Capitolo 2: Grouse Mountain (Revisionato)

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In cima alla Grouse Mountain la temperatura era così fredda che l'aria sembrava gelarmi i polmoni a ogni piccolo respiro. Quel giorno, io e Alexis avevamo deciso di accontentare Jason e supportarlo nella sua decisione sconsiderata di lanciarsi dalla cima della montagna con ai piedi la sua fidanzata, una Jones Snowboards Flagship 161. Il prezzo complessivo di quella stupida tavola da snowboard era stato la metà di quello che aveva speso per comprare la sua macchina sgangherata. Quando gli avevo detto che era stato pazzo da legare a fare una spesa simile, lui mi aveva guardato tranquillo, stringendosi nelle spalle e enunciando: "Questa tavola è l'ideale per il freeriding e per i salti in linea di caduta in freestyle". Ovviamente, non capii niente di quello che mi aveva detto. L'unica cosa che avevo potuto fare fu scollare la testa esasperata e alzare le mani in segno di resa.

Dopo aver perso la memoria, il mio affidamento era andato automaticamente al parente più stretto, ovvero mia nonna Clara, la madre di mia madre. Dovetti finire l'ultimo anno del liceo alla Handsworth, a North Vancouver. Jason era un attaccante della squadra in trasferta nel momento in cui lo incontrai. Aveva corso come un pazzo per riuscire a prendere la palla negli ultimi tre quarti di partita, ma questa non ne voleva sapere di essere agguantata. Non da lui, almeno. Perché la palla, in realtà, aveva altri progetti in mente. Non avevo mai provato una vergogna simile: essere colpita in testa nel bel mezzo di una partita di football americano non doveva essere cosa da poco. Non avevo visto la palla arrivare, come non mi ero neanche resa conto di quanto lontana mi fossi spinta dall'area sicura. Le mie compagne di classe avevano avuto voglia di vedere i ragazzi provenienti da un'altra scuola, e mi avevano sospinto al fine di andare a chiedere il nome a un giocatore seduto in panchina. Era lì che stavo andando, ma in quel momento non me lo ricordai, perché giacevo a terra, priva di sensi.

Jason e il capo delle Cheerleader della mia scuola – Alexis Jennings – vennero in mio soccorso. Anche se la palla non l'aveva lanciata lui, Jason si sentiva in dovere di scusarsi. Così, una cosa tira l'altra, ci trovammo a parlare dopo la fine della partita e a ridere dell'accaduto. La sera uscimmo tutti e tre insieme a prendere qualcosa da mangiare. E da lì, diventammo inseparabili.

Jason era come approdare in un porto sicuro per entrambe.

Avremmo fatto di tutto per lui.

Anche assistere a un suo presunto suicidio.

Osservai gli alberi che fiancheggiavano la pista da sci, mentre le tenebre allungavano infime i loro tentacoli per inghiottirli nell'oscurità. Erano le otto di sera e il sole era tramontato già da un pezzo. Le prime stelle spuntarono dal cielo come piccole torce elettriche. Se non fosse stato per l'inquinamento luminoso, avrei potuto osservare gli astri. L'unica cosa che vedevano i miei occhi era un enorme prato bianco, illuminato dagli alti lampioni. La pista era rigata qua e là da spesse linee ondulate che creavano giochi suggestivi di luce e ombra.

Alzai gli occhi e vidi la città in lontananza. Sembrava ricoperta di glitter dorato e mi venne in mente l'orribile vestito da sera che aveva Alexis nel suo armadio, strapieno di pagliuzze e di lustrini del medesimo colore. Quel vestito non era bello da guardare, mentre la città... Beh, mancava il fiato. Adocchiai le coste di Vancouver scontrarsi con l'Oceano Pacifico. Eravamo troppo in alto, ma anche da lì potei immaginare l'odore dell'aria salmastra che mi sferzava il viso, come il rumore delle cariche onde nere-bluastre che si infrangevano sulle rocce solitarie.

Percepii una mano stringermi una spalla. Alexis mi sorrise. Ricambiai. Sapevo che voleva alleggerire la tensione che mi attanagliava lo stomaco, e le fui grata per questo, sebbene ciò non funzionasse affatto.

Vedemmo Jason posizionarsi all'inizio del percorso denominato "Purgatorio" con la tavola ben salda ai piedi. Non sembrava neanche una stupida tavola con le cinghie: dava l'impressione di essere un prolungamento del suo corpo. E forse lo era per lui. Avrebbe potuto scegliere una pista meno insidiosa, ma la sua temerarietà lo aveva spinto a scegliere la più difficile da percorrere.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now