Capitolo 10: La scelta (Revisionato)

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Un demone. Ero posseduta da un demone. Se me lo avessero detto qualche settimana prima non ci avrei creduto, nondimeno era difficile rimanere scettici dopo tutto quello che avevo vissuto. Se prendevo in considerazione quest'amara e crudele verità, le cose sembravano avere una spiegazione.

Tutto ciò che aveva detto Marcus coincideva.

Non ti senti... diversa, ultimamente?

Qualcosa dentro, nel profondo, era cambiato; lo sentivo dal mio respiro, da come mi muovevo, dal mio battito cardiaco, dallo scorrere del mio sangue nelle vene, dall'odore estraneo del mio stesso corpo.

Nel momento in cui il demone incomincerà ad impossessarsi di te in maniera irreversibile, noi ti uccideremo.

Era realmente questo il mio destino? La mia vita era stata così crudele da farmi diventare un semplice involucro? Uno stupido contenitore senza alcun valore. Un mezzo per arrivare a un fine.

Il demone si è insediato in te per una ragione.

Ma quale? Quale poteva essere la ragione? Perché me? «Perché io...» sussurrai, dando voce alle mie inquietudini. Ero sola in quella che era temporaneamente la mia stanza, troppo grande per una sola persona, stroppo spaziosa e... troppo silenziosa. Erano passate solo alcune ore dalla fatidica rivelazione e mi sembrava letteralmente di impazzire. La mia mente vorticava tra l'incendio che aveva distrutto la mia vita alla verità che l'aveva segnata completamente in maniera irreversibile. Ero seduta sull'imponente letto sontuoso con le mani che mi sorreggevano la testa, imprigionata in quella gabbia dorata.

Rachel mi aveva accompagnata e si era scusata per l'atteggiamento minatorio del marito, giustificandolo, dicendo che lui faceva solo quello che riteneva giusto. Giusto. Che cosa c'era di giusto in tutto questo? Trattarmi come una criminale cercando di capire perché fossi così importante per queste persone molto pericolose delle quali non sapevo nulla.

Mentre cercavo di ristabilire un po' di logicità nella mia mente, udii la porta aprirsi con un po' troppa violenza e sobbalzai, facendo scattare la testa in aria. Mi voltai e vidi Dimitri. La porta venne richiusa.

Sentii il nervosismo attorcigliarmi lo stomaco.

«Non si bussa?» lo ripresi con disprezzo. «Sei venuto a osservarmi come fossi una bestia da studiare?»

Dimitri aveva in mano degli indumenti. «Ti ho portato dei panni della tua taglia.» Lo disse con una pacatezza disarmante, cose se non lo avessi per nulla offeso. Li gettò sul letto e mi fissò negli occhi. «C'è qualcos'altro di cui hai bisogno?» chiese galantemente.

E di nuovo, mi venne da ridere per via delle sue assurde domande. Feci spallucce. «Non so, magari avrei bisogno di non aver più paura di perdere la mia vita, oppure di essere me stessa senza che un demone impuro e malsano mi controlli. Che ne dici? Potresti fare qualcosa per me riguardo questo?»

Dimitri ci rifletté. Io ero stata ironica al riguardo, ma lui sembrava seriamente concentrato su ciò che gli avevo detto. I suoi occhi color ambra si erano pericolosamente inscuriti. Dimitri si mosse dopo interminabili secondi, e mi si sedette vicino facendo scricchiolare il letto sotto il suo peso. Guardò il soffitto con la testa rivolta verso l'alto, il collo teso, le labbra chiuse. Le lunghe ciglia folte si abbassarono silenziose, le braccia rigide e toniche dietro la schiena lo sostennero mentre rifletteva.

«Potrei. Ma non sarà facile.»

Rimasi basita. «Mi stai prendendo in giro» appurai, incredula.

«Non ti ho mai presa in giro» rispose, ritornando a guardarmi serissimo.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now