Capitolo 16: Yellowknife (Revisionato, parte 2)

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«Credi che non lo sappia! Stupido!» urlò Maximilian. «Ruby, si è rivoltata contro di noi. Non è più dei nostri ed è diventata anche lei un nemico. Il numero uno, a dirla tutta. Adesso è legata sempre di più a... lei, se scoprisse prima di noi la chiave per aprire la porta dell'inferno avremo fallito tutti. Senza Dalilah non sappiamo neanche dove sia situata quella stramaledetta porta! Maledizione!»

La porta dell'inferno? Ma cosa...

«Ma ora con Ruby contro di noi come la mettiamo? Se i cacciatori scoprissero che la madre della ragazza ha nascosto l'unica nostra speranza di aprire la porta dell'inferno nella mente di sua figlia... la uccideranno... e per noi sarà un fallimento enorme» parlò la terza voce, quella del ragazzo, molto più acuta e stridula delle due.

«Maledetta Kristen!» proruppe Maximilian in una imprecazione. «No... non la uccideranno. Che io sappia ora è sotto la loro tutela per capire perché la cerchiamo così tanto. I cacciatori ancora non sanno cosa noi vogliamo da lei e non credo che Ruby abbia vuotato il sacco. Vuole aprire lei la porta, ne sono sicuro. Così avrà modo di distruggerci. Ormai è un demone assetato di vendetta. Da fonti attendibili Dalilah diventerà cacciatrice, ne sono sicuro, proprio come la madre. I cacciatori la stanno aiutando. E io glielo lascerò fare. Prima o poi ricorderà e quando lo farà non potrà che aiutarci.»

«E come?» domandò incredulo il ragazzo più giovane.

«Lo vedrai, lo vedrai. O forse no...» osservò Maximilian.

Nella stanza si udì una lama fendere l'aria e, subito dopo, un suono gorgogliante. Mi sporsi appena per vedere nella fessura della porta e vidi il ragazzo in ginocchio con uno squarcio sulla gola. Maximilian gli aveva tranciato la giugulare senza esitare con un pugnale. Il ragazzo cercava di premere sul taglio ma il sangue scorreva copioso dalla ferita imbrattando le sue mani, il suo corpo e il pavimento. Dei zampilli portarono il liquido rosso direttamente sulle scarpe di Maximilian, facendolo innervosire e storcere il naso.

«Stai attento verme!» gli urlò furente. Ma il ragazzo non riusciva a controbattere. La bocca e gli occhi spalancati in un grido silenzioso.

Maximilian avvicinò alla sua gola una coppa di rame, grezza e intarsiata di simboli demoniaci. Dopo averla riempita con il sangue del giovane, il ragazzo cadde a terra, completamente inerme e privo di vita.

Maximilian cominciò a pronunciare parole in latino, parole di adorazione, parole pericolose. Stava comunicando con un demone superiore. Quello era un modo perverso per farlo.

La puzza di zolfo si intensificò ulteriormente... questo era il segnale. Dovevo andarsene da quel locale, subito. Mi allontanai sempre di più dalla loro camera per poi dirigermi lentamente verso la mia, prendere le mie cose e fuggire il più lontano possibile. Avevo scoperto abbastanza, anche se ero sconcertato all'inverosimile. Ora non potevo pensarci e dovevo andarmene per riflettere più tardi sulle recenti scoperte.

Presi quelle poche cose che avevo per poi dirigermi verso le scale che mi avrebbero portato al piano inferiore. Mentre scendevo al pian terreno cercando di mantenere la calma mi chiedevo come fosse possibile tutto ciò. Ma mentre mi avvicinai alla porta d'uscita un dubbio mi pervase. Mi voltai e vidi, con grande orrore, che tutti in quel locale erano stati posseduti. Vedevo i riflessi della malvagità nelle loro pupille, il puzzo di morte di alcuni Utrem ormai morti da giorni e animati solo per via dei demoni che li possedevano. Loro sapevano, loro mi avevano riconosciuto ma non stavano minimamente pensando di fermarmi. Pensavano tutti a cose come giocare a carte o bere birra al bancone. Ogni tanto lanciavano qualche occhiataccia nella mia direzione, ma nessun cenno di violenza, come spesso accadeva. Ancora più confuso e sconcertato, varcai la soglia e mi diressi verso la macchina cercando di fare chiarezza nella mia mente su ciò che avevo appena sentito.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now