto"

È sul punto di andar via, poiché comincia a sistemare le sue cose, ma viene bloccato dalle mie parole.

"Sai anche tu che non è così"

Si volta, mi scruta dalla testa ai piedi, con espressione stanca, ma sembra disposto ad ascoltarmi ancora.

"Voglio sapere perché ti comporti così, Kacchan"

Inizialmente non dice nulla, lasciando che tra noi regni il silenzio, nonostante in sottofondo siano perfettamente udibili le urla della folla. Si ode uno sbuffo, ma non c'è alcuna reazione da parte mia.

"Voglio sapere la verità"

"La verità è che mi hai stancato, Deku!" sbotta alzando anche lui la voce, attirando l'attenzione di troppi studenti, la cui gran parte è a me sconosciuta.

"Non vedi come sei? Te l'ho sempre detto, rimarrai solo. Chi potrebb-"

"Si lo so, chi potrebbe mai volere una nullità come me?" 

"Mi hai stancato anche tu" concludo, alzandomi da lì e andando via a passo svelto e uscendo da scuola, intraprendendo così la strada che porta al dormitorio, e una volta entratovi, non perdo tempo a buttarmi sul divano.

Era passato troppo tempo dall'ultima volta. Era da tanto che nessuno lo diceva. Sicuramente, da bambino mi sarei pianto addosso, ma ora non ha più importanza.

Può dire ciò che vuole, ma quel ragazzo, da oggi, per me è morto.

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now