Capitolo 5: The wellness paradise (Revisionato)

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Se avessi potuto definire me stessa con degli aggettivi che mi avrebbero identificata come persona non avrei saputo farlo, a differenza di qualche anno prima, che avevo creduto di avere un'idea di come fossi. Beh, avevo pur sempre le mie domande lasciate in sospeso, un'infinità di problemi causati dalla perdita di memoria e un mucchio di disagi mentali, nondimeno sapevo quale fosse il mio carattere. Avevo pensato di possederne uno tranquillo, serafico, pacifico. Esatto, pacifico. Non avevo mai cercato lo scontro se potevo evitarlo. Non avevo mai cercato la guerra. Ma, a volte, sei costretto a difenderti, nonostante la tua natura ti imponga di non usare la violenza – e non parlo di quella fisica. Ci sono delle lotte a cui non puoi sottrarti, a cui non puoi assentarti. Lotte in cui non puoi abbassare la testa e dire "Sì". Anche se non sei fatto per lottare, devi farlo, perché sei fatto per essere libero, e la libertà è un diritto.

C'è chi si accontenta di essere pecora per tutta la vita, mentre invece c'è che preferisce ruggire come un leone.

E infine ci sono io, completamente allo sbaraglio.

Non potevo definirmi né leone, né pecora. Non mi definivo neanche come una persona integra. Mi sentivo come fossi solo un pezzo di un insieme ben più vasto e sconosciuto. Ero solo un piccolo coccio di un vaso disperso. Quando i Giapponesi riparano un oggetto rotto, ne valorizzano ogni singola crepa attraverso un procedimento che prende il nome di "tecnica Kintsugi". Questa tecnica prevede l'unione dei cocci con della resina mista ad oro, argento e platino. Lo valorizzano nonostante sia stato frantumato, e non importa quanto irriconoscibile possa sembrare: l'oggetto veniva reso più bello di quanto fosse mai stato in precedenza. Ma, secondo il mio punto di vista, ciò non cambia la realtà dei fatti, ovvero che un oggetto rotto resta un oggetto rotto. Niente potrà mai riportare allo stato iniziale quell'oggetto. Per quanto mi sforzassi, non mi definivo migliore dopo le mie ammaccature: anzi, mi sentivo regredire. La mia terapista non era d'accordo su questo mio modo di pensare. Lei era dell'opinione che la nostra vera identità si crea proprio grazie alle nostre fratture, e che da esse riusciamo a trarre la forza per andare avanti. Quello che diceva era vero, in parte.

Sempre che le fratture non ti uccidano prima.

Per quanto riguarda me, penso che mi stessero trasformando. Il mio modo di pormi a Dimitri mi aveva sorpreso. Non parlo del suo modo di porsi – ormai avevo capito quanto fosse psicopatico – , ma del mio reagire incoscientemente alle sue provocazioni.
Dopo averne parlato con Sophia, lei mi aveva rincuorato dicendo che era normale avere momenti del genere in periodi difficili e pieni di stress. Ma quando le raccontai del sogno che avevo fatto riguardo al ragazzo che avevano ucciso, quella sua aria professionale venne smorzata da un pizzico di incredulità. E di panico. Successivamente ritornò imperturbabile, tanto che mi domandai se non me lo fossi solo immaginato quel suo breve momento di defaillance.
Aveva avuto difficoltà a trovare una spiegazione, ma dopo aver elaborato un'idea, sostenne che fosse probabile che avessi già visto quel ragazzo sconosciuto per la strada e che, avendomi colpita per qualche ragione in particolare, il mio subconscio lo aveva sognato in altre vesti. Il fatto che fosse morto il giorno dopo era solo un'ambigua e triste coincidenza.

E io ci credetti.

Non tanto per la spiegazione in sé, tutt'al più per lasciarmi alle spalle quella strana storia.

Passarono i giorni, e io miglioravo. Dopo quel sogno macabro e scabroso, i miei incubi diminuirono e ripresi a mangiare con una certa voracità. Non avevo più graffi che mi segnavano i polsi. Ripresi a studiare, a vivere, a dormire sonni tranquilli.

Sophia mi ridiede una confezione di vitamine – anche se non ne avevo più bisogno – , e mi diminuì i dosaggi dei farmaci che ero solita prendere. Con un dosaggio più basso, io potei vivere meglio la mia giornata, non sentendomi più fiacca e stordita. Quei medicinali funzionavano alla grande, e se non fosse stato per le controindicazioni li avrei presi per sempre.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now