𝗈𝗍𝗍𝗈.

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50 Ways to Say Goodbye - Train
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La tensione provata le precedenti volte all'arrivo di una lettera di Todoroki ora era assente. La risposta che aspettava era arrivata, e Midoriya la stava leggendo con la stessa tranquillità con cui aveva afferrato il foglio appena lo aveva notato essere imbucato sotto la porta.

"Sembri un ragazzo interessante e non posso che confermare che mi farebbe piacere conoscerti, prima o poi.
I dettagli sono importanti, ma l'idea che mi sono fatto della tua immagine dubito che corrisponda alla realtà; immagino sia lo stesso per te, o sbaglio?
È la prima volta che comunico con qualcuno in questo modo, specie con una persona che non conosco, ma almeno riesco a dire qualche parola in più.
Penso vada a mio vantaggio, ma non posso usarla come scusa ancora per molto.
Quindi ti chiedo, ti andrebbe di vederci?
Non so con esattezza quando, ma quando vuoi, sempre se vuoi.
Tuttavia, se pensi stia andando già di fretta allora rallentami, e se preferisci le lettere sappi che ti rispetteró.
Perdonami se ti ho disturbato, passa una buona giornata.

Todoroki Shoto"

Midoriya rimase sorpreso dopo aver letto quelle righe. Todoroki gli aveva chiesto di vedersi, questo è vero, ma non aveva neanche menzionato in piccola parte il loro breve e, forse, insignificante incontro in palestra. Evidentemente non si era reso conto di chi avesse davanti a sé, o magari non aveva associato tutti quei dettagli a Izuku, o ancora, non aveva minimamente badato al volto di chi gli stesse consegnando la palla da gioco. Si ritrovó a rileggerla nuovamente senza escludere la possibilità di aver saltato qualche riga, ma fu costretto a fare il contrario quando, una volta finita, non poté che constatare che non c'era davvero scritto nulla di ciò.

Fece spallucce rassegnato. In fondo chi potrebbe mai notare uno come me? A chi potrei mai rimanere impresso ed essere fulcro dei propri pensieri? pensó, auto convincendosi di star dicendo cose più che giuste, anche se non avrebbe mai trovato qualcuno che avrebbe concordato con lui, eccetto chi gli voleva male.

Tuttavia, però, stava momentaneamente trascurando ciò che più in quel momento aveva per lui importanza: quella dannata lettera. Si, fremeva dalla voglia di vederlo, ma lo voleva proprio in quel momento? I sensi di colpa lo avrebbero pervaso se avesse anche solo accennato un semplice no, quindi cercava un compromesso, qualcosa che non significava dire né si né no, o viceversa.

Dettaglio che però non era sfuggito ai suoi occhi era il suo modo di elaborare i pensieri. Da quando aveva ricevuto la prima risposta da parte del bicolore, trascrivere su numerosi fogli di carta cosa appartenesse alla sua mente era diventata una delle cose più complicate che fossero mai esistite nella storia dell'umanità. Il suo cervello sembrava andare in tilt, ma man mano che la sua mano muoveva la penna sul foglio tutto pareva sembrare naturale come lo era sempre stato. Era l'unica fonte di sollievo, quella; in quel momento non poteva che domandarsi cosa fosse giusto fare. Giusto per sé stesso, ovviamente.

[...] «Mi stai seriamente chiedendo una cosa del genere?» domandó sbalordita Uraraka dall'altro capo del telefono. «Midoriya, davvero?» aggiunse senza ricevere una risposta. «Se hai voglia di vederlo bussa a quella porta, sennó continua a scrivere lettere. Io non lo farei, ma non sono te e tu non sei me» concluse facendo sospirare il ragazzo.

«Voglio vederlo ma è una situazione strana, oggi neanche mi ha notato, e la lettera ne dà conferma» replicó titubante, consapevole che la sua amica avesse la risposta pronta, come sempre. «Ah, ma che importa! E poi chi dice che è come dici tu?» rispose ella assumendo un'espressione così buffa che fu un peccato per il verde che non poté vederla. «Fai ciò che senti, ma se fossi in te mi butterei. Possibilmente non da un ponte» disse infine per poi riattaccare senza dare il tempo all'altro di dire qualcosa.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now