ventisette.

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Iris - The Goo Goo Dolls

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«Stai scherzando, vero?», domandó incredulo Todoroki, mentre quella lancia, ormai, gli aveva totalmente trafitto il cuore. Era realmente stato un duro colpo, e pensare per l'ennesima volta che tutto era precipitato a causa sua rendeva quella pugnalata al petto ancora più profonda.
«No», replicó, non sapendo in quale direzione guardare. Non riusciva a guardarlo negli occhi, ma sarebbe comunque stato un tentativo vano, poiché il suo sguardo era rivolto al pavimento. I suoi occhi erano arrossati, anche se questo non era perfettamente visibile a quella tarda ora notturna; le sue guance, ricoperte da copiose lacrime; le labbra socchiuse, i denti stretti; la mano chiusa in un pugno.
Che idiota, si disse più e più volte. Che idiota, ripeteva ancora, come se mai sarebbe bastato.
«È una scelta definitiva?», la voce tremante, rotta dal pianto.
«Si», disse l'altro senza un briciolo di convinzione, domandandosi come avrebbe fatto a lasciarsi tutto alle spalle, a ricominciare, a crearsi una nuova vita.
A dimenticarlo.
Dimenticare, infinito, prima coniugazione: era un verbo conosciuto da Izuku, ma era sempre stato inutilizzato, specie se riguardante chi e cosa è stato importante. A maggior ragione, era certo che mai avrebbe rimosso dalla sua mente Todoroki Shoto. Lui, non l'avrebbe mai dimenticato.

«Tu sei la mia casa», ammise dopo diversi secondi trascorsi in silenzio, anche lui, ormai, vinto dalle sue stesse lacrime. «Lo sarai sempre, anche a distanza di chissà quanti chilometri, anche tra tanto tempo», disse, prima che entrambi tacessero.
L'aria era fredda ma l'atmosfera era tranquilla. Tutto era silenzioso e sereno, fatta eccezione per quei due ragazzi, gli unici suoni percepibili in mezzo a quel parco deserto. I loro singhiozzi erano l'unica certezza che avevano di essere ancora uno di fronte all'altro, perché ancora non si guardavano.
«Scusa, forse è il caso che io-»
«Resta, ti prego», disse, finalmente, dopo una quantità indefinita di minuti. «Ho bisogno di te»
Fu all'udir di quella frase che una piccola curva prese vita sul volto del più piccolo.

Ripresero a camminare sotto il cielo stellato, uno accanto all'altro, sfiorandosi di tanto in tanto, non sapendo se la causa dei loro brividi fosse il freddo o quel lieve ma forte contatto.
«Ricordi quando abbiamo parlato dei tuoi occhi?», chiese Izuku, dal nulla.
«Certo che me lo ricorse», rispose, ammirando il firmamento.
Ormai le lacrime versate in precedenza si erano depositate sulle sue guance e lungo il tragitto percorso, e quella sua affermazione contribuì a rendere quell'atmosfera più piacevole.
«Sono ancora in tempo per sapere cosa sono per te i miei occhi, forse», esordì.
«Il tuo occhio azzurro mi ricorda il mare, ma questo già lo sai; il grigio, invece, una tempesta»
«Una tempesta?»
«Beh, si. Insieme formano il mare in tempesta», sorrise timidamente, provocando la medesima reazione da parte dell'altro che, con un cenno, lo incitó a continuare.
«Non so leggere gli sguardi delle persone, ma quando ti ho visto per la prima volta posso giurare di aver visto i tuoi occhi parlare al tuo posto»
Shoto, inizialmente, non disse nulla, bensì gli rivolse altre parole. «Avevi detto che mi avresti parlato del mio occhio grigio quando ciò che ti ricorda sarebbe successo, ma ora non c'è una tempesta»
«Dentro di me si», affermò, pentendosene l'istante successivo.
«Anche dentro di me»

Non guardavano l'orario da troppo tempo, ormai. Chiusi nell'appartamento del più grande, erano davanti alla televisione, uno accanto all'altro, giocando a Just Dance, sorridenti, felici e probabilmente spensierati. In fondo, quel tassello è stato forse il primo: Todoroki era con Bakugo quella sera in cui bussò alla porta del verde, invitandolo a casa sua. Lo sconfisse in quel gioco alquanto esilarante, il biondo lo prese in giro e risero davvero tanto; la sua risata, quanto gli mancava.
«Sono esausto», disse Izuku, gettandosi sul divano, venendo seguito da Shoto, che man mano si faceva sempre più vicino a lui.
«Se Katsuki fosse qui ti rinfaccerebbe ancora quanto sia imbarazzante perdere contro me», rise. «E non posso che concordare»
«Non sei affatto simpatico»

Nonostante la vicinanza che in quel momento gli legava, sentivano la mancanza dell'altro come se non si vedessero da tempo, come se le loro vite fossero tornate ad essere quelle che erano prima di incontrarsi, come se mancasse qualcosa ma non sapessero cosa. Si, lo sapevano benissimo, ma ormai era tardi per tornare ad appartenersi.

Izuku si addormentò giacente sul divano di Todoroki sulla spalla di lui, con un'aria serena dipinta in volto, ma non potè dire lo stesso il bicolore che, probabilmente, quella notte non avrebbe chiuso occhio. Specie dopo le parole che il verde prese a pronunciare.

«Che senso ha, in fondo, piangersi così addosso? Io tra poco andrò via, sarò lontano da tutti e non sono nemmeno così importante, quindi tutti mi dimenticheranno. Todoroki, dici?», domandò alla persona che, suppose Shoto, stava sognando. «Todoroki, - sorrise. - come faccio a parlarne? - chiese ancora, un attimo dopo, con l'espressione di qualcuno che era sull'orlo del pianto. - Noi non siamo mai stati niente, sai? Forse solo due persone che a lungo si sono volute bene, anche se io son certo di aver amato per la prima volta. Ho sempre sognato di provare sulla mia pelle forme diverse d'amore, e spero di avercela fatta. Però non tutto va come vorremmo, e l'ho capito col tempo. Noi, forse, per un po' siamo stati amanti, non ci siamo mai mostrati, ma è comprensibile: non è semplice, per persone come noi che non sono ritenute normali.»

«Ho lottato, mamma, - rivelò finalmente l'identità di colei che ascoltava i suoi pensieri nella sua mente - ho lottato fino a perdere ogni briciolo di forza. Ogni giorno era un "provaci anche oggi, da domani basta", ma ogni giorno era un nuovo domani. Si, hai ragione a dire che è ancora così, ma questo è un amore a senso unico, ed è inutile, da parte mia, sperare ancora in qualcosa che non ci sarà mai. Mamma, io lo amo, e lo ammetto ancora con la stessa paura del primo giorno. Sei la prima a cui lo dico, sai? Dovrei dirglielo, dici? E perché mai? Andrò via da qui e tutto questo finirà; potrà stare con lei, finalmente, e non hai idea di quanto sia bella. Ed è una gara persa in partenza per me. Shoto non è un premio, lo so, ma non farò mai breccia nel suo cuore come vorrei. Per la prima volta ho amato e sto amando, e per quanto io sia infelice, mi reputo felice per le sensazioni che sto provando. Gli sono grato, mamma, io... », e finì così, con Shoto in lacrime, col fiato sospeso, incosciente delle parole conclusive di quel discorso rimasto incompleto. Era una dichiarazione d'amore quella?, si domandò. Si, lo era, e avrebbe risposto con certezza se Izuku gli avesse detto tutto ciò che provava senza addormentarsi. Perciò prese carta e penna, come i vecchi tempi.

"Non so se sai di parlare nel sonno. In genere, appena svegli, ci si dimentica dei sogni, ma in caso non te lo ricordassi, sappi che questa notte hai sognato, incosciente ma anche ad alta voce, e grazie alle tue parole non è stato difficile capirti. Spero sia stato liberatorio, per te, parlare a tua madre a cuore aperto. Hai detto tante cose, ed io ero il centro del tuo discorso. Izuku, o Midoriya, come preferisci, non volevo arrivare a questo. Farti soffrire, illuderti, non era neanche alla fine della lista di cose che avrei voluto fare, anzi non è mai stato nei miei piani. Mi trovo in una situazione più grande di me, noi, me e te insieme, che so con certezza che capiresti; ma sono io a non volerti trascinare in tutto il mio mondo. Tu lo rendi migliore, è vero, ma ci sono tante parti inesplorate e scure che dubito potranno mai essere illuminate. Ci sono troppi vuoti incolmabili in me, e non voglio gravino sulle tue spalle. E so che forse non era proprio questo il punto del discorso, ma era importante, per me, fartelo sapere. Ti scrivo in lacrime, senza ricontrollare ciò che scrivo per non piangere ancora di più. Hai detto tante cose belle questa notte, ma altrettante assurdità. Se pensi davvero di aver vissuto un amore a senso unico, posso affermare con certezza che sbagli. Ho provato sulla mia pelle ogni singola emozione e sensazione che hai provato tu, ma ho sbagliato a non avertelo mai detto. Non mi sei indifferente e non lo sarai mai, non potresti mai esserlo dopo tutto ciò che c'è stato. Ti porterò sempre con me, nel mio cuore, e farò lo stesso con ogni momento passato al tuo fianco. Conserverò tutto e lo proteggerò, trattandolo sempre con estrema cura. Per favore, non dimenticarti di me come io non mi dimenticherò di te, ovunque sarai. Sorridi sempre, perché hai un sorriso che scalda il cuore. Ti auguro un buon viaggio, broccoletto; ma se decidessi di non andare o tornare, le mie braccia saranno sempre qui aperte, ad accoglierti.

Per sempre tuo, Shoto"


𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora