trenta.

45 6 12
                                    

Daylight - Maroon 5
↻ ⊲ Ⅱ ⊳ ↺

Uno squillo, due, tre, quattro, cinque...
"Segreteria telefonica. Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile".
«Ci ho provato», sorrise una volta udito il suono della voce metallica.

«Ed è andata così», terminó Togata il racconto con una risata, accompagnata dal terzo bicchiere consecutivo. Diede a Izuku l'impressione di reggere discretamente bene l'alcol, vista la sua apparente stabilità.
«Prendi qualcosa?», urló una sua amica al verde, indicando una delle decine di bottiglie sparse sul tavolo, affiancate da bicchieri vuoti, dal liquido ormai versato. Non era una visione piacevole, e Izuku rifiutó gentilmente, anche se la sua voce non venne udita a causa dell'alto volume che la sovrastó. Aveva un bicchiere in mano, passatogli da uno degli amici che Mirio gli aveva presentato, ma si chiedeva quando e come fosse finito lì visto il suo precedente rifiuto.
«Giù, giù, giù, giù, giù!», iniziarono ad urlare, osservandolo attentamente in attesa che bevesse.
«Tutto d'un sorso!», dicevano, mentre lui voleva scappare, alzarsi e uscire da quel posto che non era decisamente il suo ambiente. Se aveva accettato l'invito del compagno di classe era semplicemente perché avrebbe voluto conoscere qualcuno, ma arrivati a quel punto fu inutile visti i risultati, e la serata si riveló un totale disastro.
«Cosa stai aspettando?»
Fu Mirio a parlare, guardandolo con il suo solito sorriso che Midoriya non riusciva ancora a decifrare del tutto. Era vero? Era falso? Lo stava ingannando? Che intenzioni aveva?

Senza sapere come, si lasció convincere e buttó giù quel bicchiere e non seppe neanche perché, ma l'orrendo sapore che si fece spazio nella sua bocca gli fece capire che non avrebbe più bevuto.
«Com'è?», chiesero; e in risposta scosse la testa.

«Balliamo, dai!», lo incitavano ancora, questa volta trascinandolo in pista nonostante non volesse.
Continuava a pensare di essere nel posto sbagliato e di voler tornare a casa, ma anche il sol pensiero di avviarsi verso l'uscita moriva sul nascere: c'era così tanta gente che non sarebbe mai riuscito a passare.
Tuttavia, il dj cominció a mettere canzoni che gli piacevano, il che lo spinse a dare un'ultima possibilità a quel posto, pensando che si sarebbe divertito appena di più.

«Hey, I just met you, and this is crazy
But here's my number, so call me, maybe»
Perché Mirio, nel pronunciare quelle parole, l'aveva guardato intensamente negli occhi senza distogliere minimamente lo sguardo?

«It's hard to look right at you, baby
But here's my number, so call me, maybe»
Ancora.

«Hey, I just met you, and this is crazy
But here's my number, so call me, maybe
And all the other boys try to chase me
But here's my number, so call me, maybe»
E ancora.

Era superfluo pensare ad un secondo fine. Dopotutto si conoscevano da pochi giorni, e sarebbe stato impossibile per entrambi interessarsi all'altro grazie alle sole poche ore passate insieme a scuola.
Izuku, inoltre, aveva in testa una sola persona, due soli occhi, una sola capigliatura, un ragazzo dall'immensa bellezza e dall'alta statura. Nonostante lasciasse pensare a chiunque di star bene, di avere semplici e leggeri pensieri in testa, dentro di sé sapeva perfettamente che non era così. Todoroki gli mancava più di qualsiasi altra persona al mondo, voleva costantemente abbracciarlo, baciarlo e sentire la sua voce soave e dolce; voleva che fosse al suo fianco, che lo sostenesse come faceva durante gli allenamenti e le gare di nuoto, che lo ascoltasse e gli dicesse che va tutto bene, che lui è lì e non intende andar via.
Il pensiero di quel ragazzo, seppur vicino e forte, sembrava essere più leggero come tutti pensavano fosse la sua mente, e non seppe spiegarsi se fosse ormai una questione di abitudine o se quell'innocente bicchierino avesse avuto qualche strano effetto su di lui.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora