𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚠𝚎𝚗𝚝𝚢 𝚏𝚘𝚞𝚛

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Todoroki's POV

Busso alla sua porta per almeno una decina di volte, sperando che venga ad aprirmi, mentre sistemo nervosamente gli ultimi bottoni della camicia che non sono riuscito ad abbottonare, dato che sono uscito in fretta dalla mia stanza, e mi sono diretto in quella del verde con la stessa velocità con cui esco di casa quando vedo mio padre.

Ho il fiatone, ma non importa. Busso ancora, ma nessuno apre, proprio come è successo a lui. Poso una mano su quella superficie e abbasso il capo, mentre quelle lacrime cessate da poco sembrano voler riprendere a sgorgare dai miei occhi.

"Per favore, apri" sussurro.

Resto lì, busso ancora, senza smettere per un solo istante di ripetere a me stesso quanto sia stupido.

"Midoriya, per favore" dico, con un tono di voce abbastanza alto da farmi sentire.

Ma non serve a niente. L'unica cosa che resto a fissare è la porta della sua stanza, che non si muove neanche di un millimetro.

Rassegnato, decido di andarmene, guardandomi più volte indietro, sperando che prima o poi la porta si apra. Ma so che non accadrà, perciò mi volto un'ultima volta, prima di scendere le scale e recarmi al piano terra. Mi butto su un divano, senza neanche guardare i pochi componenti della mia classe, rimasti qui per le vacanze.

"Bastardo"

Guardo alla mia destra, perché da lì proviene quella voce, e mi ritrovo davanti Bakugo, una delle ultime persone che in questo momento vorrei vedere.

"Possiamo parlare?" domanda col suo solito tono brusco.

Lo guardo e annuisco, incitandolo a parlare, ma mi fa cenno col capo di alzarmi e così faccio, anche se titubante. Cammina silenzioso davanti a me, perciò mi limito a seguirlo senza proferir parola, finché non si ferma all'uscita dell'edificio in cui ci troviamo. Fa freddo, ma sono abituato a simili temperature.

"Che intenzioni hai?" sbotta immediatamente.

"Che inten-"

"Il nerd"

Mi irrigidisco.

"Se l'intento è ferirlo, allora lascia stare. Ci ho già pensato io; non merita altre sofferenze" abbassa lo sguardo.

"Non voglio fargli del male" rispondo.

"Non l'ho mai pensato, neanche lontanamente" continuo.

"Se ti ha raccontato di oggi, non è stata colp-"

"Non so niente" mi interrompe.

"Ma qualsiasi cosa sia, chiariscila"

Fosse facile.

"E se provi qualcosa, diglielo"

Colpito e affondato.

"Ci ho preso, eh?" domanda con un sorrisetto in volto.

"N-non lo s-so"

È strano, davvero. Quando sono con lui mi sento bene, il mio battito cardiaco sembra accelerare e provo una sensazione di leggerezza. Non faccio che perdermi nei suoi occhi, due smeraldi di un verde meraviglioso, quando i nostri sguardi si incrociano. E al minimo contatto con lui, rabbrividisco. Provo tante emozioni, tante sensazioni, che mai riuscirei a spiegare a parole. Abbasso lo sguardo, mentre penso a tutte queste cose, allo stesso tempo.

"Sbrigati"

È l'ultima cosa che dice, prima di darmi una pacca sulla spalla e rientrare nel dormitorio. Io, invece, contrariamente a lui, muovo qualche passo, scendo un paio di gradini e mi accomodo su uno di essi, la cui superficie è fredda e bagnata, osservando per un po' il paesaggio innevato.

Cerco di mettere a posto ogni tassello di quel puzzle.
È stato un mese difficile, e porre fine ad una situazione straziante ha migliorato alcuni aspetti, ma ne ha peggiorati altri.

Quel bianco candido della neve mi rende tranquillo. Passo lì, su quel gradino, buona parte del pomeriggio, con mille pensieri in testa che decido di lasciare da parte per un po'.

"Bastardo, vieni a cenare? Ti ho lasciato il posto libero" sussurra a pochi centimetri dal mio orecchio.

Volgo lo sguardo verso Midoriya, seduto solo ad un tavolo, mentre mette in bocca del riso, anche se evidentemente privo di appetito. Mi avvicino a passo lento verso di lui, che non distoglie lo sguardo dalla pietanza che sta mangiando. Non mi nota e, arrivato, mi siedo silenziosamente di fronte a lui, che solleva lo sguardo per un istante e poi lo riporta subito dov'era prima.

Non dico niente, avvolto dalla paura di sbagliare ancora. Cerco Bakugo con lo sguardo, ma è seduto a tre tavoli da me, ed è troppo preso da ciò che sta mangiando.

Comincio a fissare il piatto che è davanti a me, ancora colmo di riso, che aspetta di finire nel mio stomaco. Afferro le bacchette tra le mani e, successivamente, porto qualche chicco alla bocca.

Con la coda dell'occhio osservo il verde, avente uno sguardo indecifrabile e la medesima espressione facciale. Così, prendo un respiro profondo, mando giù il decimo boccone, e quando apro nuovamente bocca, lo faccio per parlare.

"Midoriya" richiamo la sua attenzione, che si posa su di me.

"Possiamo parlare?"

Non risponde, ma mi guarda per un po', prima di distogliere nuovamente lo sguardo.

"Per favore" aggiungo.

Finisce il suo riso e, lentamente, si alza; inaspettatamente, punta le sue iridi nelle mie, e il suo sguardo, seppur vuoto, mi manda in tilt ancora una volta.

"Passa da me" afferma, quasi in un sussurro.

Resto pietrificato all'udire di quelle parole, e resto a guardarlo salire le scale, finché non svolta a destra e sparisce.

Mi affretto a finire di mangiare e successivamente mi reco in bagno. Lavo i denti, sistemo i capelli, arruffati a causa del vento che c'era fuori, e mi fiondo in corridoio, muovendomi a passo svelto per raggiungere la sua stanza.

Salgo le numerose scale che mi conducono al quarto piano, e arrivato davanti alla sua porta, busso.

Mi apre dopo un attimo, come se mi stesse aspettando dietro la superficie in legno ed entro senza che dica nulla, udendo in seguito alle mie spalle un rumore secco, che indica capire che la porta ora è chiusa.

Osservo ogni angolo di quella stanza, quasi fosse la prima volta che la vedo, fino a soffermarmi su un punto qualsiasi del pavimento, bianco e lucido.

"Posso spiegare?" domando, nonostante non sappia per bene cosa dire; non arriva nessuna risposta, ma comincio ugualmente a fare quanto chiesto.

"Ho lasciato Mo- Yaoyorozu"

"Che gran cazzata" sussurra, ma in modo che potessi sentirlo.

"È la verità"

"Ma se oggi pomerigg-"

"Oggi pomeriggio non è successo niente" lo interrompo, voltandomi verso di lui.

"Lasciami parlare"

Annuisce, squadrandomi da testa a piedi.

"Non so cosa tu abbia sentito, ma stavamo discutendo"

"Lei voleva solo, ehm- hai capito, e-"

"Todoroki" .

Si susseguono brevi attimi di silenzio, colmati da numerosi sospiri e scambi di sguardi sinceri.

"Ti credo"

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now