Capitolo 4: La verità dentro l'incubo (Revisionato)

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Ero sempre stata una persona razionale. Ogni cosa doveva avere una spiegazione, e tutto doveva essere racchiuso in quei parametri logici che il mio cervello analitico aveva imposto. Tutto. Se succedeva qualcosa di inspiegabile era solo perché non avevamo ancora i mezzi giusti per trovare una giusta soluzione. Era questa la mia convinzione. Ma la mia mente non riusciva a trovare una risposta alla mia domanda lasciata in sospeso: "Com'è possibile?".

Combattei con tutte le mie forze per mantenere la maschera impassibile che mi ero imposta di indossare, ma qualcosa deve aver valicato oltre, considerando l'espressione disorientata sul volto di Alexis.

«Tu... lo conoscevi?» mi chiese. Aveva abbassato il cellulare, e adesso mi guardava con un'espressione compassionevole. Ero stufa marcia di quello sguardo. Il mio cuore saltò un battito. Indugiai con lo sguardo sul solco tra le sue sopracciglia, infine lo adagiai sulle sue labbra socchiuse. Strinsi gli occhi, cercando di riprendere il controllo delle mie azioni. Più il tempo passava e più le mie percezioni si acutizzavano. Il mio respiro tornò regolare. «No» mi affrettai. «Credevo di sì, ma guardandolo meglio non l'ho mai visto prima» mentii. Non mi piaceva mentirle, ciononostante non sapevo minimamente cosa dirle in proposito. Non sapevo nemmeno come avrebbe potuto prenderla, come avrebbe potuto reagire alla verità. "Ah, sì, lo conosco. Questa notte l'ho incontrato in un sogno mentre mi frustava su un letto di una stanza sconosciuta".

Deglutii al ricordo. Sentivo ancora lo sguardo del ragazzo scivolarmi sul corpo mentre cercava un modo per farmela pagare. C'era qualcosa in lui che mi agghiacciava il sangue nelle vene. La sua presenza era solida e lo percepivo come se fosse lì, al mio fianco. Mi vergonai, perché in fondo ero felice della sorte che aveva incontrato. E questo non aveva senso.

«Non riesco ancora a crederci. Povero ragazzo» mormorò Alexis, che si era seduta sul letto. «Insomma, perché avrebbero dovuto ucciderlo? Non ha senso questa cosa.»

Mi morsi il labbro, a disagio. «Già. Non ci pensare. Lo so che sei sconvolta, ma dobbiamo mantenere la calma.» Quel commento era più per me che per la mia amica.

«Sì, hai ragione» si accordò Alexis. «Sono cose che capitano, purtroppo. Credo che ciò che mi sconvolga più di tutte sia stato il modo in cui l'hanno ucciso... e anche il fatto che era un mio vicino di casa.»

Un brivido mi percorse la schiena. Sentii delle perle di sudore scivolarmi giù, lungo la spina dorsale. «Il modo in cui l'hanno ucciso?» ripetei. Mi ricordai che non me l'aveva ancora detto.

Alexis annuì, lugubre. Delle ombre incominciarono a danzarle sul volto, confondendo i colori chiari dei suoi tratti. «È stato pugnalato al cuore mentre dormiva. Un colpo netto, di una precisione quasi chirurgica. Nessuna incertezza, come se non fosse la prima volta che l'assassino lo faceva. Il poverino non ha fatto nemmeno in tempo ad aprire gli occhi che era tutto finito.»

«Delitto passionale?» ipotizzai. Non conoscevo davvero quel ragazzo, ma se era come lo avevo sognato non mi sorprendeva il fatto che avesse dei nemici. O un'amante che lo voleva morto per ciò che le aveva fatto. Le mie erano soltanto ipotesi, perché era ovvio che non sapessi nulla di quel ragazzo.

«Può darsi» acconsentì Alexis. «Ma non ne sono sicura. Le telecamere di sorveglianza sono andate in tilt all'unisono, come tutto il sistema elettrico. Le serrature sono state manomesse con estrema bravura, senza lasciare segni di scasso. Una persona comune non avrebbe potuto fare una cosa del genere. Qui si parla di un esperto, qualcuno che sa quello che fa. Oppure si parla di più persone. Sinceramente, non lo so.»

«Non sta a noi indagare, la polizia si occuperà del caso. Ora riposa. Questa notte puoi rimanere a dormire qui, se ti va...» la invitai. Mi sedetti vicino a lei, prendendole una mano. Volevo confortarla, ma la parte egoistica di me aveva una voglia matta di rimanere da sola a pensare.

Utrem Humano SanguineHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin