𝖽𝗂𝖾𝖼𝗂.

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Talk Too Much - COIN
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«Ti immaginavo diverso» commentó Todoroki quando ormai la meta era vicina, cogliendo Izuku di sorpresa ma soprattutto impreparato: non sapeva che dire di fronte a tale osservazione, quindi, più semplicemente, sorrise.
«Come mai lo scientifico?» domandó probabilmente per rendere meno noioso il cammino, ma anche per saperne di più sul suo nuovo vicino. «Le materie scientifiche non mi appassionano molto, ma sono piuttosto bravo, o almeno così dicono» rispose il verde sperando di non aver dato l'impressione di essere presuntuoso. «Tu, invece?» aggiunse. L'altro fece spallucce. «Volevo fare medicina, poi ho cambiato idea» affermó estraendo dalla tasca le chiavi del portone, che inserì nella serratura facendola scattare. Midoriya, dal canto suo, neanche si era accorto che fossero arrivati.
«E ora cosa vorresti fare?» domandó ancora mentre il bicolore entró, mantenendo in seguito il portone permettendo anche al più basso di entrare.
«Dedicare la mia vita alla pallavolo»
Quell'affermazione non poté che farlo pensare: in fondo era anche il suo sogno, con la sola differenza che, al posto di “alla pallavolo”, avrebbe detto “al nuoto”.
«Sembri nato per questo» gli disse sinceramente, mentre le sue gote si tinsero leggermente. «Ci ho pensato subito quando ti ho visto in campo»
Todoroki sorrise, e Midoriya ricambió il suo gesto pensando solo che, forse, per una volta, sarebbe riuscito a trovare un amico; uno vero, però.

La sveglia, dannata, dannatissima sveglia che risuonava ogni giorno in tutti gli angoli di quella piccola stanza. Era l'ennesima volta che Izuku la malediva, che la voglia di scagliarla contro il muro superava ogni cosa, ma non poteva permetterselo e, in fin dei conti, se non fosse stato per quello strumento infernale, avrebbe collezionato una serie di ritardi a scuola. «Potremmo andarci insieme domani, se ti va» aveva proposto al bicolore la sera precedente. «Perché no» aveva riposto, al che il verde sembró sentire il suo cuore gioire e saltellare da una parte all'altra del suo petto, quasi volesse uscire da lì.

Dopo tanto tempo Midoriya poté dire di star bene e di essere felice, anche se non se ne spiegava perfettamente le cause. Avere un amico per lui significava tanto, poiché nel corso della sua vita ne aveva avuti ben pochi, ma non aveva ritenuto nessuno di loro così stretto da potersene fidare ciecamente. Non poteva negare che anche Uraraka era, ormai, un'amica, ma Todoroki era diverso: lo incuriosiva, voleva sapere tutto di lui, voleva conoscerlo e comprendere le sue insicurezze e paure più profonde. Voleva che fosse importante e voleva esserlo per lui, voleva sentirsi come mai gli era successo prima. Voleva costruire un rapporto solido, voleva tenerlo con sé e potersi sentire libero di essere sé stesso. Era il suo “ideale” di “vera amicizia”, ma non avendone mai avuta una stabile non era certo di pensare nella maniera corretta.

«Oh, buongiorno» salutó imbarazzato chiudendo la porta della sua dimora mentre, di fronte a sé, Todoroki faceva la medesima cosa. «Buongiorno a te» replicó l'altro, che Midoriya si soffermó ad osservare. Un po' in quel momento lo invidiava: lui di mattina era l'esatta copia di uno zombie nonostante dormisse circa nove ore, contrariamente al bicolore che aveva un'aria totalmente rilassata e sembrava piuttosto misterioso e indecifrabile.

Insieme si incamminarono, come era accaduto il giorno prima ma con una meta differente, più vicina e attraverso strade poco popolate.
«Hai lezione oggi?» domandó Izuku cercando di rompere il ghiaccio e, insieme ad esso, quell'atmosfera, definita da lui pesante, che li circondava. «Fino al pomeriggio» rispose prontamente l'altro senza alcun tipo di interesse nei confronti di Midoriya che, notandolo, decise di restare in silenzio. Il suo tono gli era sembrato così freddo che fece fatica ad associare l'immagine di quel ragazzo a quella del giorno precedente, in cui sembrava più solare che mai.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora