𝖽𝗎𝖾.

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American idiot - Green Day
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«Dicono tutti sia strano, voglio sapere se è la verità»

«Sarà davvero un "poveraccio" come si vocifera nei corridoi?»

Erano quelle, ormai, le voci diffuse in classe inerenti al docente di matematica, nonché chiamato Aizawa, che di lì a momenti avrebbe fatto il suo ingresso nell'aula, nella quale, ora, sono presenti tutti e venti gli alunni della sezione. Izuku li stava osservando uno ad uno e, seppur la voglia di conoscerli fosse tanta, la timidezza aveva la meglio su di sé, come sempre. Faceva fatica a relazionarsi agli altri, aspettava che fossero questi ad andar da lui, anche a costo di passare intere giornate in completa solitudine. Ci era abituato; non solo a causa di quanto viveva in famiglia, ma anche perché di amici non ne aveva mai avuti molti, al contrario di gran parte dei suoi coetanei.

«Quanto chiasso, dove pensate di essere?» fu la frase che catturò l'attenzione di ciascuno degli studenti. Chi troppo preso da un'interessante conversione, chi guardava al di fuori della finestra, chi concentrato sullo schermo del cellulare; nessuno, però, tra questi, si era accorto della presenza dell'adulto appena arrivato, al quale era bastato meno di un attimo per mettere tutti a tacere.

«Sono il professor Aizawa, insegno matematica» esordì l'uomo senza soffermarsi a guardare nessuno, e pronunciando tali parole con un'apatia che lasciò tutti esterrefatti. Nessuno, tra tutte le persone con cui il verde aveva parlato, aveva mai utilizzato un tono del genere; ma, a quanto pare, è vero che c'è sempre una prima volta, come dice un famoso proverbio.

Quelle voci, in parte, sembravano essersi rivelate vere. Il docente in questione era malandato da capo a piedi: capelli scompigliati, disordinati, lunghi, neri e spettinati; Izuku pensò alla sua capigliatura simile a quella di un cespuglio mai ordinato, ma non c'era paragone con quella dell'uomo.
I suoi vestiti, lontanamente, sembravano stracci, nonostante fossero ben puliti.
E per finire l'espressione dipinta in volto, che non lasciava trasparire un sol filo di allegria; due occhiaie profonde ed evidenti regnavano sotto i suoi occhi, e gli angoli della sua bocca erano rivolti verso il basso sin da quando era giunto nella stanza.
Ciò che quel professore emanava era solo un'aria triste e cupa, e gli studenti non potevano che scrutarlo, cercando ogni dettaglio, anche se piccolo, per capire qualcosa di più su quell'uomo.

D'altro canto, però, quando questo proferì parola, distolse da ogni intenzione le menti dei ragazzi. Nessuno fu in grado di descrivere il modo in cui afferrò il foglio sulla cattedra, ma dalla sua voce era perfettamente comprensibile che non era un amante di questo genere di cose. La curiosità, però, spingeva tutti a domandarsi se amasse il suo lavoro, e se provavano a chiederlo a studenti più grandi, la loro risposta era una e non cambiava.

«Vedrete»

Una parola semplice, che lasciava chiunque spiazzato, ma sempre vittima della sua stessa voglia di sapere, con la quale si lasciava intendere, spesso e volentieri, che la risposta, prima o poi, sarebbe arrivata. In effetti era così, ma era ancora troppo presto per parlare, perciò si sarebbero affidati al tempo, che avrebbe continuato a scorrere come ha sempre fatto, ma apparentemente in modo più lento.

«Midoriya Izuku» si sentì chiamare. Il pezzo di carta che il docente teneva in mano era, sicuramente, l'elenco della classe, sul quale, rigorosamente in ordine alfabetico, erano scritti i nomi di tutti i suoi componenti. Troppo preso dai suoi pensieri, il broccoletto si maledì mentalmente quando fu richiamato, consapevole di non aver appreso i nomi di coloro che lo avevano preceduto.

Immediatamente si alzò, venendo sovrastato dai brividi, che percorrevano ogni centimetro della sua pelle. Era agitato, forse visibilmente, ma in quel momento cercò di pensare solo ed esclusivamente a colui che aveva di fronte a sè.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now