𝖽𝗂𝖼𝗂𝖺𝗌𝗌𝖾𝗍𝗍𝖾.

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Tokio - Thomas
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«Quanto manca?» domandó impaziente.
«È la terza volta in cinque minuti, ti ho detto che manca poco» replicó Tanaka rallentando in vista delle macchine davanti a sé fermarsi.
«Ci mancava solo il traffico ed il semaforo rosso» sbuffó volgendo lo sguardo al finestrino.
«Come fai a sopportarlo?» chiese divertito al ragazzo seduto ai posti di dietro osservandolo dallo specchietto.
«Me lo chiedo anch'io» rispose cercando di mantenere lo stesso tono usato dall'adulto. «Sono abituato»
«Vorrà dire che non ti parlerò più» borbottó con una finta espressione offesa dipinta in volto.
Ripartirono dopo poco, e il tempo mancante sembró scorrere così velocemente che quando Izuku scese dal veicolo non riuscì a credere di avere di fronte a sé una palestra diversa dalla sua.
Avrebbe disputato lì la sua gara, gareggiato insieme alla sua ansia e le sue paure. Ci avrebbe messo tutto sé stesso pur di stringere tra le sue mani una delle tre importanti medaglie, e non avrebbe fatto nulla per apparire inferiore rispetto ad altri.
Respiró profondamente e finalmente entró.

Mancava poco meno di un'ora all'inizio, ma nonostante ciò decise di dirigersi nello spogliatoio sin da subito. Era tutto completamente diverso dal solito, non era solo ma circondato da decine di ragazzi che erano lì per il suo stesso motivo. Non sapeva se provassero piacere in ciò che facevano, nello sport che praticavano, o se fossero lì per una volontà che non era la loro, eppure lo scopo era comune. Era in un posto diverso, con persone diverse, circondato da armadietti diversi, ma pur sempre a casa. La piscina lo era e lo sarebbe sempre stata.

«Ho l'impressione di averti già visto» affermó una voce sconosciuta alle sue spalle. Non era certo si riferisse a lui, ma nonostante ció decise di voltarsi a guardare. Un ragazzo dai capelli viola appena disordinati, indossante una tuta nera, differente dalla sua azzurra, segno che frequentavano due palestre diverse e di certo non si erano mai visti in quella di Midoriya. Anche se lui non sapeva minimamente chi fosse.
«Sono Shinso Hitoshi, tanto piacere» sorrise appena l'altro allungando la mano in avanti, che immediatamente venne stretta dal verde.
«Midoriya Izuku, piacere mio» rispose guardandolo nei suoi profondi occhi scuri.
«Frequenti la Yuei, vero?» domandó.
«Si»
«Ecco dove ti ho visto» replicó portando gli occhi al cielo e spostandoli in seguito nuovamente sul verde. Quest'ultimo non sapeva il perché, ma si sentiva inspiegabilmente a suo agio. Forse perché quel ragazzo era così aperto? O perché era stato lui a dar vita ad una conversazione?
«In ogni caso, felice di averti conosciuto»
Sembrava così abituato a parlare con qualcuno, appariva così aperto ai suoi occhi, che Midoriya non sapeva davvero come comportarsi.
«Lo stesso» disse timidamente grattandosi la nuca. «In che turno gareggi?» chiese poi gentilmente, cercando di sembrare il meno nervoso possibile.
«Nel terzo, tu invece?»
«Quinto»
«Cercherò di vincere, allora. Potremmo ritrovarci contro», sorrise accompagnato da un occhiolino.
Era vero.
C'erano otto turni. Otto quante le corsie. I vincitori di ogni gara si sarebbero affrontati, e i primi tre sarebbero saliti sul podio.
«Non saró da meno», affermó sorridendo a sua volta.
«Allora, in bocca al lupo, Midoriya»
«Anche a te»

[...] «Il quarto scontro è vinto da Jean Shiro!» urló una voce al microfono, riecheggiando per l'immensa stanza, permettendo a tutti di venire a conoscenza del nome di colui che aveva raggiunto la prima posizione in quella gara.
«Dannazione, dannazione, dannazione» si ripeteva Izuku camminando avanti e indietro sotto gli occhi di Tanaka e Todoroki.
«Non è la prima gara che fai, cerca di stare tranquillo, andrà tutto bene»
«Non è la prima? Sei serio?»
«Ne hai fatta una quattro anni fa»
«Avevo undici anni, e per di più nuotavo con la tavoletta. Non c'è paragone!» esclamó fermandosi solo per pronunciare le ultime tre parole, per poi riprendere a muoversi come stava facendo in precedenza.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Where stories live. Discover now