𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚎𝚒𝚐𝚑𝚝

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Midoriya's POV

"Tu e quel tipo, Bakugo, siete amici?"

"N-no, non più, c-credo"

Sono le sei, la sveglia, ovviamente, non è ancora suonata e, pur avendo a disposizione un'altra ora di sonno, non riesco a dormire.

Non trovo una motivazione valida, ma quella domanda mi si è piantata in testa e sembra non aver intenzione di uscire da lì.

Vorrei tanto lo fossimo ancora.

Amici, intendo.

Mi piacerebbe chiedergli cosa abbia sbagliato, ma lo conosco abbastanza da sapere che neanche mi guardarebbe in faccia.

Dovrei essermene fatto una ragione da troppo tempo. Non è il solo ad essersi comportato così, e forse non dovrei neanche chiedere spiegazioni.

Sono io il problema. Sono sempre e solo io.

Provo a chiudere gli occhi, così da non sprecare anche quell'ora, viste le precedenti, passate a girarmi da una parte all'altra del letto. Il sonno è ormai passato, ma so che, se continuassi così, finirei per addormentarmi a lezione, e vorrei evitarlo.

Continuo a girarmi, e girarmi, e girarmi ancora, ma non ci riesco, quindi, spazientito e ormai rassegnato, decido di alzarmi. Mi dirigo in bagno, più precisamente verso il lavandino, e in seguito apro il getto d'acqua fresco, sotto il quale posiziono entrambe le mani. In seguito mi sciacquo la faccia e mi schiaffeggio leggermente le guance, convinto che sia il modo migliore per tenermi sveglio nel corso dei prossimi minuti.

Torno nella mia stanza, cercando di fare meno rumore possibile, e fortunatamente ci riesco. A casa finivo sempre per svegliare mia madre, per quanto sono sbadato e per l'eccessiva quantità di rumore che facevo, anche se involontariamente.

Chissà come sta.

Senza essermene accorto, sono arrivato nella mia stanza e mi sono incantato a fissare il pavimento.

La finestra lascia oltrepassare qualche fascio di luce che si riflette sul muro, e i colori di essa, mi lasciano capire una sola cosa.

L'alba.

Resto lì, imbambolato per qualche altro minuto, cercando di intravedere qualcosa dal vetro, seppur coperto dalla tenda, e infine torno alla realtà, cominciandomi a preparare nonostante sia presto.

Sistemo prima la cartella. Ieri, finalmente, abbiamo avuto l'orario scolastico. Oggi, ad esempio, avremo due ore con All Might, due con il professore di tedesco, che ancora non conosciamo, una con Aizawa e una con Midnight; alla base di ciò, quindi, infilo nello zaino il materiale di latino, italiano, matematica, spagnolo e tedesco.

Successivamente, tiro fuori da un cassetto la tuta fornitaci dalla scuola pochi giorni prima di iniziare, e la indosso. Inaspettatamente, oggi ci porteranno in palestra. Non sappiamo ancora cosa faremo, ma ci è stato suggerito di vestirci nella maniera più comoda possibile.

Mi cambio e, come ho già provato altre volte, tento l'impossibile mettendo le mani tra i capelli per sistemarli. Per un attimo, addirittura, ho pensato di averli messi in ordine, ma come sempre sbagliavo: si tratta di un'impresa che, probabilmente, non porterò mai a termine.

Infilo le mie solite scarpe rosse, mi accovaccio leggermente e le allaccio, annodandole per poi fare un fiocco. Una volta finito di fare ciò, l'unica cosa che resta da fare è la colazione.

Esco per la seconda volta dalla mia stanza, guardo l'orologio, che indica le sette e dieci, percorro il corridoio e scendo le scale, arrivando in pochi secondi al piano terra.

"Buongior- ci sei solo t-tu?" chiedo con voce tremante, interrompendo il mio saluto non appena lo vedo.

"Vedi forse qualcun'altro?" chiede a sua volta, con tono seccato.

Lo ignoro, sperando di non irarlo con questo mio atteggiamento, e mi avvicino alla cucina per riscaldare del latte.

"N-ne vuoi?" chiedo, avendo quasi paura della risposta.

"Tsk."

È un sì?

Pur non essendo convinto di aver ricevuto una risposta positiva, aggiungo nel recipiente dell'altro liquido, così da riuscire a preparare la giusta quantità per due persone. Resto qualche minuto lì, in attesa che diventi tiepido, e poi lo prendo.

Mi avvicino al tavolo dove è seduto il biondo, e porgo una tazza di latte davanti ai suoi occhi. La afferra, cominciando a sorseggiarne il contenuto, senza neanche ringraziarmi. Non che mi aspetti la sua gratitudine, non mi aspetto niente. So solo che, in questo momento, avrei tante domande da fare, ma non ne accennerò neanche mezza.

Finisco di bere e, silenziosamente mi allontano, tornandomene lì dove ero prima di giungere qui. Infine, come al solito, dopo aver preso la cartella, esco dal grande edificio, che posso quasi considerare la mia nuova casa, e mi reco verso scuola.

Avrei dovuto portare con me le mie cuffiette, ma me ne sono totalmente dimenticato. Ora, probabilmente, il breve tragitto sembrerà noioso, fino a suscitare in me assoluta solitudine. Insomma, per me, la musica, è una delle cose più importanti, non potrei mai viverci senza. Mi ha aiutato in momenti bui, e non mi ha mai fatto sentire del tutto solo.

Noto, poi, una figura femminile affiancarmi e riconosco dai lunghi e lisci capelli verdi che si tratta di Asui.

"Buongiorno, Midoriya" esclama.

"A te" rispondo, quasi apaticamente, ponendo fine a quella conversazione, che in fin dei conti non è mai iniziata; quelle sono le uniche frasi che ci siamo scambiati.

Non la conosco per niente, eppure sembra aver compreso il mio silenzio. Chiunque avrebbe cominciato a dire qualsiasi cosa. Lei, invece, sembra avermi letto nel pensiero, capendo che non ho voglia di conversare. Potrebbe essere un caso, ma anche il modo in cui si approccia agli altri mi fa pensare a ciò.

Arrivo con lei a scuola e, una volta in classe, ognuno si siede al proprio posto. Al momento ci siamo solo noi, separati da due file di banchi e circondati dal silenzio.

L'atmosfera, quasi mi mette a disagio, nonostante sia abituato a trovarmi in questo tipo di contesto con le persone. Ma ora è imbarazzante, e anche se è strano detto da me, spero dica qualcosa. Se sapessi iniziare una conversazione, probabilmente avrei già rotto il ghiaccio, ma non ho idea di come si faccia, perciò preferisco restare nel mio angolino.

La guardo e, con aria sorpresa, noto che stava facendo lo stesso.

"Chissà perché sono tutti in ritardo" afferma dopo qualche minuto, mentre volge lo sguardo all'orologio.

"Me lo chiedo anch'io" dico, seguendola.

Ma, neanche il tempo di dirlo, in quel momento Iida fa il suo ingresso in classe, seguito da Jiro, Mineta, Ashido e Kacchan.

Passano altri minuti, e la classe si riempie. Guardo Asui e faccio spallucce, per poi notarla ridacchiare al mio gesto.

"Sileeeeeeeenzio!" strilla una voce proveniente dalla porta.

La figura di All Might raggiunge la classe, ma si ferma sulla soglia. Ci guardiamo stupiti: la campanella non è suonata, mancano ancora due minuti.

"Professore, è in anticipo" afferma Iida alzandosi.

"Lo so, infatti non sono entrato" replica l'eroe, come se avesse preparato la risposta da dare.

Astuto.

Quei due minuti, purtroppo, passano e All Might ha già raggiunto la cattedra, ha fatto l'appello e non risultano esserci assenti. Ci attendono due lunghe ore, e sicuramente una giornata impegnativa.

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now