Capitolo 12: I fratelli Grogan (Revisionato, parte 2)

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RUBY

Un branco di idioti. Ecco una giusta parola per definirli: idioti. Se pensavano minimamente di riuscire a fermarmi si sbagliavano di grosso. Dopo tutto quello che avevo patito, dopo tutto il tempo che avevo atteso il momento fatidico per effettuare la mia vendetta, dopo che avevo sacrificato tutta me stessa e anche di più loro credevano, sul serio, di potermi fermare?

Idioti.

Io ero un demone, la massima espressione della malvagità e non mi sarei fatta di certo intimorire da un branco di bambocci. I cacciatori pensavano di riuscire nell'intento di salvare la ragazza, povera piccola Dalilah. Tutti loro lo speravano nel profondo, soprattutto quel tipo, Dimitri.

Sei carino ma non altrettanto intelligente, pensai.

Salvare la ragazza significava avere una speranza in più contro il male incorruttibile, riuscire a sovrastare il marcio e il putrido che vive nei vicoli del mondo. Beh, allora non mi resta che augurargli buona fortuna. Se solo avessero ucciso Dalilah avrebbero da tempo messo a tacere tutti i loro problemi attuali e soprattutto futuri; invece, per mia fortuna, i cacciatori possedevano... com'è che si chiama? Ah, giusto: un'anima. Ma la verità era solo una... lei era già morta.

Sì, morta stecchita dal momento in cui mi ero impossessata del suo stupido involucro ben cinque anni prima. Quella ragazzina arrogante non poteva certo avere la presenza di spirito di attaccarmi o provare a uccidermi. Pensando a questa verità un po', forse, provavo compassione per lei. Non sapeva nulla. Non era minimamente consapevole dell'importanza che gravava dentro di lei, quel maledetto segreto sepolto nel suo subconscio e ovviamente, essendo che lei non ne era a conoscenza non lo ero nemmeno io.

Stupido legame simbiotico!

Era una grande seccatura! Sentire tutto ciò che sentiva lei, vivere tutto ciò che viveva lei, percepire i suoi stessi odori, le stesse paure... Tuttavia, l'unica cosa che realmente volevo sapere e che serviva al mio scopo non c'era. Quel segreto, non c'era. Lo cercavo con tutta me stessa da anni, ma non riuscivo a scorgerlo da nessuna dannatissima parte! Dovevo trovare il luogo, la chiave di tutto, ma ero impossibilitata a farlo. Non importava, avrei aspettato il momento giusto: mi sarei acquattata come un leone dietro l'erba alta osservando lo scorrere degli eventi, non c'era alcuna fretta. Avevo sviluppato un autocontrollo di ferro in quei cinque anni di agonia, di assopimento e di fame. Ma adesso, dovevo sfamarmi. Avevo bisogno di sfogare la mia vendetta proprio addosso ai miei carnefici.

Daniel e Dawson Grogan, sudici figli di puttana. I fratelli di sangue li chiamavano... adesso stavano realmente per unirsi in una pozza di sangue, come due veri fratellini amorevoli.

Entrai nel locale lasciandomi dietro il cacciatore svenuto. Non potevo ucciderlo, era l'unico che potesse aiutare Dalilah a ricordare; e poi, non volevo attirare troppa attenzione. Quella sera la mia lista era già piena. Ci sarebbero stati altri tipi di... incidenti. Dovevo uscirne pulita, come un agnellino che si era smarrito dal gregge per poi ritornare da sola dal suo pastore.

Strinsi con sicurezza la 9 mm semiautomatica che maneggiavo con perfetta maestria. L'impugnatura risultava essere perfettamente consona alle piccole mani. La pistola era leggera e, cosa più importante, non era caricata con cartucce di sale. Sarebbe stato un problema uccidere due uomini fatti di carne ed ossa con cartucce di sale... sì, un vero problema. Avevo dovuto cercare la pistola nel vestito del povero Dimitri e dopo avergliela sfilata l'avevo scaricato nel parcheggio senza farmi vedere. Aveva anche delle cartucce di sale e per un attimo ho pensato di prenderle per evitare che le usasse ma poi ho desistito. Il sale serviva contro i fantasmi e i demoni di quart'ordine ma non poteva nulla contro un demone come me. Provavo solo una leggera punturina al contatto, un piccolo bruciore. Vero, in grande quantità avrebbe fatto molto male, mi avrebbe rallentata, ma nulla a confronto del vero e proprio inferno che mi divorava dall'interno. Nulla a confronto di tutto il male e l'oscurità che, giorno dopo giorno, mi aveva alimentato. Ero stata umana un tempo, ma la mia anima era stata venduta. Il mio corpo, venduto. La mia umanità... distrutta dalle persone delle quali mi fidavo. Solo vendetta. Anelavo solo pura e semplice vendetta.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now