Capitolo 2: Grouse Mountain (Revisionato, parte 2)

2.8K 212 48
                                    

Con la punta dell'occhio, vidi Alexis togliersi il cappellino e aggiustarsi i capelli. Non la biasimai, lo sconosciuto aveva di certo un aspetto fuori dal comune con i suoi zigomi pronunciati, le labbra cesellate e la mascella larga. I suoi capelli biondi di mezza lunghezza erano spettinati e selvaggi e dai suoi occhi traspariva lo stesso disordine. La pelle abbronzata, sebbene relativamente chiara, mostrava dei segni che stonavano con l'armonia dei suoi tratti, come una cicatrice bianca che gli attraversava il lato destro del labbro superiore altrimenti perfetto. Un'altra cicatrice seguiva la linea del suo sopracciglio sinistro e gli segnava la tempia. Altre, più piccole, erano meno visibili e non persi tempo ad osservarlo più di quanto stessi già facendo.

Non ero mai stata una persona diffidente, ma qualcosa nella sua postura mi intimò di stargli a debita distanza. Jason, invece, era totalmente conquistato. Gli strinse la mano con foga, guardandolo con ammirazione. Sembrava una teenager impacciata alle prese con il suo più grande idolo. «Sei stato fantastico!» si congratulò, non rispondendo nemmeno alla sua domanda. «Quel Backflip che hai fatto è stato pazzesco, perfetto... io... io credo di essermi innamorato di te.»

Il ragazzo sorrise. «Mi dispiace, non sei il mio tipo.»

«Sei stato davvero bravo, hai dato del filo da torcere al nostro Jason. Comunque il mio nome è Alexis» si presentò la mia amica, allungando una mano. Il ragazzo gliela strinse.

Spalancai la bocca. Ero l'unica a pensare che fosse stato un vero idiota lì in pista? Tentando di omologarlo, Jason aveva rischiato di spezzassi l'osso del collo. E quella stupida competizione? Si vedeva lontano un miglio che lo sconosciuto fosse più portato e sicuro di sé sulla neve.

Perché fare una cosa del genere?

Ero quasi certa che prima di quel giorno Jason non avesse mai provato a fare quel Back-qualcosa.

«Il mio nome è Dimitri» si presentò infine il biondino, stringendo ancora la mano di Alexis. Il suo carisma avvolse come una calda coperta i miei due amici, che nel frattempo lo stavano rimirando come fosse una Star direttamente scesa dalle baluginanti scale del monte Hollywood. A occhio e croce, pareva avere la nostra età, ma le sue movenze lo facevano sembrare più maturo di quanto sembrasse.

Dimitri lasciò la mano di Alexis e diresse la sua attenzione verso di me. I suoi occhi erano dello stesso colore dei suoi capelli. No, mi corressi. Decisamente più intensi.

Lo fissai a mia volta, e quell'atmosfera calda e tranquilla venne folgorata da una mia occhiata fredda e congelante. Dimitri mi stava ancora inchiodando con lo sguardo, forse nell'attesa di sentirmi dire il mio nome, ma rimasi chiusa in un religioso silenzio.

La sua espressione era indecifrabile, non riuscivo a capire se fosse confuso, indignato o incuriosito per via del mio evidente mutismo. Non riuscivo a leggere la sua mimica facciale, e questa mia impossibilità mi infastidì. Per un attimo, mi sentii esaminata sotto la sua attenta immobilità e la sua presenza sembrò assorbire l'aria circostante. Ritrovarmi sotto il suo attento scrutinio mi fece sentire claustrofobica, il che era assurdo, considerando che mi trovavo sulla cima di una montagna chiamata il "Picco di Vancouver".

Alexis notò che lo stavo fissando in cagnesco, e aggiunse frettolosa: «E lei è Dalilah. Non parla molto» fu la sua giustificazione. Mi linciò con un'occhiataccia che sperai nessuno avesse notato a parte me. La ignorai.

«Hai uno strano accento, Dimitri. Da dove vieni?» gli chiese Jason, facendo distogliere l'attenzione dello sconosciuto da me. Ne fui sollevata e rilassai i nervi tesi.

«Sono di origini siberiane da parte di mio padre. Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da poco qui, ma vivo in America da quando avevo quindici anni.»

Utrem Humano SanguineWhere stories live. Discover now