Capitolo 12: I fratelli Grogan

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Immersa in quella che era oramai la mia vita mi avvicinai a Dimitri con fare disinvolto e lo affiancai come solo un cacciatore sapeva fare, tuttavia con la mano abbassai una ciocca di capelli per non lasciare che la vena rigonfia sulla tempia facesse trapelare una fermezza del tutto farlocca e priva di ogni fondamento. Decisi di non rimproverarmi per la paura che si stava impossessando di me, era del tutto giustificata, eppure non potevo lasciare che influenzasse troppo le mie azioni. Il nostro identikit era stato ovattato da pesanti maschere veneziane variodipinte. Il pennacchio che avevo sulla testa era così lungo che mi solleticava la schiena nuda.
La musica rimbombava attraverso l'atrio illuminato del club esclusivo in cui i fratelli di sangue si erano riuniti per passare un normale mercoledì sera. Il club era saturo di demoni ed Utrem dall'aspetto apparentemente innocuo, non facevano altro che bere e bivaccare come se nulla gli importasse e a pensarci bene, in effetti, era davvero così. «In che modo riconosceremo i fratelli Grogan?» Mi sembrava che Dimitri li avesse chiamati in questo modo. Erano i fratelli più guastafeste del quartiere, predatori incalliti, membri onorari della setta Vigilant Nocte. Ero ancora incerta sul risultato della nostra comparsa sotto copertura, tuttavia era la nostra prima e vera missione e quindi non dovevo fallire in nessun caso ed era uno dei motivi per il quale ero dannatamente nervosa. Non facevo altro che unire le mani e girare i pollici nella speranza che qualcuno mi venisse a sottrarre da quel supplizio, era una speranza vana, tuttavia mi aiutava immaginare l'imminente fuga dalla realtà piuttosto che rendermi conto sempre di più di quel che stava accadendo. Chiusi gli occhi con forza e pensai amaramente: in che modo potevo fuggire da me stessa?
Dimitri era stato incaricato da suo zio Marcus per andare in avanscoperta, nessuna violenza, nessuna azione che potesse metterci in pericolo, dovevamo solo osservare i movimenti interni e rimanere nell'anonimato, al che Dimitri, preso dall'euforia del momento, aveva avuto la brillante idea di farmi andare con lui. Marcus non aveva approvato, ma purtroppo era stato dissuaso dai figli e, con precisione, anche da Alexander, il suo prediletto. Non era figlio suo ma sembrava tale si suoi occhi. Alexander disse che essendo la missione innocua non includeva nessun tipo di contatto con i nemici onorari e avrebbe potuto rivelarsi una buona occasione per mettermi alla prova. Lo avevo conosciuto di sfuggita, ma tutto nella sua persona mi urlava che non gli stavo simpatica. Forse, un primo assaggio di ciò che mi aspettava in futuro.

«Quando li vedrai, lo saprai» rispose Dimitri enigmatico.
Alzai gli occhi al cielo: poteva mai darmi, almeno per una volta, una risposta sensata? «Forza, Dimitri, ancora un altro po' e sarai identico a tuo zio.» Dimitri sorrise solo per un attimo, subito dopo il labbro tornò a disegnare una linea severa, l'unica che riuscivo a intravedere sotto la maschera a forma di lupo che indossava. Scelta bizzarra il lupo, per lui un leone sarebbe stato più idoneo considerata la chioma dorata che gli accarezzava sempre di più il collo fino a sfiorargli le spalle. Mentre camminava tra la folla non lo perdevo di vista nemmeno per un secondo, gli sguardi che mi lanciavano i passanti erano lascivi, me li sentivo addosso come carezze mal riposte. Il passo che mostravo era malfermo e tutti, nonostante la maschera che indossavo, potevano guardare la mia inadeguatezza. Cercai di divincolarmi da tutte quelle sensazioni opprimenti, ma avevo come l'impressione che tutti sapessero ogni cosa sul mio conto, che mi guardassero mentre sfilavo intenta a mostrarmi nuda e disarmata. Mi toccai le spalle come per strofinarmi i brividi che mi assalirono.

«Cerca di controllarti» mi ammonì Dimitri, voltandosi. Mi rifilò un'occhiataccia che sapevo fosse una delle tante che mi avrebbe donato questa notte. Il fumo artificiale lo circondava, e nonostante ci fosse la luce a intermittenza riuscii chiaramente a notare la nota di rimprovero nella sua espressione. Indossava un abito elegante, molto pratico ma accurato e con cuciture perfette. Nero, ovviamente, come il suo eterno umore.

«Ci sto provando» lo contrastai, stringendo i pugni «cosa credi? Che sia una mocciosa? So quel che rischio essendo qui e so che non è uno scherzo.»

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now