𝖽𝗂𝖼𝗂𝗈𝗍𝗍𝗈.

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Yellow - Coldplay
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«Sono partiti!», urló la voce maschile al microfono, che come in precedenza rimbombó venendo ben udita da tutti.
Era l'ultima gara, e avrebbe decretato il vincitore nello stile libero.
A Izuku inizialmente non piaceva. Trovava difficoltà nel respirare e si fermava poco prima dei primi cinquanta metri,  considerandosi un fallimento che non avrebbe mai raggiunto quello che sognava. Più volte la non riuscita di quel singolo stile lo aveva portato a pensare di abbandonare tutto, lasciare Tanaka e la sua amata piscina, ma dopo? Sapeva che si sarebbe sentito perso, che tutto quello gli sarebbe mancato, che non avrebbe mai trovato qualcosa che avrebbe potuto sostituire ciò che quello sport stava costruendo. Quindi si impegnó. Lo fece ogni giorno, migliorando sempre più fino a portare a compimento un lavoro quasi del tutto perfetto. Se inizialmente preferiva il dorso, certamente col tempo aveva cambiato idea.

Era nella settima corsia, e stava nuovamente dando il meglio di sé. Inconsapevole della sua attuale posizione, continuó a nuotare come sempre. Fissava il fondo della vasca senza pensare a nulla e nuotava, riuscendo in tal modo a non sentire la stanchezza. Non era certo di poterlo considerare un metodo o una strategia, ma aveva scoperto durante le esercitazioni quanto quello stato lo rilassasse.
L'unica cosa di cui era a conoscenza era il fatto che stesse percorrendo i suoi ultimi cento metri. Furono quelli in cui spinse di più, in cui superó un ragazzo, che non sapeva essere Shinso, fino a distaccarlo del tutto e tagliare il traguardo prima che qualcun'altro potesse farlo al suo posto.
Ma ancora non lo sapeva.

La prima cosa che fece fu togliersi la cuffia e successivamente gli occhialini, mentre le urla dei numerosi spettatori lo avvolgevano insieme ai suoi avversari. Non pensó subito a guardare il tabellone, ma quando se ne ricordó non poté credere ai suoi occhi.
Non che ci avesse creduto anche prima, ma in quel momento era diverso. Aveva davvero vinto? E per giunta la sua prima gara?
Se questo è un sogno non svegliatemi, pensó.
E no, non lo era.

Uscitó finalmente di lì, immediatamente corse ad abbracciare Tanaka, non curante del fatto che il suo corpo bagnato stesse avvolgendo quello dell'adulto inumidendone i vestiti.
«Ce l'abbiamo fatta, Tanaka», disse sorridendo, senza poter esser visto.
«Izuku, ce l'hai fatta», commentó questi ormai sull'orlo delle lacrime.
Si staccó da esso e scuoté la testa. «Abbiamo».
Era felice, erano felici.

[...] «Congratulazioni per il secondo posto», affermó l'uomo avvolgendo attorno al collo di Shinso la medaglia d'argento. Aveva un'espressione felice dipinta in volto, e fissava il suo premio con occhi che brillavano di gioia.
Quando toccó a lui quasi non se ne accorse, troppo preso dal suo compagno che in quel momento non stava badando a lui. E Todoroki, dal canto suo? Temeva che quello sguardo nascondesse qualcosa, ma in fondo non sapeva che quello per Izuku era un sentimento ricambiato e che quel bizzarro ragazzo dai capelli viola lo conosceva da appena due ore.
Appena la medaglia lo sfioró, uno strano brivido si fece strada in lui. Passó velocemente il dito sulla superficie d'oro constatando quanto fosse fresca, ma soprattutto che fosse vera. Stava ancora sognando e stentava a credere di aver vinto.
«La prossima volta ti batteró», gli sorrise Shinso affiancandolo e avvolgendo il suo braccio attorno al suo collo. Lo stesso fece colui che si era classificato terzo, meno felice di loro ma col quale si complimentarono allo stesso modo. Si strinsero l'uno all'altro e guardarono di fronte a sé, mentre diverse foto venivano scattate.

Quando scesero dal podio, giunsero nuovamente dai propri allenatori. Avrebbero potuto lasciare l'edificio, ma Izuku non lo avrebbe fatto. Prima di tutto, doveva correre da lui, che non aveva smesso di pensare neanche per un attimo, e una volta comunicatolo a Tanaka si diresse a passo svelto verso gli spalti.
Si guardó ripetutamente intorno cercando nuovamente quel suo sguardo che tanto amava, nella speranza di incrociarlo e poterlo raggiungere, per poi ammirarlo da vicino.
Ma lui non era lì.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now