Capitolo 3: Inquietudini (Revisionato)

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Trascorsi buona parte della cena chiusa nel mio guscio silenzioso, a osservare cautamente l'ambiente circostante senza degnarmi di palesare anche solo per un momento la mia presenza, quasi certa che in questo modo avrei permesso al mio corpo di eclissarsi, scomparendo dalla vista di tutti quelli che mi attorniavano. La sala dell'Osservatorio era spaziosa, eppure mi sentivo soffocare come fossi rinchiusa in uno stretto sgabuzzino. Avevo una molla intorno alla gola che si allargava e si stringeva a ogni minuto che passavo sotto lo sguardo imperscrutabile di Dimitri Ivanov.

Già, adesso conoscevo anche il suo stramaledetto cognome come tante altre cose che non avrei voluto sapere.

Avevo avuto ragione, era proprio un pavone pieno di sé: negli ultimi trenta minuti non aveva fatto altro che parlare esclusivamente di quanto fosse bravo negli sport, di quanto amasse l'alpinismo, l'escursionismo, il paracadutismo, di come passasse il tempo libero a fare jogging anche sotto la pioggia...

Non mi meravigliai. Nessuno ne fu sorpreso. La sua esibizione non aveva lasciato dubbi sul fatto che fosse un asso in materia, ma ci teneva particolarmente a precisare quest'ovvietà.

Ascoltai soltanto una parte dei suoi vanti, la mia mente era più concentrata su ciò che invece non stava dicendo, ovvero i motivi che lo avevano spinto a vincere quella stupida competizione contro Jason.

La motivazione più sensata che mi venne da pensare fu che l'avesse fatto per avvicinarsi a noi e, di conseguenza, ad Alexis – non era la prima volta che succedeva. Lei era sempre stata una calamita per i ragazzacci, soprattutto tipi molto simili a Dimitri.

Dovetti ricredermi quando mi resi conto che le dava solo poche e sporadiche attenzioni. Al contrario, sembrava molto interessato a... me.

Probabilmente credeva che non avessi visto i suoi occhi fissarmi mentre tagliavo con il coltello la carne; stessa cosa quando con la mano avevo preso il bicchiere di vetro per sorseggiare l'acqua in un vago tentativo di apparire naturale. Questo scrutinio, per quanto innocuo fosse, mi metteva in soggezione.

Ero nervosa.

Ogni mio spostamento sembrava essere soggetto ad attenta analisi, e questa situazione mi incominciava a stare stretta. Le sue occhiate vanificavano ogni mio tentativo di nascondermi. Non ero così sciocca da pensare di piacergli e pensai che, se davvero fosse stato così, aveva un bizzarro modo di dimostrarlo. Ma non ci credevo nemmeno un po'. Il suo interesse nei miei confronti non era in senso amoroso. Non mi guardava come se fosse attratto da me o cose del genere. Mi ispezionava come fossi un animale pericoloso, selvaggio, messo in libertà davanti a gente indifesa. Non riuscivo a capire perché fosse tanto guardingo, perché ce l'avesse tanto con me. Perché stesse in allerta a ogni mio movimento.

«E voi?» se ne uscì d'un tratto. «Cosa fate nella vita?» domandò curioso.

Non sapevo se ero più sorpresa del fatto che non stesse più parlando di sé oppure che fosse davvero interessato all'argomento. Presunsi che lo stesse chiedendo solo per fare conversazione.

Alexis fu la prima a rispondere. «Io studio Giurisprudenza, ma nel frattempo lavoro come cameriera in un bar» enunciò fiera. «Mi piace molto farlo. Stare a contatto con i clienti mi rilassa.»

Chiunque sarebbe stato sorpreso di questa risposta. Alexis non sembrava una tipica studentessa universitaria proprio per il suo modo di pensare, la sua continua voglia di fare festa e il suo senso del dovere quasi del tutto tramontato. Per non parlare del fatto che studiasse legge. Quella cosa frivola che spesso e volentieri infrangeva. Molti credevano che fosse solo una fase, che avrebbe mollato alle prime difficoltà, invece lei aveva dato sempre una buona dimostrazione di sé, mettendo a tacere le malelingue.

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now